Spedisci via mail
Martedì 14 novembre, alle ore 18,00, presso il Palazzo dei Quartieri Militari di Corso Valdocco 4/A, sede del Museo il Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra,dei Diritti e della Libertà si inaugura la retrospettiva dedicata all'attività di pittore e di grafico sviluppata dall'illustre ispanista Pablo Luis Avila in oltre quattro decenni di lavoro.
L'esposizione allestita in occasione del 70° anniversario della Guerra di Spagna offre tra le oltre settanta opere esposte una vasta sezione che l'artista dedica alla tragedia della guerra, ai lutti e alle sofferenze che accompagnano quei terribili anni e alla conseguente perdita della libertà durante tutto il successivo periodo della dittatura franchista.
Si aggiungono alcune opere recenti e manifesti che testimoniano la sua attività di grafico.
La retrospettiva "Pablo Luis Avila. Esilio e memorie" è stata realizzata da Università di Torino, Istituto Cervantes con la collaborazione dell'Istituto Piemontese della Resistenza e della società contemporanea Giorgio Agosti ed il contributo della Regione Piemonte.
Profilo biografico :
Pablo Luis Ávila è nato a Granada il 3 dicembre 1932, in coincidenza con gli anni di libertà e fervore di cui, grazie alla Repubblica, gli spagnoli si sentirono improvvisamente beneficiati. Ultimo di undici fratelli, Ávila, poco più che adolescente, nella città andalusa dove il padre, bracciante agricolo, socialista e repubblicano convinto, decise di emigrare dalla provincia lasciando la terra d'origine di Montillana al fine di garantire una vita più dignitosa e agiata ai numerosi figli, inizia il suo felice itinerario nell'ambito di un radicato interesse per la poesia.
Dopo i primi studi si trasferisce a Madrid. Nella capitale spagnola frequenta con assiduità il gruppo di poeti della "posguerra", scrittori socialmente impegnati che operavano in condizioni di semiclandestinità quali José Hierro, Ramón de Garciasol, Leopoldo de Luis e Rafael Montesinos fra altri, accanto ai quali avrà modo di costruirsi una cultura letteraria vasta e profonda ed esprimere le proprie qualità di poeta. «Povertà, inquietudine esistenziale e nomadismo sono i caratteri d'una vita di tal fatta; e Ávila vi si è adeguato col massimo squallore e coraggio» scriverà di lui nel 1967 l'esimio ispanista italiano Oreste Macrì. Una migrazione inarrestabile da esiliato errante, prima in Francia, in seguito in Germania dove svolse l'attività di lettore al Centro di Studi Ispanici di Germesheim Rh., poi, nuovamente a Granada, partecipe del gruppo di poeti "Veleta al Sur", nella cui collana apparve nel 1959 la prima raccolta Torre de viento. Sospettato di condurre attività sovversiva è costretto, due anni dopo, ad espatriare. Ritorna in Germania, passa in Austria e in Svizzera; finalmente una tregua a Torino (città che si rivelerà più tardi come luogo a lui predestinato), segretario della rivista di Giovanni Maria Bertini "Quaderni Ibero-Americani".
È un tempo ricco di affetti e amicizie, i cui nomi ricorrono in un'artistica raccolta per bibliofili, Elegía de ausencias, stampata da Vicenzo Bona, illustrata dal pittore Colombotto Rosso e tradotta in italiano da Tullio Masserano. Nuovo trasferimento, questa volta a Milano, dove Ávila divide il suo lavoro di lettore di spagnolo tra l'Università "Bocconi" e la Facoltà di Lettere di Pavia.
Comparte un'affettuosa collaborazione con l'ispanoamericanista Giuseppe Bellini, che gli ha stampato nel 1964 presso la stessa Bocconi la raccolta poetica Brújula en el limonar, e con l'amico filologo romanzo Cesare Segre, che ha curato il poema Costa de sangre nelle "Pubblicazioni dell'Istituto di Letteratura Spagnola e Ibero-Americana" di Bertini presso l'Università di Torino.
Ormai esule stanziale in Italia, che lo adotterà riconoscendogli gli indiscussi meriti di letterato e di scrittore, Pablo Luis Ávila avrà modo di proseguire ad esercitare la sua attività di poeta e di intraprendere una felice carriera universitaria grazie alla quale potrà, negli atenei di Milano, Pavia, Parma, Catania e, per ultimo, Torino, oltre a chiosare le pagine dei classici spagnoli, dare intensità alle voci più rappresentative dell'esilio. Da Rafael Alberti a Jorge Guillén, dal poeta cileno Pablo Neruda al pittore spagnolo José Ortega, ai quali accompagnerà durante i numerosi incontri da lui promossi e organizzati.
«Pablo Luis Ávila rappresenta un insieme, diciamo, poligenetico di poeti spagnoli intermedi tra la generazione del 50 e del 75, sparsi e i più emarginati, i quali sono sfuggiti alla sorte dell'accennato manierismo edonistico-estetico e culturalistico, e però contigui sentimentalmente e ideologicamente ai maestri del modernismo, del 27, del 36, e del 40; in uno stato poetico di acrona innocenza e intima purezza: forza e limite nei migliori come Ávila. Il quale è un emigrato in Italia sin dalla prima giovinezza, ma giammai italianizzatosi, nonostante il suo perfetto bilinguismo, e perfino una silloge di poesie in italiano, presentata da Maria Corti» Oreste Macrì.
Nel 1969 inaugura la sua prima mostra alla Galleria Viotti, alla quale seguiranno altre esposizioni a Milano, Granada e all'Avana. Le possibilità formali delle due arti, poesia e pittura, s'intrecciano con esiti ben individuabili in tutta la écriture aviliana. La circostanza darà molti frutti a livello di tropi ad altre figure retoriche che si fissano nella materia non verbale delle arti figurative. Sul piano di un continuum tematico appaiono ben significative sia la presenza non trascurabile d'immagini visibili, attraversate da un'ironia che cerca di temperare il dolore della lontananza, collegabili a dipinti (la Virgen de la Cabeza, il Cristo del Silenzio, di José de Mora, l'immagine di San Nicolás ecc.) o collegabili ad ambientazioni architettoniche e misure spaziali (scorci stilizzati di una Torino amata, La Praça do Rossio a Lisbona, i vicoli dell'Alfama e, soprattutto, Granada, la città dell'infanzia e della giovinezza, il luogo della propria preistoria).
Dal 1989 ricopre la Cattedra di Lingua e Letteratura spagnola all'Università di Torino dove ha continuato a promuovere iniziative rivolte a ravvivare la memoria dei tragici eventi spagnoli: il ricordo del grande poeta e pensatore Antonio Machado e dell'indimenticabile Federico García Lorca, e a consolidare i legami storici, culturali e democratici tra la Spagna, il Portogallo e l'Italia accogliendo nell'Ateneo torinese personalità quali Rafael Alberti, José Saramago, Cesare Segre, Jorge Semprún, José Hierro, Leopoldo de Luis, Ramón de Garciasol, Mário Soares, José Agustín Goytisolo, Alfonso Guerra, per citarne solo alcuni.
PC
Torino, 8 Novembre 2006