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Al termine delle comunicazioni del Sindaco di Torino Sergio Chiamparino in merito all’ipotesi di fusione tra le aziende Iride, Hera ed Enìa, si è aperto il dibattito in Consiglio comunale.
Alberto Goffi (UDC) Prima di sentirLa, Sindaco, avevo due possibili interpretazioni della vicenda. La prima è che il sindaco di Genova, suo compagno di partito Le abbia voluto fare, dico così per educazione, un dispetto. La seconda è che sia crollato il sogno di realizzare il più grande polo energetico italiano. Vincenzi accusa i manager, io vorrei che loro e gli advisors fossero convocati. Di fronte alle notizie di crisi dei ricavi e dei dividendi non vorrei che ci fosse anche un cambiamento di posizione delle banche. Perciò convochiamo anche l’avvocato Benessia e facciamo chiarezza una volta per tutte.
Mario Carossa (Lega Nord) Non ho sentito che le solite tiritere: nulla di nuovo e nulla di più. Vedo che ancora una volta gli interessi di bassa bottega prevalgono sul bene degli utenti e dei cittadini torinesi. Io non ho ancora sentito parlare di quali sarebbero i benefici per i cittadini, mentre è evidente che è in corso una lotta interna al suo partito. Vedrà Lei, Sindaco, come cavarsela dato che ci è abituato. Suggerisco però al presidente del Consiglio comunale di prendere iniziative per arrivare a chiarimenti su questa vicenda.
Daniele Cantore (Forza Italia) Nella sua lettera, Vincenzi elenca tre ostacoli che fanno ritenere inagibile il progetto di aggregazione: 1) La fusione farebbe perdere al pubblico il controllo su rete e infrastrutture. 2) Un servizio che, dice Vincenzi, dovrebbe essere ispirato a criteri di mercato, finirebbe per risentire troppo della mano pubblica. 3) Mancano ancora soluzioni al concambio, all’organizzazione e alla governance. Se questo mancato accordo portasse ad un accordo diretto tra Enia ed Hera ci troveremmo di fronte a un nuovo soggetto forte nel nordovest. A questo punto, un eventuale divorzio in Iride rappresenterebbe il fallimento totale di una politica.
Domenico Gallo (Comunisti Italiani) Ho difficoltà ad affrontare argomenti così complessi, ma vorrei evidenziare come, in un momento di forte crisi a livello mondiale, il Comune di Torino debba preservare le proprie aziende. La fusione non si deve fare, se non ci saranno ricadute positive sul nostro territorio. Sono inoltre preoccupato per quanto riguarda il controllo societario: il 51% della proprietà deve rimanere alla Città. E su questo dovrà pronunciarsi il Consiglio comunale.
Ennio Galasso (Italia dei Valori) Nel momento in cui la sindaco Vincenzi avverte che, qualora si arrivasse a un piano definitivo di fusione, questo dovrà essere ancora sottoposto a un advisor di comprovata professionalità, bisogna vedere come si possono superare queste riserve e quale è l’atteggiamento del sindaco di Torino. Ci deve essere una meditazione profonda sul ruolo delle aziende partecipate, perché sono in gioco interessi sociali rilevanti.
Gian Luigi Bonino (Partito Socialista) Bisogna procedere pensando all’ammodernamento di una rete che offre servizi così importanti. Non mi è chiaro però perché ci sia stata questa battuta di arresto. Non mi preoccupa mantenere o meno la quota del 51%, ma mi interessa che il potere di indirizzo rimanga in mano pubblica. Bisogna che non si impoverisca il territorio e che non si continuino a perdere opportunità di investimento. Ho la massima fiducia in un ampio coinvolgimento del Consiglio, con un’informazione precisa e costante.
Andrea Giorgis (P.D.-L’Ulivo) Trovo normale che l’opposizione tenti di mettere in luce eventuali errori di prospettiva e di valutazione, ma in quest’occasione mi sarei aspettato maggiore cautela. Non si può confondere il piano politico con quello istituzionale. L’appartenenza partitica dei due Sindaci è irrilevante rispetto al ruolo istituzionale. Concludo confermando la piena condivisione dell’indirizzo politico fin qui seguito ed esprimendo fiducia nel management e nell’advisor che stanno curando l’ipotesi di fusione.
Monica Cerutti (Sinistra Democratica) E’ prioritario per il Consiglio Comunale capire quale sarebbero i vantaggi per la città e per Iride in caso di fusione delle società. E l’attuale clima di incertezza non ci aiuta. Bisognerà sposare le ipotesi più allettanti per il nostro territorio, come del resto sta facendo l’amministrazione genovese, portando le due città a un indirizzo condiviso. La contendibilità non deve scendere sotto il 51%: ciò per evitare in futuro possibili scalate da parte di soggetti privati che non si curerebbero degli interessi dei cittadini.
Luca Cassano (Rifondazione Comunista) La cautela in questa situazione è indispensabile. Bisogna comunicare ai cittadini quali potrebbero essere i vantaggi di questa fusione. Quello che ci preoccupa è il ruolo marginale che la città sta avendo su Iride. Vorremmo sapere quali saranno i tempi di preparazione del progetto. Inoltre, chiediamo anche di sapere quali atti il Consiglio comunale dovrà votare e quanto tempo avrà a disposizione per approfondire l’argomento.
Roberto Ravello (Alleanza Nazionale) L’intera vicenda è stata gestita male dall’inizio e non possiamo che respingere al mittente le accuse della maggioranza. Sono poco responsabili i consiglieri che chiedono dei chiarimenti su una faccenda così delicata come questa, o lo sono gli amministratori che, senza un mandato politico, portano proposte che potrebbero riversarsi sulle spalle di centinaia di migliaia di cittadini? Il Consiglio comunale non deve limitarsi ad ascoltare il primo cittadino: la Sala Rossa è portavoce di tutti gli elettori e deve dettare le linee di indirizzo al sindaco.
Nella sua replica finale, il
Sindaco Sergio Chiamparino ha ricordato l’obbiettiva difficoltà di queste operazioni, ma anche la loro strategica necessità. “Siamo in un momento” - ha concluso - “per dirla con Max Weber, in cui l’etica della convinzione deve andare di pari passo con l’etica della responsabilità”.
(F.D'A. - S.L. - M.Q.) - Ufficio stampa Consiglio comunale
Torino, 6 Ottobre 2008