Approvati tre ordini del giorno a sostegno di Mirafiori
Tre ordini del giorno che distinguono ma non dividono. Sono quelli su cui il Consiglio comunale si è espresso nella seduta di oggi e riguardano l’annuncio di delocalizzazione, da parte della Fiat, della produzione di un nuovo modello. Gli ordini del giorno sono quelli del Pd (primo firmatario Andrea Giorgis), che chiede (già esaudito nei fatti) la convocazione di un tavolo di trattativa con l’azienda. Ha ottenuto 33 voti a favore e 4 astenuti.
Il secondo, proposto dalla Lega Nord (primo firmatario Mario Carossa), richiama la Fiat al rispetto degli accordi dell’aprile scorso che prevedevano, secondo il documento, “il mantenimento della produzione a Mirafiori della nuova monovolume”. E’ stato approvato con 34 sì e 4 astenuti.
L’ultimo, quello di Rifondazione comunista (primo firmatario Antonio Ferrante), che manifesta solidarietà ai lavoratori ed auspica il rispetto della Costituzione, dello Statuto dei lavoratori e dei diritti acquisiti, ha ottenuto 23 voti a favore e 13 astenuti.
La votazione degli ordini del giorno è stata preceduta dal dibattito.
Andrea Giorgis (Partito Democratico): Abbiamo presentato l’ordine del giorno subito dopo aver appreso le intenzioni della Fiat di trasferire la produzione del nuovo modello in Serbia, in palese contrasto con gli impegni assunti da Marchionne.
Abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo nazionale auspicando dia risultati concreti.
La vicenda Mirafiori riguarda non solo Torino ma tutto il Paese. E’ importante poter fare affidamento su impegni assunti, garantendo continuità e affidabilità.
Le istituzioni politiche, per poter accompagnare lo sviluppo economico hanno bisogno di conoscere le intenzioni degli investitori e devono poter confidare nella certezza che alle dichiarazioni seguano i fatti.
In secondo luogo occorre ridurre il livello di conflittualità Il sindacato deve fare la sua parte ma serve un segnale forte da parte dell’impresa. A Fiat chiediamo di dare un primo segnale ritirando i licenziamenti disposti.
Agostino Ghiglia (An – Pdl): Segnalo che il tavolo è stato già convocato, per cercare di affrontare questa drammatica situazione. Si dovrà, pertanto, cercare un’altra formula al dispositivo dell’ordine del giorno.
Un’azienda torinese delocalizza perché la politica è debole. Questa Giunta non ha avuto un politica industriale e produttiva, ha solo prodotto varianti al Piano regolatore.
Il nuovo modello della Fiat deve essere prodotto a Torino. Votiamo a favore questo ordine del giorno ma senza dimenticare quanto è stato fatto dalle amministrazioni precedenti.
Maurizio Bruno (Moderati): gli ordini del giorno chiedono tutti in qualche modo le stesse cose.
Marchionne è a capo di un’azienda che si muove sui mercati internazionali, un’azienda sana che può permettersi di andare a produrre dove non avremmo fino a non molto tempo fa mai pensato: addirittura negli Stati Uniti. Della produzione in Serbia sapevamo da due anni, però non sapevamo quali produzioni sarebbero state realizzate lì. Tuttavia anche un uomo come Marchionne può perdere di vista quello che una dichiarazione come la sua recente può provocare in una città come Torino.
Marchionne è importante ma non è la storia della Fiat. Torino sa meglio di lui com’è stata la vita di questa città, nel suo rapporto con la Fiat e quali sacrifici ha fatto. Anticipando quella che sarà la mia dichiarazione di voto, dico subito che voterò quello presentato dal Partito democratico e mi asterrò dal votare quello della Lega.
Mario Carossa (Lega Nord): il nostro OdG è duro e non solo chiede impegni a favore della produzione e della tutela dei lavoratori, ma chiede che si rispettino gli impegni presi dalla Fiat che prevedono un aumento dei posti di lavoro a Torino e in Italia.
Faccio un appello al sindaco Chiamparino affinché con il presidente Cota mettano da parte la timidezza sabauda e chiedano il rispetto degli impegni presi da Marchionne nei confronti del territorio che ha storicamente le capacità di ricerca, di innovazione e di produzione nel settore automobilistico.
Raffaele Petrarulo (Italia dei Valori): i finanziamenti degli enti locali alla Fiat o ad altre imprese vengono erogati a patto che il lavoro rimanga nel territorio. Se l’impresa non mantiene i patti, deve restituire quanto ricevuto. Voterò a favore di tutti e tre ordini del giorno, perché è importante creare sinergie. Noi sosterremo tutte le iniziative utili a non delocalizzare la produzione, a Torino o altrove.
Monica Cerutti (SEL): con il dibattito di venerdì scorso la sala Rossa ha dato segno di responsabilità di fronte ad una situazione difficile.
In mancanza di un unico atto, crediamo che tutti i tre ordini del giorno meritino un voto positivo, dal momento che esprimono sfumature diverse.
La proposta di Torino Nuova Economia era nata in assenza di una politica industriale a livello nazionale. Oggi serve dal Governo un cambio di rotta, perché il trasferimento della produzione in Serbia avviene grazie agli interventi del Governo di quel Paese e dell’Unione Europea. Occorre creare le condizioni perché Torino abbia una sua specificità, con la ricerca e con la produzione di motori puliti. Per questo la Fiat deve rispettare gli impegni presi.
Domenico Gallo (Nuova sinistra per Torino): vorrei sottolineare che la scelta con cui 5 anni fa le istituzioni, il Consiglio comunale, soccorsero la Fiat comprando 300.000 metri quadri di aree industriali a Mirafiori furono un atto lungimirante. Fu quella scelta a scongiurare la scomparsa della Fiat da Torino.
E poi voglio chiedere al governo, che convoca il tavolo con Marchionne che cosa ne pensa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, aggirato con le norme sull’arbitrato.
Credo che ora siano rimessi in gioco il modello di fabbrica e di relazioni industriali e che il modello Pomigliano aspiri ad essere il modello universale. Credo che Marchionne abbia commesso un errore e che lui debba alla Città il mantenimento della produzione della monovolume a Mirafiori. Voterò tutti e tre gli ordini del giorno.
Ennio Galasso (Udc): voterò i tre Ordini del Giorno per tre motivi. Il primo è per dare un segno di solidarietà ai lavoratori e di sostegno agli enti locali. Secondo motivo, non si è verificata la “delocalizzazione delle responsabilità” da parte della politica e perché i contenuti dei tre ordini del giorno sono asettici.
Infine perché Torino è adatta avendo tutta la filiera per la produzione dell’auto, dalle fabbriche al Museo dell’Automobile, fino all’Università dell’auto.
Auspico che il tavolo di confronto possa affrontare i temi dello sviluppo e del lavoro in maniera generale senza che sia ridotto solo alla questione Fiat.
Antonio Ferrante (Prc): nell’aula esistono posizioni diverse. Noi ne facciamo una questione di diritti, non si può pensare a una nuova Pomigliano. Da quando è iniziata la vicenda Pomigliano, in due mesi ci sono stati cinque licenziamenti, questa è la politica della Fiat. E oggi ci sono ancora lavoratori a Mirafiori che lottano per avere un diritto, il premio di risultato. Il nostro ordine del giorno esprime la necessità che siano rispettati i diritti contenuti nello Statuto dei lavoratori e nella Costituzione.
Gioacchino Cuntrò (Partito democratico): occorre ricordare che è grazie all’azione del sindaco Chiamparino che si è messo in moto il percorso per giungere ad un tavolo, al quale ovviamente si uniranno le altre istituzioni. Torino Nuova Economia ha consentito alla Fiat di sopravivere, in Italia e all’estero. Ha senso parlare di diritti di lavoratori a patto che il lavoro venga garantito. La politica industriale non si fa a Torino, l’azione più importante deve arrivare dal Governo e spero che mercoledì il Governo arrivi con proposte. Propongo la convocazione di un Consiglio comunale aperto, nel luogo dove si svolgerà l’incontro.
Daniele Cantore (Forza Italia – Pdl): è importante che il tavolo nazionale si svolga a Torino, ed è la prima volta che ciò accade nella nostra città. Devono cambiare le relazioni industriali, il modo di agire dei sindacati e il sistema di “fare impresa”. In questo tavolo le istituzioni devono chiedere alla Fiat che gli accordi siano mantenuti. Oppure la Fiat dica cosa sarà di Mirafiori.
Giuseppe Lonero (La Destra): al tavolo di mercoledì bisognerà fare chiarezza. C‘è una grande azienda privata che è in debito nei confronti del Comune e di tutti i lavoratori che l’hanno fatta grande.
Fino a quando l’azienda fingerà di dimenticarlo continuerà a ricattare i suoi interlocutori.
A differenza di quanto sostiene il responsabile economico del Partito Democratico, penso che la sede della trattativa sia giustamente a Torino perché è qui che la Fiat ha logorato la sua affidabilità. Si alzi la voce, se necessario, a quel tavolo. Sarebbe un bene che anche il Governo serbo sappia che questa azienda all’occorrenza sposterà anche da quel Paese le sue produzioni. Voterò l’ordine del giorno del P.D. e della Lega e non quello di Rifondazione comunista che è un auspicio privo di indicazioni pratiche. Osservo che al tavolo dovrebbero essere invitate anche le aziende dell’indotto. Di fronte ad un bilancio così fortemente a favore degli enti locali se Fiat persistesse nell’intento di delocalizzare credo che bisognerebbe prendere in considerazione l’idea di nazionalizzare l’azienda.
Maria Teresa Silvestrini (Prc): si è avviata in questi anni una ristrutturazione del capitale che invece di investire sulla produzione sta investendo sulla speculazione finanaziaria.
In quest’ottica, la politica industriale di cui si era dotata la città va rivista, non è più valida.
Invito il Consiglio comunale a trattare prossimamente questo tema, bisogna immaginare nuove strategie di sviluppo.
Per quanto riguarda il problema della Fiat:, non è da ieri che l’azienda ha deciso di disinvestire su Torino: infatti il territorio serbo interessato alla produzione della L 0 si sta preparando ad accogliere trentamila lavoratori compresi quelli dell’indotto.
Andrea Tronzano (Forza Italia – Pdl): non conosco la fabbrica, consigliere Ferrante, ma conosco il diritto ad avere un lavoro e il dovere di lavorare. Vorrei capire se le produzioni a Mirafiori si manterranno e se Mirafiori ha la forza per produrre le 200mila vetture in più.
Oggi, ci sono lavoratori non tutelati, allora si deve pensare che sia arrivato il momento di modificare lo Statuto dei lavoratori. Ed è arrivato anche il momento di aumentare i salari se aumenta la produttività.
Il dibattito è stato concluso dal sindaco
Sergio Chiamparino che ha ricordato come, nell’affrontare il tema, non si può non considerare che Fiat Italia sia in perdita rispetto agli stabilimenti in Polonia, in Brasile o in Turchia, dove l’azienda produce ricchezza e occupazione.
Il timore più grosso, rispetto all’incontro di mercoledì, è che si svolga un tavolo di facciata convocato per stare sulle prime pagine dei giornali e che non vengano affrontati i nodi del problema.
Fiat deve confermare i progetti realizzati per l’Italia, le istituzioni devono sforzarsi di creare una politica industriale che chiarisca se quello automobilistico resti un settore strategico per il nostro Paese e i sindacati non dovrebbero guardare al mondo del lavoro con la stessa visione di trent’anni fa.
Il tavolo deve chiedere il rispetto degli impegni assunti da Fiat, a cominciare da Mirafiori, ed accompagnare il progetto complessivo di Fiat Italia.
F.D'A. - T.D.N. - S.L. Ufficio stampa del Consiglio comunale
Torino, 26 Luglio 2010