La delibera di iniziativa popolare sul tema della proprietà e della gestione pubblica del servizio idrico è stata approvata dal Consiglio comunale. Però ci vorrà una nuova votazione per l’approvazione definitiva. L’atto è stato respinto in una prima votazione, quando occorreva la maggioranza qualificata di 2/3 dei Consiglieri comunali (34 voti). Ma come recita lo stesso Regolamento, la delibera poteva però essere approvata se otteneva la maggioranza semplice in due successive votazioni. Quindi la delibera ha ricevuto una prima approvazione dalla Sala Rossa con 32 voti favorevoli (e 2 astenuti). Trattandosi di una modifica alla Statuto della Città, la delibera dovrà ora essere approvata in via definitiva entro i prossimi 30 giorni dal Consiglio comunale, e sarà sufficiente la maggioranza semplice.
Sostenuta da oltre 12mila firme (raccolte su iniziativa del Comitato Acqua Pubblica Torino) chiede la modifica dello Statuto della Città per affermare un principio in modo netto: non solo la proprietà pubblica delle reti, ma anche una gestione del servizio idrico senza scopo di lucro da parte di soggetti interamente pubblici.
Dopo la presentazione alla stampa al Diritto di Tribuna dello scorso dicembre e la recente discussione in Conferenza dei Capigruppo, la delibera è giunta oggi all’esame della Sala Rossa.
Un dibattito ampio e articolato tra i Consiglieri comunali ha caratterizzato la seduta del Consiglio. Sono intervenuti:
Monica Cerutti (Sinistra Democratica): La deliberazione sul tema dell’acqua si inserisce nel dibattito sui servizi pubblici locali, che sono fondamentali per l’esercizio dei diritti di cittadinanza e della democrazia.
In questo caso, più di 12.000 cittadini hanno partecipato firmando la delibera, e tutte le Circoscrizioni hanno espresso parere favorevole. Già le linee programmatiche adottate nel 2006 dal Consiglio comunale stabilivano la necessità di mantenere il controllo pubblico delle società che si occupano di servizi essenziali. Ora vogliamo ribadire l’autonomia di SMAT.
Domenico Gallo (Nuova Sinistra per Torino): Il Decreto Ronchi prevede che entro la fine del 2015 la partecipazione dei Comuni nelle aziende che gestiscono servizi pubblici debba scendere sotto il 30%. Noi vogliamo impedire che l’acqua, diritto inviolabile dell’umanità, venga privatizzata. Non vogliamo che la gestione dell’acqua venga sottoposta alle regole del mercato e del profitto. Per questo, ringrazio il Comitato per la difesa dell’acqua pubblica per la proposta e il consigliere Lorusso per l’opera di condivisione del testo della delibera.
Andrea Tronzano (Forza Italia - PDL): L’acqua è un bene pubblico e va gestita in modo responsabile. Una direttiva europea dà ai Comuni la possibilità di scegliere se affidare i servizi idrici a imprenditori privati, a società miste oppure a società a capitale interamente pubblico. Il decreto di attuazione della direttiva stabilisce che la proprietà dell’acqua è pubblica ed esclude la disponibilità delle reti idriche dai bandi di gara. Inoltre, le tariffe a favore dei cittadini saranno determinanti per vincere la gara. Il tema è stato strumentalizzato per fini elettorali: per questo, abbandoneremo l’aula al momento del voto.
Andrea Giorgis (Pd): Abbiamo condiviso con i proponenti dell’iniziativa la necessità di un intervento pubblico per assicurare i beni essenziali a tutti i cittadini. In merito alla delibera abbiamo proposto alcuni emendamenti al solo fine di prendere sul serio l’obiettivo sopra detto in modo coerente alle competenze della nostra città e alla valorizzazione del ruolo di Smat.
Raffaele Petrarulo (Di Pietro – Italia dei Valori): Il nostro gruppo dice sì alla delibera e dice un grazie ai 12mila firmatari. Sull’acqua e sulla gestione dei sistemi idrici riaffermiamo che deve restare pubblica, come si addice a un bene essenziale, che non può essere ridotto a una merce.
Maria Teresa Silvestrini (Rifondazione Comunista): Siamo favorevoli alla delibera. E’ un tema di grande rilevanza ed esprimiamo un ringraziamento al Comitato Acqua Pubblica: l’acqua è un bene comune, appartenente alla collettività, che deve essere gestito da soggetti pubblici. La delibera rappresenta un punto di partenza nella ridefinizione della titolarità dei Comuni sui servizi pubblici locali.
Giuseppe Lonero (La Destra):L’acqua, come l’aria sono gli unici beni veramente essenziali alla vita. Con una differenza. L’aria non deve essere fornita, l’acqua si, costruendo le reti che la portano nelle case di tutti.
Questo ha dei costi che devono essere recuperati. Ma l’acqua non può essere equiparata a nessun altro servizio. L’acqua è di proprietà pubblica, non può essere demandata a un gestore con fini di lucro.
Questo non deve accadere e deve essere garantito il minimo vitale a tutti i cittadini.
Stefano Lo Russo (PD – l’Ulivo): Sono stati presentati emendamenti che non modificano la sostanza politica della delibera ma tendono a migliorare il testo.
Il 1° emendamento estende anche ad altri beni essenziali, come la qualità dell’aria, il verde, la casa.Il secondo fa riferimento all’impegno a garantire una gestione del servizio idrico integrato, operata senza scopo di lucro.
Il terzo emendamento ribadisce la piena e esclusiva proprietà pubblica delle reti e delle infrastrutture del servizio idrico integrato e l’impegno a garantire che esse sono gestite esclusivamente mediante soggetti giuridici interamente pubblici. Il quarto ed ultimo, introduce il diritto alla disponibilità di un quantitativo minimo vitale per persona, per tutti gli abitanti della città.
Antonello Angeleri (Lega Nord Piemont Padania): Mi spiace che questo dibattito diventi una campagna elettorale su un’iniziativa legittima dei cittadini che propongono la delibera. Poi, non ho sentito parlare degli sprechi e della rete fognaria cittadina. Dobbiamo fare in modo di risparmiare acqua. L’acqua non la deve toccare nessuno, anche per la scarsità verso la quale andremo incontro. Noi non parteciperemo al voto, ma vorremmo che questo tema fosse ripreso dopo le elezioni.
Roberto Ravello (Alleanza Nazionale - PDL): Vedo con soddisfazione che finalmente il Centro-sinistra, per la prima volta in 4 anni, ha accolto una proposta dall’esterno e l’ha portata in aula. Ad altre istanze non è stata dedicata altrettanta attenzione, ma ora siamo in campagna elettorale. Vorrei invece che ci soffermassimo sul vero problema dell’acqua: la dispersione. In questa città, per ogni bicchiere d’acqua che prendiamo dal rubinetto, la metà di un altro bicchiere va sprecata. Intervenire, anche con i privati, per fermare gli sprechi è una priorità.
Ennio Galasso (UDC): In questi tempi politici, caratterizzati dalla tirannia del consenso, si pone l’esigenza di rispondere alle primarie esigenze della comunità.
Il bene acqua è un bene principe. Come scriveva Adam Smith, nulla è più utile dell’acqua, ma difficilmente si può avere qualcosa in cambio dell’acqua. A noi spetta il compito di conciliare democrazia e bene comune, mercato e istituzioni.
Claudio Trombini (Partito Democratico): Speravo che una deliberazione di tale importanza, sollecitata da 12.000 persone, venisse presa in considerazione dalla Minoranza, per tutelare il bene dei cittadini. Credo sia vergognoso che l’opposizione voglia uscire dall’aula al momento del voto.
A conclusione del dibattito, è intervenuto il sindaco
Sergio Chiamparino: Mi asterrò su questa deliberazione. Per non interferire nella libera dialettica del Consiglio comunale, ma anche perché il testo del documento è contraddittorio al suo interno, nonostante gli sforzi di armonizzazione. L’articolo 15 della legge 166 del 2009 già prevede la piena ed esclusiva proprietà pubblica dell’acqua e introduce procedure per le gare sotto il governo delle istituzioni pubbliche. La discussione in aula non verte su temi pratici e concreti: a Torino l’intero ciclo dell’acqua è già pubblico e lo sarà fino al 2023, e anche oltre. Sono d’accordo sui principi affermati nella deliberazione, ma bisogna fare attenzione a modificare lo Statuto della Città, rischiando di creare le condizioni attraverso cui si potrebbe smantellare l’impianto virtuoso della gestione pubblica dell’acqua torinese.
Ufficio stampa Consiglio comunale
Torino, 1 Febbraio 2010