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Si è svolto questa sera in Consiglio comunale il dibattito riguardante l’accordo per la fusione fra i gruppi bancari San Paolo IMI e Banca Intesa, annunciata nei giorni scorsi.
La seduta si è aperta con la comunicazione del sindaco al quale hanno fatto seguito gli interventi dei gruppi consiliari.
SERGIO CHIAMPARINO (SINDACO): L’informazione dell’operazione ci è giunta in tempi ragionevoli, dopo un primo momento in cui vi è stato un semplice dialogo con i vertici del San Paolo sulle varie ipotesi.
Sul merito dell’accordo siamo soddisfatti per un’intesa tra due gruppi di sostanziale uguale forza. Differente sarebbe stata un’eventuale fusione con il gruppo Santander o il Monte dei Paschi. Nasce un gruppo internazionale, che potrà diventare un campione per i consumatori ed è positivo un duopolio di organismi al comando del nuovo gruppo. Occorre superare il concetto di ‘torinesità’, un modo di pensare sorpassato in tempi di globalizzazione: è più importante essere soci forti di una banca di livello internazionale, piuttosto che leader di un istituto di minori dimensioni.
AGOSTINO GHIGLIA (ALLEANZA NAZIONALE): Quali sono le ricadute occupazionali sulla città? Questo è il timore che sorge da un’operazione di questo genere. Ci chiediamo quale sarà il danno per i dipendenti del San Paolo e in che modo saranno garantiti gli standard occupazionali. Infine il cosiddetto ‘grattacielo’: la nuova sede cittadina del gruppo sarà davvero costruito?
DOMENICO GALLO (COMUNISTI ITALIANI): Questa città ha bisogno di un sistema creditizio all’altezza della situazione, per favorire lo sviluppo delle imprese presenti sul nostro territorio. E’ però necessario che, con la nascita del nuovo polo, ci sia la necessaria attenzione al rispetto del livello occupazionale.
ROCCO BUTTIGLIONE (UDC): La città ha una responsabilità politica, in quanto azionista della Compagnia di San Paolo. C’è il rischio che il peso della compagine torinese possa diventare residuale. L’accordo con Banca Intesa (più grande) comporta il rischio di una partecipazione più debole del gruppo di controllo torinese nel gruppo di controllo del futuro polo bancario.
MARIO CAROSSA (LEGA NORD - PIEMONT): Nessuno può negare che sta morendo l’ultima banca nazionale con radici a Torino. Mi preoccupo quando vedo pochi finanzieri ridere, il timore è di vedere dopo qualche anno qualche migliaio di risparmiatori piangere.
ANDREA GIORGIS (L’ULIVO): E’ importante chiarire che questa è un’operazione a carattere nazionale nella quale Torino si trova ad essere protagonista. La nascita di un polo bancario in grado di competere sul mercato europeo è una grande opportunità per la nostra città.
LUCA CASSANO (RIFONDAZIONE COMUNISTA): Questa è una fusione che piace soprattutto al mercato. Il nostro timore è che ne paghino le conseguenze negative i lavoratori, in termini di perdita di occupazione, e i consumatori, non opportunamente tutelati nei loro interessi.
ANDREA BUQUICCHIO (ITALIA DEI VALORI): Forse era meglio acquisire un grande gruppo bancario straniero. La mancanza di contrasti sulla fusione, fra le forze politiche di maggioranza e minoranza, significa che ci stiamo faticosamente incamminando verso un’economia più liberale ed europea.
GIANLUIGI BONINO (LA ROSA NEL PUGNO): L’amministrazione dovrà prestare la necessaria attenzione alla salvaguardia del livello occupazionale ed al mantenimento delle tecnologie acquisite nella nostra città, per rimanere un necessario punto di riferimento sul territorio ed attrarre nuovi investimenti.
DANIELE CANTORE e GIOVANNI FERRARIS (FORZA ITALIA): Sarà necessario ritrovarsi fra un anno per correggere eventuali negatività. Positivo il tentativo di dialogo con Milano, che non va limitato alle sole lobby. Bisogna trarre incentivo di sviluppo della città, controllato e verificato da una cabina di regia nella quale Torino possa fare la sua parte, stimolando la nascita di nuove imprese.
(ML) - Ufficio stampa Consiglio comunale
Torino, 11 Settembre 2006