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In merito agli articoli, apparsi nei giorni scorsi sui quotidiani, in ordine ai cosiddetti "matrimoni-truffa", e a presunte, del tutto inconsistenti, accuse al Comune di Torino l’Assessore ai Servici civici, Michele Dell’Utri, precisa che:
la delega ad altro Comune non è una scelta del Comune delegante, quindi uno “scaricabarile”, ma una specifica richiesta dei nubendi che il Comune delegante non può certo rifiutare. Il Comune delegato mantiene tutti gli autonomi poteri di fare o rifiutare la celebrazione, richiedendo ulteriori dati o documenti al Comune delegante prima di fissarne la celebrazione.
Inoltre, il potere di rifiuto della celebrazione, riservato dalla legge (art. 112 cod. civile) solo a casi gravissimi, non lo si può esercitare basandosi su soggettivi apprezzamenti emotivi, psicologici o estetici. Non sono quindi ritenuti validi semplici elementi esteriori giuridicamente irrilevanti quali differenza di età, stati emotivi alterati, momenti di pianto, abbigliamento dei nubendi, sguardi o espressioni degli occhi, ecc.
In merito, invece, alla questione della celebrabilità di matrimoni nei quali vi sia una condizione di clandestinità del nubendo straniero, chiare leggi dello Stato (es.: Circolare 127/2002 del Ministero degli Interni) ribadiscono che la verifica dell’esistenza del permesso di soggiorno “dello straniero che intenda contrarre matrimonio non rientra nelle competenze dell’Ufficiale di Stato Civile” e che “subordinare la celebrazione del matrimonio alla verifica della regolarità del soggiorno limita l’esercizio dei diritti garantiti dall’art. 29 della Costituzione”. In sintesi agli Uffici dello Stato Civile non è consentito dalla legge richiedere allo straniero il permesso di soggiorno per il matrimonio.
Infine, il Comune di Torino non fissa mai matrimoni a sei mesi dalla richiesta, ma al massimo a tre/quattro mesi dalla stessa, fermo restando che per casi eccezionali e motivati si può anche chiedere la fissazione di una data più vicina.
L’Assessore ai Servici civici, Michele Dell’Utri ritiene assolutamente infondate le svariate accuse fatte al Comune di Torino ed in particolar modo all’Ufficio dello Stato Civile il cui lavoro, svolto seriamente e silenziosamente ogni giorno da decine di operatori, consente la celebrazione di migliaia di matrimoni.
Sottolinea, inoltre, che il personale suddetto svolge periodicamente corsi di formazione ed aggiornamento normativo presso la Prefettura, per cui detiene competenze molto elevate e aggiornate nell’ambito specifico.
In generale, quindi, invita a valutare e conoscere con più attenzione la materia prima di lanciare qualsiasi accusa e, conseguentemente, ad essere più attenti ad indirizzare critiche ai giusti destinatari, in questo caso Governo e Parlamento, per eventuali modifiche del quadro legislativo al fine di rendere più rigida la possibilità di contrarre matrimonio nei casi di evidente presenza di illeciti dovuti alla clandestinità.
MC
Torino, 4 Dicembre 2008