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Si è svolta stamattina, alle 10.30, nella Sala Rossa di Palazzo Civico, la
commemorazione di Giorgio Cardetti, sindaco di Torino dal 1985 al 1987.
In una sala gremita di persone, è intervenuto per primo il
presidente del Consiglio comunale di Torino, Giuseppe Castronovo:
Ringrazio tutti i presenti e coloro che da ieri sono passati alla camera ardente allestita qui in Sala Rossa. Vogliamo onorare Giorgio Cardetti e rinnovare il nostro cordoglio alla famiglia, agli amici e ai compagni ed esprimere il dolore di tutta la città.
Giorgio Cardetti entrò in Consiglio comunale il 9 luglio 1974, in sostituzione di Antonio Salerno, e venne ri-eletto nel giugno del 1975. Nominato assessore nella prima Giunta Novelli, a giugno 1980 fu ri-eletto in Consiglio comunale e nella notte del 25 gennaio 1985 venne eletto Sindaco: il primo Sindaco socialista di Torino. Fu a capo di una Giunta formata da esponenti dei partiti Socialista, liberale e repubblicano, sostenuta dall’esterno dalla Democrazia Cristiana e dal Partito Socialdemocratico.
Fu rieletto in consiglio comunale a maggio 1985 e successivamente confermato Sindaco, questa volta a capo di una Giunta sostenuta da una maggioranza organica di centro sinistra. Il 5 maggio 87 diede le dimissioni, in quanto candidato alla Camera, dove viene eletto e ricopre importanti incarichi, non ultimo quello di vicepresidente del gruppo socialista a Montecitorio.
Iscritto al Partito Socialista Italiano fin da giovanissimo, è stato dirigente nazionale dei Giovani Socialisti, fece parte della sinistra del partito che aveva in Riccardo Lombardi il suo punto di riferimento politico e morale. Anche negli anni difficili dello scioglimento del Partito Socialista rimase, insieme a tanti altri compagni e amici, a tenere alta la bandiera del socialismo democratico e della difesa e affermazione dei suoi valori. Partecipò attivamente alla ricostruzione del nuovo soggetto politico che si ridefinì nei Socialisti Democratici Italiani, dei quali fu segretario provinciale di Torino. Successivamente, è stato candidato nelle liste della Rosa nel Pugno ed infine, ma è storia di questi giorni, è stato una delle personalità più illustri della ricostituzione del Partito Socialista. La sua attività nel consiglio comunale, da consigliere prima da Assessore poi ed infine come Sindaco, è sempre stata improntata alla serietà, all’impegno personale e alla definizione di progetti che fossero non solo di grande utilità per la città stessa, ma anche di sostegno ai cittadini, a partire da quelli meno fortunati.
Fu uomo poco incline alla mondanità e nelle poche occasioni che ho avuto modo di conoscerlo, in particolare nel corso delle riunioni per l’approntamento del programma delle ultime elezioni amministrative a Torino, ho potuto apprezzare il suo carattere sereno e aperto al dialogo e all’ascolto e ne ho ricavato una impressione estremamente positiva Fu socialista sempre, anche nei momenti più difficili, ma non percorse scorciatoie alla ricerca di posti di prestigio. Fu disponibile a offrire la sua testimonianza anche quando, come nelle ultime elezioni politiche, era forte la consapevolezza della difficoltà di essere eletto.
Così ci piace ricordarlo e così speriamo lo ricordi tutta Torino.
Dopo il presidente Castronovo, è intervenuto l’
onorevole Beppe Garesio:
Giorgio diventò sindaco chiudendo l’era delle “giunte rosse”, proponendo un'altra Torino. Più Boston e meno Detroit, città dell’industria automobilistica. Una città che si lanciava verso la candidatura olimpica e quindi si preparava a diventare una vera capitale europea. Molte le opere che Cardetti riuscì a portare a termine nel breve tempo della sua carica: il nuovo stadio, il Palagiustizia e il Lingotto. Si può dire che sia stato tra i sindaci più importanti del dopoguerra. E’ stato inoltre promotore della Tav (allora, si chiamava Liav). Anche l’idea del passante ferroviario fu sviluppata da Cardetti, così come il progetto di una metropolitana sotterranea e non “leggera”. In politica, ruppe a sinistra e ci soffrì: si poteva definire “un socialdemocratico all’inglese”.
Pur essendo stato l’uomo della svolta, Torino non lo ha più onorato con nessuna carica. Aveva un grande rapporto con i cittadini, partecipando in linea diretta a diverse trasmissioni televisive. Lasciò il municipio per Roma. Amava la libertà, ma conobbe la fatica che costa non servire alcun padrone.
Dopo di lui, ha preso la parola l’
onorevole Felice Borgoglio:
Ho conosciuto Giorgio Cardetti nella seconda metà degli anni ’60. Allora, nonostante provenissimo da correnti diverse, costruimmo la maggioranza politica nei giovani socialisti. Egli rappresentò la capacità di trasformare la sinistra italiana, di conoscere, approfondire e affrontare i problemi. Non partecipava alle risse politiche, era sempre disposto al confronto e aveva una grande capacità dialettica.
Si sente il bisogno di personaggi come Cardetti perché oggi la sinistra scimmiotta la destra. La sinistra ha perso la sua identità.
Giorgio era un uomo di fede, di fede socialista: naturalmente laico perché socialista, naturalmente liberale perché socialista, naturalmente riformista perché socialista.
Successivamente, è intervenuto
Gian Luigi Bonino, capogruppo del Partito socialista in Consiglio comunale:
Vorrei ricordare Giorgio Cardetti tralasciando le tappe importanti della sua carriera politica, già ricordata dagli altri oratori. Entrambi appartenevamo alla corrente “lombardiana” e ci fu una collaborazione molto stretta, che continuò quando fu eletto deputato. Si lavorò a molti progetti, tra cui i centri agro-alimentari. Quando Giorgio era vice capogruppo alla Camera ed io Presidente nazionale della Confesercenti, fummo tra i promotori della Legge anti-racket sul commercio.
Nel 1995 Giorgio entrò nello Sdi e ne divenne segretario provinciale. Voglio ricordare il suo modo di fare sempre riservato e mai sopra le righe, con uno stile sobrio, pacato e signorile.
Ha concluso la cerimonia, il
sindaco Sergio Chiamparino: Innanzitutto, porgo le condoglianze mie e di tutta la Città a Eva, agli amici e a tutti i compagni che hanno voluto bene a Giorgio. Ricordo l’ultima volta che ho incontrato Giorgio, una domenica mattina ai Murazzi. Avevo appena finito di fare jogging e lo vidi. Subito, iniziammo una discussione politica, ma dopo poco lui mi interruppe: ero sudato, c’era aria e temeva mi ammalassi. Fu il mio ultimo ricordo di lui: una testimonianza della sua umanità, della sua bontà d’animo. Ma ricordo anche la fase cruciale della politica a metà degli anni ’80, di cui Giorgio fu protagonista. Era un momento di rottura, in cui alla domanda di coesione sociale si aggiungeva la domanda di sviluppo e cambiamento economico e sociale. Nella breve fase in cui fu Sindaco, egli seppe coniugare queste due istanze, impegnandosi su grandi progetti di trasformazione urbanistica che continuano ancora oggi. Ripensò la città con un nuovo rapporto tra assetto urbanistico e trasporto pubblico, ferroviario in primo luogo. E già allora si intuiva il futuro delle aree industriali dismesse. Giorgio aveva una grande lungimiranza e la capacità di guardare l’interesse generale della città. Un’impostazione politica che si è vista di nuovo a Torino durante la fase olimpica, ma che non è ancora arrivata a compiutezza.
Abbiamo vissuto insieme, anche se a volte da posizioni contrapposte, anche la difficile stagione politica culminata nel crollo del muro di Berlino. Quando la socialdemocrazia ha vinto sul comunismo e bisognava tradurre nella realtà politica italiana questa nuova verità storica. E Giorgio, come tanti militanti di allora, fu uno dei protagonisti di tale sforzo politico. Sono passati 20 anni e la sfida è ancora aperta: cercare di coniugare quei valori di eguaglianza, libertà e laicità, valori fondanti del Socialismo, di cui Giorgio era testimone, con i cambiamenti della situazione storica attuale. Per rispondere alle domande di libertà ed equità che vengono dalla parte più debole della popolazione. Non so se ci siano risposte, ma in questa ricerca ci accompagnano ancora la linearità e la passione, politica e umana, di Giorgio.
Ufficio stampa Consiglio comunale
Nella foto: Un momento della cerimonia in Sala Rossa (foto cittAgorà)
Torino, 23 Luglio 2008