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Il diritto alla casa è oggi messo in crisi da una serie di fattori economici e sociali che hanno drasticamente mutato lo scenario sociale dell’Italia contemporanea. Oggi ad affrontare il disagio abitativo non è più soltanto la famiglia tradizionale con basso reddito; ad essa si affiancano i giovani in cerca di prima casa, gli anziani soli, i ceti medi che non hanno un reddito così basso per accedere al bando per l’edilizia popolare ma neanche così alto da affrontare serenamente i costi di una casa in affitto. Cambia lo scenario e quindi le città si interrogano su quali strumenti utilizzare, ma soprattutto su quali risorse possono contare.
È quanto è stato discusso oggi nel seminario dell’Anci - Associazione nazionale comuni italiani – che si è tenuto nella sala delle Colonne del Palazzo civico di Torino dal titolo “Le città metropolitane verso l’abitare sociale”, cui hanno partecipato gli assessori alla Casa di cinque città: Claudio Minelli (Roma), Ferdinando Di Mezza (Napoli), Paolo Coggiola (Firenze), Mara Rumiz (Venezia), Giovanni Verga (Milano) e Roberto Tricarico (Torino). Tra gli invitati, l’assessore regionale Sergio Conti e i docenti universitari Alfredo Mela e Giuseppe Bonazzi.
Lo scenario: secondo i dati Nomisma, presentati da Alfredo Mela, il costo mensile 2007 per un’abitazione in affitto di 90 mq è cresciuto a Roma dell’84,8% rispetto al 2000, a Milano del 51,2% e nelle altre città metropolitane del 46,4%. Il monte mutui erogati per l’acquisto dell’abitazione è cresciuto tra 1996 e 2006 del 466% (cresce anche la durata media). Cresce anche la cosiddetta “zona grigia”, la fascia alta della povertà in Italia formata da poveri “occasionali” e temporanei: famiglie in difficoltà economica, anche solo temporanea, giovani intrappolati nella famiglia di origine, anziani con alloggi troppo costosi o con tipologie inadeguate (abitazioni fatiscenti, in aree esterne prive di servizi e trasporti pubblici) non in grado di trovare nuova sistemazione, coppie giovani con problemi di instabilità del lavoro, famiglie monoparentali, single di ritorno.
La fascia bassa della povertà è invece quella dei centri di accoglienza, delle bidonville di periferia, con soggetti in seria situazione di sofferenza sociale (malattie mentali, sganciamento dalle reti sociali, alcolismo,…) ed economica.
Nuove realtà che hanno bisogno di nuove soluzioni. I responsabili delle politiche per la casa delle maggiori città italiane convengono sulla necessità di disegnare una politica diversa. Su questa strada Torino si è già mossa da anni, attraverso un modello che assomma diversi strumenti: dal sostegno alla locazione agli incentivi per il canone convenzionato, dal portierato sociale alla garanzia sul mutuo stipulato da giovani con lavoro precario, oltre all’acquisto e alla costruzione di nuove abitazioni.
Il cosiddetto “tesoretto” estivo ha stanziato 550 milioni di euro per le politiche abitative; il Piemonte ne riceverà 47. Torino ha già destinato i fondi che le saranno affidati con una delibera di Giunta approvata a settembre: acquisto di nuove case, sostegno all’agenzia Locare, recupero degli alloggi vuoti. Ma l’impegno del Governo, secondo gli assessori convenuti a Torino, deve essere maggiore: occorre innanzitutto evitare il passaggio contabile alle Regioni dei fondi per la casa, che allunga i tempi di corresponsione e rischia di ridurre gli effetti positivi sull’utenza. Ma soprattutto prevedere un corposo bilancio a favore della casa fin dalla prossima Finanziaria: 1,5 miliardi di euro all’anno possono concretamente offrire una ciambella di salvataggio alle migliaia di famiglie che si trovano improvvisamente in difficoltà davanti alla bolletta casa mensile.
Ieri gli assessori hanno visitato la mostra dei progetti per il grattacielo di San Paolo Intesa, in corso a Palazzo madama e hanno espresso vivo interesse e apprezzamento per il progetto vincitore di Renzo Piano.
(mm)
Torino, 13 Novembre 2007