Avendo letto gli articoli apparsi in questi giorni sulla vicenda via Asti, ritengo necessario precisare che:
- Torino è considerata tra le città italiane più accoglienti ed è laboratorio di sperimentazioni importanti (è una delle quattro città della regione che gestisce posti SPRAR, il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati)
- la Città gestisce in via ordinaria ogni giorno accoglienza residenziale dedicata esclusivamente a profughi e rifugiati per 250 persone
- nel corso del 2009 sono transitati attraverso l’accoglienza ordinaria di ogni grado 1.044 persone straniere, sono transitate 3.052 persone allo sportello informazioni dell’Ufficio Stranieri, sono stati rilasciati 4.916 certificati per idoneità abitativa, sono stati eseguiti 970 inserimenti abitativi, redatti 250 curriculum vitae ed accompagnati 172 tirocini formativi e 58 inserimenti lavorativi
- corso Peschiera prima e via Asti poi hanno rappresentato un impegno straordinario rispetto alla normale programmazione al quale la città non si è sottratta, ma che ha comportato la gestione dell’accoglienza, del vitto, della scolarizzazione e della formazione per ulteriori 230 persone portando nel corso del 2010 a 480 i posti di accoglienza residenziale al giorno per profughi e rifugiati
- i diciannove definiti “irriducibili” sono stati coinvolti in tutti i possibili percorsi sociali attivabili a loro favore attivabili e li hanno rifiutati: non sono quindi persone “dimenticate” dall’amministrazione comunale ma soggetti che si sono volontariamente chiamati fuori dalle opportunità a loro offerte
- i diciannove hanno beneficiato degli interventi sociali e umanitari messi in campo per tutti gli ospiti di via Asti (cibo, alloggio, formazione etc) scegliendo solo quelli a loro più comodi: pare curioso che dopo 11 mesi di scuola (forse non frequentata?) non sappiano ancora esprimersi nella nostra lingua.
Mi pare quindi curiosa l’affermazione del sig. Questore, che conosce bene l’attività del nostro comune da lui passo per passo condivisa, con la quale definisce l’occupazione abusiva di corso Chieri come un fatto sociale e non di ordine pubblico: è come se il problema della casa fosse solo dei profughi e non degli 8.000 residenti torinesi aventi diritto che sono ancora in lista d’attesa per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica… (e.v.)
Torino, 12 Agosto 2010