Al termine della riunione odierna cui hanno
partecipato Città di Torino, Provincia di Torino, Coordinamento
permanente dei consorzi socio assistenziali della Provincia di
Torino, Coordinamento permanente dei consorzi socio assistenziali
della provincia di Cuneo, Consorzio socio assistenziale ovest
Ticino, Consorzio socio assistenziale Cossato Biella i partecipanti
hanno sottoscritto la seguente dichiarazione:
"A fronte di fortissime preoccupazioni
espresse e rappresentate in questi mesi da sindaci, assessori,
presidenti di consorzi socio-assistenziali rispetto all'applicazione
dei cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria, la
Regione è intenzionata - come anticipato nella lettera
di convocazione della riunione odierna - a procedere subito al
loro recepimento.
La riunione odierna, sollecitata da mesi e finalmente convocata
dagli Assessori Mariangela Cotto e Antonio D'Ambrosio, si è
subito conclusa per la pur giustificata assenza degli stessi
Assessori e per carenze logistiche.
Avevamo chiesto, senza successo, alla Regione e soprattutto
al Presidente Ghigo anche in quanto Presidente della Conferenza
Stato Regioni, di prendere un'immediata iniziativa per modificare
questo decreto.
Se non saranno posti correttivi, la sanità potrà
forse far quadrare i conti, ma scaricando sui cittadini e sugli
enti locali oneri insopportabili, minando alla base l'idea di
gratuità del Servizio sanitario nazionale e di garanzia
di cure per tutti e specie per i più deboli.
Oggi ribadiamo la richiesta di non approvare alcuna delibera
di recepimento prima di aver concertato con gli enti locali un
atto applicativo regionale, al fine di garantire ai cittadini
i servizi e assicurare al comparto socio-assistenziale risorse
umane e un preciso assetto organizzativo che i nuovi compiti
necessariamente richiedono.
Il DPCM sui Livelli Essenziali di Assistenza,
approvato dal Governo a fine novembre con il parere favorevole
delle Regioni e recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale,
introduce novità significative nel campo delle prestazioni
dove vi è un'integrazione (di operatori e di risorse)
tra servizi sanitari (assicurati dalle ASL) e servizi sociali
(assicurati dai Comuni).
Gli effetti che si prospettano risultano peggiorativi dell'attuale
realtà già carente nel garantire quote e servizi
sanitari per la sempre più ampia fascia di persone non
autosufficienti e affette da patologie croniche. Ad esempio,
le persone con problemi psichiatrici, le loro famiglie (o in
subordine i Comuni) dovranno pagare il 60% delle prestazioni
terapeutiche e socio-riabilitative. Non si prevedono più
compartecipazioni di tipo sanitario a favore dei disabili (salvo
per i gravi). L'assistenza al domicilio, anche per i dimessi
da ospedale, viene addebitata per il 50% agli utenti o ai Comuni.
Con il nuovo decreto si accollano dunque direttamente ai cittadini,
ed in seconda istanza ai Comuni, le spese per prestazioni fondamentali
per la tutela della salute che vengono evidentemente considerate
"accessorie" rispetto ai "livelli essenziali di
assistenza sanitaria". (p.c.)
Torino, 25 febbraio 2002 |