Dal 27 novembre 2004 al 25 aprile 2005, a Torino, "Gli impressionisti e la neve. La Francia e l’Europa". La grande mostra, promossa in vista delle Olimpiadi del 2006, è curata da Marco Goldin e organizzata, congiuntamente, da Linea d’ombra, la Città di Torino, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo, il Toroc e la Fondazione Torino Musei. Ad ospitarla sarà la Promotrice di Belle Arti, al Parco del Valentino, a conclusione di un completo restauro dello storico spazio espositivo.
La spettacolare esposizione consentirà al pubblico di apprezzare a Torino oltre 160 capolavori sul tema della neve. Si potranno ammirare dipinti di Gustave Courbet, Claude Monet, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Gustave Caillebotte, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, Paul Cézanne e Armand Guillaumin tra gli impressionisti, unitamente a oltre 100 dipinti dei pittori europei contemporanei degli impressionisti stessi, sempre sul tema della neve. Questo confronto serrato sarà la grande novità dell’esposizione.
L’affascinante esposizione torinese si presenterà come un suggestivo viaggio, in due sezioni, attraverso uno dei temi più luminosi e fiabeschi con i quali si sia misurata la grande pittura di paesaggio del XIX secolo: l’inverno e la neve.
La prima avrà come tema la pittura di neve in Europa, al di fuori della Francia. Oltre novanta opere, suddivise per aree geografiche (Scandinavia, Regno Unito, Russia, Est europeo, Paesi Bassi, Europa Centrale, Italia), delineeranno l’ampia storia tematica della pittura del secondo Ottocento, con autori più o meno noti, fino ai paesaggi di neve dipinti da Edvard Munch a cavallo tra XIX e XX secolo.
Con la seconda sezione, si entrerà invece in territorio francese, per accostare l’altro nucleo della mostra. All’inizio le opere di Gustave Courbet, l’importante figura di riferimento per i giovani pittori che si affacciavano sulla scena di Parigi. Courbet che più di ogni altro, prima degli impressionisti, dipinse la neve, costituendo per loro un modello non prescindibile.
Monet sarà poi certamente l’artista più rappresentato, con opere che ne delineano il percorso pittorico nel suo svolgimento più completo: da alcune delle prime negli anni sessanta, al tempo suo fondamentale di Argenteuil, che è anche quello delle mostre impressioniste a Parigi, fino ai disgeli del 1880-1881; quindi i celeberrimi covoni invernali attorno alla proprietà di Giverny e la seconda serie dei disgeli nel 1893. Infine, la serie con i paesaggi di neve del monte Kolsaas e del villaggio di Sandviken in Norvegia nel 1895, realizzati durante il viaggio di tre mesi ad Oslo, l’antica Cristiania, e dintorni.
Accanto a Monet, molte tra le figure più prestigiose che abbiano animato la pittura impressionista nel secondo Ottocento: Camille Pissarro, Alfred Sisley, Gustave Caillebotte, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, presente con due quadri, da considerare delle vere e proprie rarità, dato che il pittore praticamente mai si dedicò a ritrarre paesaggi invernali. Così come Paul Cézanne, tuttavia anch’egli presente con due rarissime opere.
L’eccezionalità di questa rassegna, in grado di poter proporre, grazie al credito dei più importanti musei internazionali, opere rarissime, è data anche dal fatto che sarà presente l’unica opera del grande Manet sul tema della neve. Autentico padre di tutti gli impressionisti, Manet, con il suo Petit-Montrouge, effetto di neve incredibilmente prestato dal museo di Cardiff, chiude questa galleria di opere quasi irrintracciabili firmate appunto da Van Gogh, Cézanne e dallo stesso Manet.
In tutto oltre cinquanta dipinti che renderanno preziosissima l’esposizione, in modo particolare nel suo capitolo centrale riservato agli anni settanta, il tempo più vero dell’impressionismo.
Perchè anche dipingendo l’inverno e la neve gli impressionisti segnano quel passaggio mirabilmente avvenuto, solo in parte anticipato dagli artisti di Barbizon, dalla natura come scenografia alla natura descritta in quanto vera luce del mondo. Certo la neve ben si adatta alla spettacolarizzazione del medium luminoso, alla resa di quella trama del colore che non aveva fino ad allora eguali nell’ambito della pittura.
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