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COMUNICATI STAMPA


CASO FIAT MIRAFIORI - La discussione in Consiglio comunale

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Il sindaco Sergio Chiamparino, durante il Consiglio comunale di questa sera, è intervenuto sulla situazione dello stabilimento Mirafiori della Fiat. Nel suo intervento Chiamparino ha evidenziato come a preoccupare sia la prospettiva mondiale dell’auto. Il quadro internazionale presenta non più di tre o quattro produttori in grado di remunerare il capitale. Tutti gli altri “i tre grandi costruttori di Detroit compresi” faticano a rimanere in attivo. Così come preoccupa la capacità del mercato di assorbire solo 60 milioni di auto a fronte di una capacità produttiva di 80 milioni di veicoli.
Su Mirafiori, il sindaco ha ribadito come la trattativa attuale Fiat – GM pur essendo un passaggio importante (e che una soluzione negoziata sarebbe la migliore possibile), non debba essere considerata l’unica risorsa disponibile. Il sindaco ha espresso fiducia nell’attuale management, in attesa di giudicare il piano industriale che subirà la prima prova significativa con la commercializzazione della nuova Punto. Concludendo, ha dichiarato la disponibilità della città a sostenere una politica per una produzione di qualità. In ogni caso Torino deve puntare su Mirafiori, che potrebbe sviluppare una produzione di qualità a livello componentistico, sfruttando le conoscenze e le risorse esistenti. Un tavolo di monitoraggio tra Governo ed istituzioni locali potrebbe seguire l’evoluzione e comprendere meglio gli scenari.

Hanno fatto seguito gli interventi dei gruppi.

Agostino Ghiglia (AN) ha invitato il sindaco a evitare la manifestazione davanti a Palazzo Ghigi (prevista per l’11 marzo) contro l’attuale Governo che - ha ricordato l’esponente di Alleanza Nazionale – ha concesso in ammortizzatori sociali, più di qualsiasi altro governo precedente. Noi abbiamo una proposta concreta, ha continuato Ghiglia: “Nessuna agenzia per Mirafiori – che costerebbe in denaro pubblico 1,5 miliardi di euro” per acquistare un’area di proprietà della Fiat, se la Fiat stessa non si impegna a mantenere la produzione auto a Mirafiori.

Per i comunisti italiani sono intervenuti Domenico Gallo e Gianguido Passoni che hanno sostenuto come: “Mirafiori debba restare aperta, per cruciali ragioni economiche che riguardano la nostra area. Servono nuove scelte strategiche che ne prefigurino un vero futuro produttivo. Anche attraverso, eventuali politiche pubbliche a sostegno di tali ipotesi”.

Roberto Rosso di Forza Italia ha posto l’accento sull’errore dell’accordo tra Fiat e GM, che voleva mettere insieme due giganti incapaci però di salvare i dividendi occupazionali nel nostro paese e di Torino in particolare. Mi auguro che Fiat possa spuntare il miglior risarcimento economico da GM – ha concluso Rosso - e trovi poi un più robusto partner asiatico o europeo con cui costruire il futuro auto del nostro paese.




Rocco Larizza dei Democratici di Sinistra ha espresso l’apprezzamento per l’intervento del sindaco e ha condiviso la preoccupazione per l’attuale situazione del mercato mondiale dell’auto. “Gli sforzi per consentire di risolvere i problemi della Fiat, devono spingere alla ricerca di nuove alleanze all’interno dell’Europa. E’ necessario poi, un intervento pubblico per incentivare la ricerca e la formazione e gli investimenti in infrastrutture, che aiutino Mirafiori a ridiventare competitiva sul mercato. Anche con un diverso utilizzo delle aree è possibile incentivare investimenti della componentistica di primo livello, per integrare al meglio la produzione auto”.

Giuseppe Castronovo di Rifondazione Comunista ha sottolineato come “I lavoratori ci chiedano di non disperdere un patrimonio indispensabile per mantenere livelli di sviluppo accettabili a Torino e nel paese. Quest’operazione non è possibile senza un cambio degli assetti produttivi e finanziari di Fiat, un ri-cambio del management e una modificazione radicale degli assetti proprietari. L’attuale proprietà, la famiglia che detiene il comando, deve farsi da parte. Le Regioni interessate, le Provincie e i Comuni coinvolti devono avanzare una proposta concreta, di concerto con il governo per rilevare l’azienda. Instaurando un rapporto costruttivo con i dipendenti del gruppo e dei loro rappresentanti.”

Per Giovanni Nigro dei Verdi “E’ necessario ripartire dalle risorse disponibili: Torino può trasformarsi da città dell’auto a città della mobilità sostenibile incoraggiando la produzione di auto e mezzi ecologici. In questo senso il futuro della Fiat va ridisegnato con il coinvolgimento di Regione e Governo”.

Il rappresentante della Margherita Tommaso Panero ha rilevato come “Il mancato accordo Fiat GM rischia di aprire un lungo periodo di incertezza con possibili ripercussioni negative dell’azienda, sui lavoratori e sulla Città. Le prospettive di Fiat auto dipendono adesso in primo luogo dalla famiglia Agnelli, dalle banche e dagli azionisti e dalla loro volontà di salvare l’azienda”.

Per Susanna Fucini dei Popolari Udeur “E’ importante tenere viva l’attenzione sul caso Fiat, come eccellenza da salvare. L’industria torinese non ha mai fatto investimenti per rinnovare gli stabilimenti obsoleti. Mentre tante piccole aziende dell’indotto si sono attrezzate per non morire.”

Ha concluso gli interventi Giovanni Airola di Rinnovamento leghista: “Manca il coraggio di stilare un bollettino medico relativo alle condizioni terminali della Fiat. Solo un rivoluzionario piano di ricerca, con la produzione di motori ecologici o lo sviluppo di programmi aerospaziali potrebbero rilanciare il fulcro della tradizione industriale piemontese”.

(a.br. - m.l.)Ufficio Stampa del Consiglio comunale

Torino, 7 Febbraio 2005


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