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COMUNICATO
STAMPA |
DALL'AVVENTURA ALLA SCIENZA. DAL 17 APRILE UNA MOSTRA ARCHEOLOGICA PRESSO IL MUSEO DI ANTICHITA', IN VIA XX SETTEMBRE |
DALL’AVVENTURA ALLA SCIENZA
Storia e pratica di un percorso archeologico.
La mostra “Dall’Avventura alla Scienza” aprirà i battenti al pubblico il 17 aprile per chiuderli il 30 giugno. L'inziativa sarà organizzata dal Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino con il contributo della Città di Torino, della Compagnia di San Paolo, della Provincia di Torino e della Fondazione CRT.
L’esposizione, ospitata dalla Soprintendenza Archeologica per il Piemonte nella sede del Museo di Antichità di Torino, in via XX Settembre 88/C è stata pensata e sarà realizzata come un percorso che illustra al pubblico la storia, le trasformazioni e i traguardi dell’archeologia contemporanea, in particolare attraverso l’esperienza quarantennale e l’evoluzione del Centro Scavi. Un’evoluzione che ha avuto come cardine un’impostazione metodologica sempre tesa a garantire all’indagine sul passato una sicurezza scientifica e una relativa riduzione della casualità della scoperta.
Il museo archeologico di Torino mantiene la denominazione storica di Museo di Antichità per sottolineare la continuità di questa istituzione che risale al Settecento.
Le raccolte si formarono per volere di Emanuele Filiberto di Savoia a partire dal 1572 e furono incrementate dai suoi successori con acquisti di collezioni o di reperti provenienti da scavi che si stavano conducendo nel territorio del Regno Sardo. E’ costituito da due settori: nelle antiche serre di Palazzo Reale sono esposte le collezioni storiche; il nuovo padiglione sotterraneo, progettato dagli architetti Gambetti & Isola, ospita i materiali archeologici ritrovati in Piemonte.
Il museo conserva reperti archeologici, dalla preistoria fino al Rinascimento, provenienti da scavi condotti sul territorio piemontese e collezioni di antichità greco-romane e cipriote, etrusche, preistoriche e protostoriche, provenienti dall’Italia, dall’Europa continentale e dal bacino del Mediterraneo.
La sede espositiva è il contesto torinese più consono ai temi trattati nella mostra e ripropone una collaborazione realizzata quasi vent’anni fa per l’esposizione “La terra tra i due fiumi” sui temi delle ricerche del Centro Scavi in Mesopotamia.
I mezzi espositivi di questo percorso sono stati pensati per essere interattivi e utilizzabili dal pubblico. Il carattere didattico e divulgativo ha guidato la scelta di strumenti quali sussidi multimediali, ricostruzioni di contesti, plastici, riproduzioni, simulazioni informatiche, postazioni interattive, filmati, etc.
Questa impostazione metodologica ha anche guidato la scelta della geografia della mostra. Il percorso si snoda in due sezioni ben definite: l’avventura e la scienza, ovvero i momenti che rappresentano la cronologia stessa dell’evoluzione della scienza archeologica.
Il viaggio parte dai secoli passati, quando l’archeologia era ancora vissuta come un’avventura, una ricerca appassionata legata a storie e leggende lontane ambientate in luoghi esotici o poco esplorati; in tale contesto le fonti letterarie o il gusto del bello costituivano la sola guida della ricerca. In particolare, in questa prima tappa, vengono riproposte, grazie a scenografie e ricostruzioni, alcune delle più note e spettacolari scoperte dell’archeologia.
La seconda tappa è invece ambientata ai nostri giorni ed espone come nell’ultimo secolo l’archeologia si sia costituita come scienza, concentrandosi sugli ultimi decenni letti attraverso la lente dell’attività del Centro Scavi.
La sezione è articolata in tre momenti che fanno riferimento ai “luoghi” di una ricerca archeologica condotta con metodo scientifico: lo studio del territorio (Palmira, Cartagine, etc.), lo scavo e il rilievo (Selinunte, Beirut, etc.) e le analisi di laboratorio (Tortona, Mediliano, etc.). Accanto alla parte documentale, grazie a strumenti tecnologici, elaborazioni all’avanguardia della tecnica e dimostrazioni pratiche, vengono presentate al pubblico le attuali metodologie di indagine per la ricostruzione del quadro storico-culturale e della qualità di vita di società umane del passato. La mostra non presenta reperti, ma ha come elemento portante e innovativo il fatto di configurarsi come grande laboratorio interattivo di conoscenza e sperimentazione.
Fil rouge è naturalmente il territorio, inteso come libro da sfogliare a ritroso nel tempo, attraverso l’analisi scientifica e interdisciplinare degli scarti accumulatisi in esso, dal più piccolo frammento ceramico al più eclatante monumento.
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PIU’ IN DETTAGLIO:
I) L’Avventura
Questa prima sezione è dedicata al racconto di una serie di casi illustri a partire dalle scoperte settecentesche. Ovviamente non si intende utilizzare il termine avventura in senso dispregiativo, ma semplicemente per indicare la fase in cui l’interesse per l’antico aveva caratteristiche scientificamente meno codificate di oggi e le fonti letterarie o il gusto del bello costituivano la sola guida della ricerca.
I casi evidenziati sono Ercolano e Pompei, Troia e Micene, la scoperta della tomba di Tutankamon, il Foro Romano e i Fori Imperiali.
II) La Scienza
La seconda sezione della mostra non vuole offrirsi come manuale di metodologia archeologica, illustrare sistematicamente le categorie fondamentali dei reperti, dei loro contesti di conservazione e rinvenimento e dei metodi di ricerca applicabili, ma piuttosto mira a presentare alcuni significativi esempi degli attuali sistemi di indagine. Per questo è prevista la presentazione di alcuni casi specifici di studi condotti dal Centro Scavi in aree diverse.
I momenti fondamentali attraverso i quali si struttura questa seconda parte dell’esposizione e, naturalmente, si ricostruisce la successione del quadro culturale a partire dall’analisi del territorio, sono la raccolta sistematica di tutte le informazioni (attraverso ricognizione, telerilevamento, georeferenziazione e interfaccia con il SIT), lo scavo e il rilievo, l’analisi dei materiali (manufatti e resti biologici), la presentazione al pubblico del patrimonio (musealizzazione, valorizzazione, divulgazione in senso lato).
Ciascun momento sarà spiegato attraverso alcuni casi di studio (dal territorio al singolo reperto) su cui il Centro Scavi ha lavorato e sta tuttora conducendo ricerche:
- Per il territorio: i casi di Palmira e di Cartagine, indagati attraverso immagini da satellite, fotografie aeree, fotografie da bassa quota, riprese termiche, ecc. e il GIS archeologico.
- Per lo scavo e il rilievo: il caso dello scavo e del rilievo del tempio E sulla collina orientale di Selinunte; il rilievo e l’analisi tecnica del complesso del tempio M di Selinunte. Il caso di Beirut in Libano.
- Per il laboratorio: I manufatti. Il capitello del tempio ionico di Marasà a Locri, ricostruito, come esempio di analisi integrale del materiale, della tecnica di lavorazione della superficie, e quindi della potenzialità di comunicazione dell’oggetto, etc.
I resti biologici. Il lavoro sull’archivio biologico, con le analisi antropologiche e zooarcheologiche, le analisi palinologiche, pedologiche, paleobotaniche, ecc., per ricostruire le testimonianze dell’uso dell’ambiente da parte dell’uomo.
- Per la valorizzazione: i casi del Parco di Cartagine e quello del Museo della Città di Beirut.
(gf)
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