Questa mattina è stato inaugurato il nuovo Centro Mostre in Gioco (SmiG) in via Fossano 8 dove prima sorgeva la Cartiera. Erano presenti l’assessore ai servizi educativi Beppe Borgogno e l’antropologo Jean Pierre Rossie.
Da sempre la Città di Torino e la Divisione Servizi Educativi hanno a cuore le attività ludiche per i bambini, ragazzi e famiglie attraverso ITER. Proprio per questo motivo ha deciso di destinare una parte della struttura a spazio ludico con l’obiettivo di dare maggior visibilità e nuove possibilità di espansione al lavoro di ricerca e reinvenzione sul tema del gioco condotto da Centro per la Cultura Ludica.
“Nello Smig – ha dichiarato Borgogno – prevediamo di ospitare mostre temporanee a tema, nate dalla ricerca sul gioco e giocattolo che i Centri di Cultura per il Gioco di ITER, e di volta in volta proposte a bambini, ragazzi e famiglie. In occasione della progettazione dello SmiG, si è scelto di coinvolgere direttamente i bambini per consentire la realizzazione di un percorso espositivo il più vicino possibile alle loro esigenze di osservazione, di interesse e di concentrazione. Per questo sono stati coinvolti, in un percorso di confronto che è durato circa tre mesi, circa 100 bambini di diverse classi della scuola primaria E. De Filippo, a loro e alle loro insegnanti va il nostro più sincero ringraziamento”.
La mostra che ha di fatto inaugurato lo SmiG si intitola “Reves d’Enfants Sogni di bambini” e raccoglie un’esposizione di oltre 200 giocattoli provenienti dalle regioni dell’Anti-Atlas in Marocco. Questi oggetti, raccolti dalla fine del XX° a tutto l’inizio del XXI° secolo, sono parte del paziente lavoro di ricerca dell’antropologo belga, prof. J. Pier Rossie, giocattoli prevalentemente auto-costruititi da bambini e ragazzi dai 3 ai 15, con materiali di scarto che, nella loro semplicità, diventano veicoli significativi di conoscenza, di confronto e di scambio interculturale.
Per realizzare i loro giochi i bambini marocchini hanno dimostrato una grande creatività, utilizzano ogni risorsa disponibile e si sono destreggiati tra una grande varietà di materiali di origine animale, vegetale e minerale; sono grandi esperti di recupero di oggetti usati.
“ ‘Rêves d’Enfantes, sogni di bambini’, - ha detto Borgogno - sta a significare la capacità di vedere oltre il proprio quotidiano attraverso il gioco di interpretazione, una dimensione che consente da sempre ai bambini di tutto il mondo, di comprendere le relazioni, di dare corpo alle aspirazioni e di rappresentarsi il futuro. Giocattoli funzionali ed estremamente creativi, come strumenti per dare consistenza ai pensieri e alla visione di un mondo conosciuto o immaginato. Il sottotitolo “Giocare crescendo dal Marocco a qui” evidenzia l’intenzione di costruire un percorso per conoscere, ma anche per imparare in modo spontaneo qualcosa in più, consentendo a ciascuno di rimettere in discussione anche solo una piccola parte della propria visione del mondo”.
L’allestimento della mostra prevede un percorso espositivo che, utilizzando foto e apparati scenografici, contestualizza questi oggetti nel loro ambiente fisico e sociale, ma al contempo li lega ad una cultura più ampia del gioco. Lo spazio espositivo è pensato come un luogo di osservazione sensoriale, di scoperta e conoscenza attraverso: il gioco, l’interazione, lo scambio e diverse opportunità di rielaborazione dell’esperienza vissuta. L’esposizione è arricchita da schede esplicative: alcune per consentire di ricostruire i giocattoli in autonomia, altre con la funzione di approfondire la cultura marocchina, raccontando le feste e la vita quotidiana.
I giocattoli sono presentati in ambienti conseguenti, iniziando da quelli che si muovono nello spazio, per seguire con quelli che interpretano i momenti della vita quotidiana e della cultura: la musica, la festa, il rito. Ogni spazio é accompagnato da aree gioco segnalate e dotate di prototipi giocabili. Inoltre è parte integrante della mostra lo spazio per re- interpretare il percorso. Qui si presentano letture, si raccolgono conversazioni e si presentano giochi, permettendo un momento di rielaborazione personale. (G.Str.)
Torino, 20 Novembre 2010