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Tante discussioni appassionate, dodici mesi di incontri nell’ufficio dell’assessore Montabone con i rappresentati della società Torino FC e del tifo granata, un passaggio in commissione consiliare e oggi, in sede di Giunta comunale, finalmente il via libera allo statuto della “Fondazione per la ricostruzione del Filadelfia”. L’iter amministrativo del documento non è finito perché ora è atteso all’esame della Sala Rossa per la definiva approvazione, tuttavia la strada che, come si augurano gli sportivi torinesi, dovrebbe portare alla ricostruzione e alla restituzione al popolo torinista dello storico stadio, è stata ormai intrapresa.
Nello statuto della Fondazione sono indicate le modalità con le quali si dovrà procedere alla realizzazione del complesso e quali dovranno essere le sue caratteristiche. In particolare, in relazione alle attività del Torino FC, è posta come necessaria la realizzazione di due campi di dimensioni regolamentari, in erba, riscaldati e dotati di spogliatoi, palestre, magazzini e degli spazi attrezzati indispensabili per lo svolgimento di allenamenti e partite della prima squadre e delle formazioni giovanili. Tra i vincoli che dovrà rispettare chi progetterà la “rinascita”, vi è anche quello di ricostruire la tribuna storica quanto più possibile simile a quella originale e di realizzare gradoni intorno agli altri tre lati del campo principale, in modo che la struttura possa ospitare all’incirca 3mila e 500 spettatori.
Nelle aree non utilizzate per le attività tecnico-sportive del Torino FC, lo statuto prevede la realizzazione di una sala stampa, di un museo storico, degli uffici della Fondazione, delle sedi di associazioni legate al mondo granata e di una foresteria che accolga i ragazzi delle giovanili.
Spazi sul lato di via Giordano Bruno saranno riservati ad esercizi commerciali, che però non dovranno in alcun modo essere ostacolo all’attività sportiva e, soprattutto, risultare lesivi dei valori e della memoria che il Filadelfia rappresenta. Una scelta, quella degli spazi commerciali, pensata soprattutto per contribuire al finanziamento di costruzione, manutenzione e gestione dell’impianto sportivo. “In tantissimi complessi sportivi in ogni parte del mondo – ricorda l’assessore allo Sport, Renato Montabone - vi è una parte commerciale legata direttamente alla vita dello stadio.”
Lo statuto fissa in un anno il tempo concesso alla Fondazione per trovare i soldi e mettere in moto le procedure per la ricostruzione. “Occorre - sottolinea Montabone - operare in fretta per riqualificare e restituire a quel rettangolo tra le via Filadelfia, Spano, Tunisi e Giordano Bruno l’antica funzione di centro sportivo e punto di riferimento per le migliaia di persone che amano il calcio e la squadra granata.” Per ricostruire il Filadelfia, il Comune di Torino trasferisce alla Fondazione il diritto di superficie sull’area e i 3 milioni e mezzo di euro derivanti dalla escussione della fideiussione Cimminelli, soldi che saranno destinati a coprire le spese dell’ultima parte dei lavori.
Se non si dovessero reperire i fondi necessari a realizzare l’opera? Il Comune provvederà comunque alla riqualificazione dell’area, trasformandola in un parco dedicato alla memoria storica granata e restituendole quella dignità che da troppo tempo gli è negata.
Soci e scopi della Fondazione per il Filadelfia
L’articolo 3 dello statuto prevede che la Fondazione, con sede in via Filadelfia al numero civico 40, non ha scopo di lucro ed è esclusivamente finalizzata alla ricostruzione e alla successiva gestione dell’impianto.
L’articolo 6 individua come soci fondatori sono il Comune di Torino, gli altri enti pubblici e fondazioni bancarie e assicurative che chiederanno di farne parte e i partecipanti al tavolo di lavoro per la redazione dello statuto, cioè il Torino FC, l’ associazione ex calciatori e quelle dei tifosi (Angeli del Filadelfia, Memoria storica granata, centro coordinamento Torino clubs, circolo soci Torino Calcio, comitato Dignità granata, gruppi organizzati, ex Fondazione Filadelfia). Ancora all’articolo 6, lo statuto prevede l’adesione anche di “partecipanti” e di “sostenitori” (soggetti pubblici o privati, italiani o stranieri, che contribuiscono alla vita della Fondazione mediante contribuiti annuali o pluriennali, economici o anche in forma di attività e servizi, oppure ancora attraverso la cessione di beni immobili. (mge)
Torino, 22 Gennaio 2008