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Ufficio Stampa

COMUNICATI STAMPA 2011


APPALTI PUBBLICI E CLAUSOLE SOCIALI: IL MODELLO TORINO

Nel capoluogo piemontese decine di aziende vincitrici di appalti pubblici impiegano lavoratori svantaggiati: lo scorso anno sono state oltre seicento le persone occupate. Questi positivi risultati sono stati raggiunti grazie al Regolamento delle procedure contrattuali per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate o disabili della Città, che svolge un ruolo importante nelle azioni di inclusione lavorativa e sociale di questi cittadini.

La norma, accogliendo le opportunità offerte dalla legge 381/91 Disciplina delle cooperative sociali (agevolazioni fiscali e possibilità di partecipare ad appalti della Pubblica Amministrazione con norme più semplificate, ma con l’obbligo di assumere almeno il 30% di persone in difficoltà) e le modifiche introdotte dal Codice Appalti, consente oggi di impiegare persone svantaggiate e con disabilità. Sono impiegate sia nelle pulizie e nella sorveglianza di musei, sia nelle scuole materne, nei nidi e nella gestione del verde pubblico. La retribuzione è quella prevista dalla tabelle ministeriali stabilite dai Contratti di lavoro, come per tutti i lavoratori.

“Torino – ha spiegato il vicesindaco Tom Dealessadri – è stata una delle città che attraverso questi strumenti normativi ha creato occasioni di lavoro, pur con investimenti modesti, per persone normalmente considerate solo dal circuito assistenziale. Inoltre, confrontando i dati, il costo di un appalto con clausola sociale non è superiore a quello di un affidamento ordinario”.

Quest’anno il consueto rapporto annuale, riferito al 2010, è stato presentato oggi al Teatro Vittoria durante un convegno nazionale dal titolo Appalti pubblici e Clausole sociali. Sono state confrontate le esperienze, si è ragionato sulle regole, sulle buone prassi e sono state proposte alcune modifiche alle norme in vigore.

Dalla lettura dei dati emerge un quadro incoraggiante. Nonostante la difficile congiuntura economico-sociale e della finanza pubblica i risultati in questo ambito sono in positiva controtendenza. Nel decennio 2000-2010 le somme che la Città ha destinato ad appalti con clausola sociale sono passate dai 3,5 milioni di euro del 2004 ai 10.962.195 del 2009 a fronte di una contrazione delle spese per beni e servizi che è passata da 293 a 245 milioni di euro annui, mentre gli investimenti a sostegno delle politiche per l’occupazione e la formazione sono passati da 9,8 milioni di euro a 4,3 milioni attuali (una flessione del 56%).

Inoltre, per quanto riguarda gli affidamenti, il rapporto ha confermato l’aumento degli appalti di forniture e servizi pubblici con importi sopra la soglia
comunitaria (di importo pari o superiore a euro 200mila euro). Si tratta di una tipologia contrattuale che presenta alcuni vantaggi: un maggior numero di persone svantaggiate occupate; una maggiore sicurezza occupazionale dovuta alla loro più lunga durata; il coinvolgimento di imprese profit che sono così stimolate a porsi finalità sociali. Su questo fronte l’Amministrazione comunale auspica un confronto fra il sistema della cooperazione sociale torinese e quello del mondo profit.

“La Città - ha detto il vicesindaco – in questi anni ha mantenuto l’impegno di destinare quote significative del bilancio a questa tipologia contrattuale. I risultati illustrati oggi in questo convegno hanno dimostrato che è stata la strada giusta da percorrere”.

Naturalmente ci sono ancora spazi per ulteriori aggiustamenti come il miglioramento delle correlazioni tra le politiche socio-assistenziali e quelle del lavoro, l’importanza di strumenti normativi più semplici, di connessione tra appalti con clausola sociale e azioni di politica del lavoro: si pensi ai tirocini formativi, i cantieri di lavoro, gli interventi per sostenere l’occupazione. (ma.co.)

Torino, 4 Marzo 2011


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