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Non è stata approvata la proposta di delibera relativa al referendum consultivo sui grattacieli, proposto dai consiglieri di Rifondazione comunista, Sinistra Democratica e Partito dei Comunisti italiani.
La discussione, svoltasi questo pomeriggio in Sala Rossa, ha visto pronunciarsi a favore, oltre ai tre gruppi proponenti, anche Lega Nord, Forza Italia, Gruppo della Libertà e Alleanza Nazionale.
Contro la proposta di referendum hanno votato Partito Democratico, Moderati, Italia dei Valori, Verdi e Partito socialista
Si sono astenuti l’UDC e il Gruppo Misto di Minoranza – Verso il Partito popolare europeo.
In totale 19 voti favorevoli, 25 contrari, 3 astenuti.
L’unico referendum consultivo svoltosi a Torino, risale al 1989. Si chiedeva di pronunciarsi sulla chiusura progressiva al traffico del centro cittadino e sulla realizzazione di zone pedonali in periferia.
Di seguito una sintesi del dibattito.
Monica Cerutti (Sinistra Democratica) La nostra proposta di referendum, parte dell’esigenza che i cittadini si pronuncino su scelte di forte impatto urbanistico, come i grattacieli. E’ sinora mancato l’approfondimento sull’impatto ambientale e paesaggistico, mentre la crescita “verticale” di Torino, così come è stata prospettata, senza un piano complessivo, ne stravolgerebbe la struttura urbana. Non è un dibattito tra innovazione e conservazione. Ci auguriamo che il referendum consultivo sia accettato dal Consiglio, altrimenti sarebbe un’occasione di democrazia perduta.
Domenico Gallo (Comunisti italiani) La variante 164 pesa sul modello urbanistico della città. E’ in gioco la Torino del futuro, per questo riteniamo che si debba coinvolgere la popolazione. Come Sinistra Arcobaleno abbiamo avuto il merito di aver aperto una discussione che non era banalmente riferita solo all’altezza del grattacielo. Vogliamo una consultazione tra i cittadini perché possano esprimersi anche tutti coloro che sono legati alla storia e al paesaggio di Torino. Abbiamo lavorato a due quesiti affinché ci sia la convergenza di tutto il Consiglio comunale. Chi voterà contro non vuole dare la parola ai cittadini. I consiglieri devono votare anteponendo l’interesse pubblico agli interessi privati.
Antonello Angeleri (Gruppo misto di minoranza – VPPE) Non ho nulla contro le consultazioni popolari, ma perché delegare una decisione che andrebbe presa a livello politico? In altre città europee, la soluzione è stata dotarsi di un Piano regolatore adeguato, individuando aree specifiche per edificare grattacieli. Avevamo fatto due mesi fa proposte allora respinte e che vediamo in parte ripresentate. Un referendum costa 2 milioni di euro, che potrebbero essere meglio impiegati. Da questa vicenda si evince l’incapacità di questa amministrazione comunale di decidere sulle prospettive della città.
Alberto Goffi (UDC) Torino non può perdere le sue opportunità. La partecipazione diretta dei cittadini è sacrosanta, ma le decisioni in Consiglio comunale sono espressione di democrazia e di responsabilità. Pensiamo che un quesito referendario, soprattutto se pare espresso in modo da”indirizzare” gli elettori verso un “no”, non possa essere la cartina di tornasole dell’opinione pubblica cittadina. Un’amministrazione seria e responsabile, con un margine alto di rappresentatività, se decide di consultare i cittadini deve farlo con un quesito serio e ben formulato.
Andrea Giorgis (Partito Democratico – L’Ulivo) Noi voteremo no alla proposta di referendum per rispetto dei cittadini. I quesiti chiedono infatti di pronunciarsi o su una cosa già decisa o su una questione talmente generica da essere condivisa da tutti e priva di effetti. Come dimostra la proposta di mozione che abbiamo presentato, non abbiamo timore di coinvolgere la popolazione sulle questioni urbanistiche. Anzi, vogliamo realizzare una partecipazione ed una consultazione sulle future trasformazioni urbanistiche che non ha precedenti.
Daniele Cantore (Forza Italia) L’opposizione non può che dire sì a un referendum proposto da una parte della maggioranza. Questa proposta di delibera dimostra che la maggioranza non è coesa, con opposizioni interne molto forti e che non è in grado di decidere. Manca il senso di responsabilità e l’etica della decisione. A Giorgis dico che non tutto è così scontato e condiviso da tutti, altrimenti perché abbiamo aspettato tanti mesi per approvare la variante sul grattacielo?
Vincenzo Cugusi (Sinistra Democratica) I cittadini vogliono una pianificazione della città democratica e partecipata. C’è chi ritiene che sulle scelte urbanistiche il referendum non funzioni, che si possa decidere da soli. Occorre invece verificare il consenso. Il referendum non è fuorviante o inutile e costoso, ma serve a uscire dalla posizione auto-referenziale di noi politici e ad avviare un dibattito. A Monaco di Baviera è stato indetto un referendum sui grattacieli, per non superare l’altezza della Cattedrale e non deturpare la vista delle alpi bavaresi.
Ferdinando Ventriglia (Gruppo della Libertà)
Il referendum dimostra le contraddizioni del Sindaco e della sua maggioranza, che dicono cose diametralmente opposte. Il referendum servirà a fare finalmente chiarezza sulle ambiguità di questa maggioranza. L’idea del sindaco e dei modernisti comunque convince poco: riguarda accordi economici più che una visione complessiva della città. Lo dimostrano le quasi 170 varianti al PRG.
Luca Cassano (Rifondazione Comunista) Non siamo diventati pasdaran del referendum. La città ha scommesso sulla capacità di re-inventarsi, ma le regole del cambiamento devono essere condivise. Non vorremmo che passasse il principio che si debbono trovare privati disposti a costruire grattacieli per rimpinguare le casse comunali. Il quesito referendario non è sui 15 o 20 metri in più di altezza, ma vuole aprire una discussione sul futuro di Torino. Proponiamo di accorpare il referendum alle elezioni europee. Se non ci verrà concesso, faremo una consultazione informale, Circoscrizione per Circoscrizione.
Mario Carossa (Lega Nord) Auspico che oggi ci sia un voto ampio a favore del referendum. Questo referendum è doveroso e sorrido quando sento dire che ci sono problemi di costi. Il sindaco, la giunta e i consiglieri non sono i padroni della città ma degli amministratori pro tempore. La variante al Prg, che stravolge l’impianto della città, non può dipendere unicamente da una delibera del Consiglio comunale. I cittadini devono avere l’ultima parola.
Agostino Ghiglia (Alleanza Nazionale) Siamo a favore del referendum ma siamo anche a favore dei grattacieli. La variante al Prg darà il via a una profonda trasformazione di Torino. Si tratta del primo passo verso una città di grattacieli che è immagine di una città moderna dove si può venire a investire.
Siamo a favore del referendum. Sarebbe profondamente sbagliato e democraticamente insano non permettere ai cittadini di esprimersi sul futuro di Torino, anche perché la variante al Prg non faceva parte del programma del sindaco.
Carlo Zanolini (Verdi) All’inizio ero molto favorevole al referendum. Poi sono andato a leggere il regolamento del Consiglio comunale e ho scoperto che se un referendum non è approvato con una delibera entro il mese di febbraio deve essere rimandato all’anno successivo. Inoltre è stata elaborata una mozione, da me sottoscritta, che prevede una ridiscussione del Prg anche in funzione di varianti ambientali e la partecipazione del Consiglio comunale e della popolazione alle future decisioni urbanistiche.
Pertanto ritengo pleonastico il referendum ed esprimo un voto non favorevole.
Sergio Chiamparino Bisogna rispettare i cittadini, ma per fare questo si deve chiedere loro di esprimersi su quesiti a cui possano corrispondere risultati effettivi. Non è il caso di cui si sta parlando. C’è la consapevolezza della necessità di una variante organica al Prg. La si può affrontare attraverso il duplice strumento indicato nella mozione: la discussione politica e forme di consultazione per coinvolgere i cittadini
Ufficio stampa Consiglio comunale
Torino, 10 Marzo 2008