CAPOLAVORI D'ARTE DAL NEOLITICO ALLA DINASTIA TANG"
Sono stati circa 10 mila i visitatori nei
primi trenta giorni di apertura di "Cina antica. Capolavori
d'arte dal neolitico alla dinastia Tang", la mostra che
raccoglie dal 15 maggio scorso a Palazzo Madama, a Torino, parte
della collezione d'arte antica cinese della Fondazione Giovanni
Agnelli.
Tra i molti che hanno apprezzato le opere si contano turisti
tedeschi, francesi e spagnoli. Lunedi 24 giugno, festa di San
Giovanni, la mostra sara aperta dalle ore 10,00 alle ore 20,00.
Con l'esposizione di cinquanta opere realizzate
tra il neolitico e l'VIII secolo d.C., la mostra fornisce un
ampio panorama dell'arte antica cinese e rappresenta le trasformazioni
artistiche e i progressi tecnologici raggiunti nella lavorazione
della ceramica e del bronzo.
L'esposizione e realizzata dalla Citta di Torino in collaborazione
con la Fondazione Giovanni Agnelli e la Fondazione CRT - Cassa
di Risparmio di Torino; e stata curata dal Centro di Arti Asiatiche
e si avvale del coordinamento scientifico della sinologa Alexandra
Wetzel.
I reperti esposti nel Salone del Senato provengono generalmente
da tombe e mostrano il rilievo della dimensione della vita ultraterrena
nell'antica civilta sinica. Vasi di provviste, bronzi rituali,
armi e modelli che evocano la quotidianita e documentano l'importanza
sociale del culto
funebre nell'antica Cina, fornendo al contempo un'immagine variopinta
della societa e della cultura. Le terrecotte dipinte del neolitico,
provenienti dalla Cina nordoccidentale, sono esempi notevoli
dell'ampio repertorio decorativo astratto e ornamentale, che
talora si combina in modo
sorprendente con elementi figurativi, come nel caso del vaso
con una decorazione antropomorfa applicata. Dalla Cina orientale
provengono invece le prime ceramiche bianche.
Nelle tombe dell'eta del bronzo, i vasi rituali si trovano sempre
raggruppati in serie di tipologia e funzione diversificate, testimoniando
cosi dell'articolato sistema del culto degli antenati durante
la dinastia Shang (XVI-XI secolo a.C.). I bronzi in mostra sono
decorati con le maschere taotie, con animali stilizzati e con
elementi geometrici modulari.
L'epoca Zhou (XI secolo - 221 a.C.) conosce anche bronzi riccamente
istoriati con scene di caccia e di guerra, di leggende divine
e di storie umane, mentre le ceramiche dure coeve portano delle
decorazioni modulari impresse, ravvivate eccezionalmente da decorazioni
zoomorfe. La ristretta
ma significativa rassegna di armi consente un primo sguardo sull'ampia
raccolta della Fondazione Giovanni Agnelli: tre tipologie - spade,
asce e coltelli - fanno intuire la varieta delle tecniche di
lavorazione e la diversificazione dei modelli nelle varie tradizioni
regionali. La fondazione dell'impero cinese nel 221 a.C. inaugura
l'epoca millenaria delle dinastie, durata, attraverso molteplici
peripezie, fino al 1911. Dopo il grande sforzo unificatore della
breve dinastia Qin (221-206 a.C.), l'impero si consolida e si
rafforza durante tutto il lungo periodo dinastico degli Han,
distinto negli Han occidentali (206 a.C. - 8 d.C.) e negli Han
orientali (24-220 d.C.), separati da un breve interregno.Le arti
dell'epoca dimostrano grande estro creativo e notevole inventiva
stilistica. Spirali e volute, nubi e vortici si muovono tra le
figure reali o fantastiche, creando un unico spazio animato e
dinamico. Questi motivi, scaturiti dai progressi nella lavorazione
delle lacche, sono tracciati con sensibili tratti calligrafici
tanto sulle splendide ceramiche dipinte, di
cui il "vaso a bozzolo" rappresenta un esempio di straordinaria
rarita, quanto sui multiformi bronzi, dipinti o ageminati con
metalli preziosi.
Gli importanti progressi tecnologici e l'abilita degli artigiani
si evidenziano anche nel campo della manifattura della ceramica:
al periodo Han risalgono invetriature piombifere lucide nei colori
ambra, bruno e verde. Modelli ceramici in scala ridotta, che
rispecchiano la vita terrena,
costituiscono il nucleo della mostra: statue di animali esistenti
o immaginari, di servi e funzionari, di ballerine e giocatori,
di musici e cantastorie popolano le tombe dei ceti agiati di
epoca Han, protette da interi eserciti di fanti e militari a
cavallo. Verso la fine della dinastia, il potere centrale si
era fortemente indebolito a favore delle ricche famiglie di proprietari
terrieri, che non intendevano rinunciare ai propri beni terreni
nell'Aldila.
Il corredo delle loro tombe di famiglia rappresenta
la loro vita ed il loro ambiente durante quei tempi turbolenti,
dandoci notizia dei loro sistemi di difesa contro il banditismo
con le torri di vedetta, e dell'antico mondo contadino. Dopo
il crollo della dinastia Han seguirono piu di trecento anni di
divisioni interne, caratterizzate tuttavia, nel campo delle arti,
da un
impressionante sviluppo delle tradizioni ceramiche locali. Modellini
agricoli come gabbie con animali, cortili, forni o pollai si
trovano ancora nelle tombe delle grandi famiglie locali dell'epoca
dei Tre Regni e delle Sei Dinastie (220-589); i piu famosi sono
i modelli in gres a corpo duro
del III e IV secolo originari della Cina sud-orientale. Dagli
stessi forni provengono le cosiddette "urne per l'anima",
riccamente decorate con figure, animali ed elementi architettonici
modellati, in cui immagini provenienti dal repertorio buddhista
si accompagnano all'iconografia
tradizionale cinese di buon auspicio. Un certo sincretismo si
manifesta anche nella produzione delle ceramiche nella Cina nord-occidentale,
dove i sovrani d'origine straniera erano molto aperti nei confronti
di influssi provenienti dall'Asia centrale, dall'Iran o dal mondo
bizantino. Rosoni,
file di perle, palmette e medaglioni con figure danzanti documentano
il gusto dei cinesi per le decorazioni esotiche, che si protrae
fino ai periodi Sui (589-618) e Tang (618-907). Il cavallo, animale
al quale alcuni reperti esposti sono ispirati, aveva un ruolo
fondamentale nell'antica
Cina: oltre ad essere utilizzato come mezzo di traino o di trasporto
per privati o eserciti, rappresentava un vero e proprio status
symbol per i ceti alti. I cavalli piu veloci e piu belli, quelli
della valle di Ferghana
in Asia centrale, erano detti "cavalli celesti" e venivano
condotti in Cina gia ai tempi degli Han. Spoglio, sellato o bardato
a festa, il cavallo e senz'altro l'animale raffigurato con maggiore
frequenza, varieta ed entusiasmo, come si puo intuire dai vari
modelli in mostra. L'impero dei
Tang si estende al suo apogeo dalla Mongolia Interna fino all'Asia
centrale. La vita di corte, come ci narrano le statue ritrovate
nelle tombe, rispecchia il cosmopolitismo, la tolleranza e la
voglia di vivere dei Tang, la cui capitale, Chang'an, si trasforma
in questo periodo in una
metropoli di circa due milioni di abitanti, tra cui molti stranieri.
Modelli di gruppi di attori provenienti dall'Asia centrale, musici,
monaci di varie confessioni e una gran quantita di dame di corte
raccontano di questa vita lussuosa, che i nobili intendevano
proseguire nell'aldila, protetti dalle statue di guardiani della
tomba dalle sembianze terribili.
Questi protettori, cosi come tanti vasi multiformi, sono coperti
con invetriature piombifere "a tre colori", tecnica
speciale in uso esclusivamente nel periodo Tang. I capolavori
potranno essere ammirati fino al 29 settembre.
Il catalogo e stato curato da Alexandra Wetzel,
consulente della Fondazione
Giovanni Agnelli ed e edito dalla Citta di Torino.
La mostra e curata dal Centro di Arti Asiatiche
di Torino, presieduto da
Marcello Pacini.
Il progetto di allestimento e di Carlo Viano,
del Settore Beni Culturali e
Mostre della Divisione Servizi Culturali della Citta di Torino,
in
collaborazione con Guido Nicelli e Alessandra Serafini.
Periodo e orario di apertura:
fino al 29 settembre 2002
dal martedi al venerdi e la domenica dalle ore 10 alle ore 20
sabato dalle ore 10 alle ore 23
lunedi (eccetto i festivi) chiuso
Informazioni e prenotazioni gruppi tel. 011/442.9912
Per ulteriori informazioni e richiesta di
materiale fotografico:
- Ufficio stampa Comune di Torino, piazza
Palazzo di Citta, 1 - 10122
Torino dr. Gianni Ferrero - tel. 011/442.36.05 fax 011/442.2301
-
gianni.ferrero@comune.torino.it(g.f.)
Torino, 20 giugno 2002 |