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COMUNICATO STAMPA
CORRUZIONE ALL'UFFICIO TECNICO DEL COMUNE DI TORINO: IL PROBLEMA, I RIMEDI

Questo pomeriggio a Palazzo civico, nel corso di una conferenza stampa, il direttore generale del Comune di Torino, Cesare Vaciago, ha illustrato le posizioni dell'Amministrazione in merito ai fatti di corruzione all'ufficio tecnico della Città.

Alcuni direttori lavori dell’ufficio tecnico del Comune di Torino sono indagati dalla Magistratura, insieme agli imprenditori che li hanno denunciati, per il reato di corruzione: avrebbero percepito somme di denaro da imprese appaltatrici, per avere, nei loro confronti, atteggiamenti compiacenti nella fase di esecuzione dei lavori.

L’indagine investe un arco temporale molto esteso (dal 1990 ad oggi) ed una popolazione indeterminata di Direttori dei lavori: gli elenchi che il Comune ha fornito su richiesta della Magistratura (di tutti i Direttori dei lavori che si sono susseguiti nei settori oggetto di indagine) contengono oltre 400 nominativi (200 ancora in forza), tutti potenzialmente esposti ai comportamenti corruttivi degli imprenditori. Solo l’indagine potrà dire quanti, fra questi, sono stati eventualmente corrotti e fino a che punto . Ad oggi la Magistratura ha proceduto all’arresto di 15 Direttori dei lavori (di cui 3 ancora detenuti) e non è compito, ovviamente, del Comune immaginare l’ampiezza e la durata dell’indagine stessa.

E’ bene, però, che l’opinione pubblica sia avvertita del fatto che quella in corso è una indagine, lunga e complessa che, procedendo, ovviamente, per approfondimenti e rimandi successivi, è destinata a generare "picchi" (di informazioni di garanzia o di arresti) scaglionati nel tempo: presentare questi "picchi" come "nuovi" scandali, anziché come sviluppi dell’inchiesta in corso, è, evidentemente, fuorviante.

Altrettanta chiarezza deve essere fatta sulle azioni che l’Amministrazione ha il dovere di compiere in questo frangente.

Le azioni si articolano in 2 gruppi: verso il passato (=come operare nei confronti delle vicende oggetto di indagine e del personale indagato) e verso il futuro (= come agire perché il reato non possa più ripetersi).

Verso il passato le azioni possibili sono essenzialmente cinque:

Collaborare nel modo più professionale con la Magistratura, mettendo a sua disposizione tutti gli elementi necessari per espletare l’indagine più completa possibile, nei modi e nei tempi richiesti (certamente la Città si costituirà parte civile, fin dall’udienza preliminare)

Sospendere il personale indagato per il periodo della detenzione con successivo reinserimento in servizio (salvo obiezioni degli inquirenti), in settori diversi da quelli oggetto di indagine (la sospensione non può essere prorogata indefinitamente, se non interviene il rinvio a giudizio);

Attivare, nei confronti del personale stesso, un procedimento disciplinare, i cui sviluppi dovranno tararsi su quelli dell’inchiesta penale, ma privando da subito, quelli che lo avevano, dell’incarico fiduciario di "quadro" (3 unità) (nessuno può licenziare o punire fino a che tutti gli elementi essenziali dell’indagine sono solo in possesso degli inquirenti);

Esprimere ferma condanna per i reati contestati, particolarmente odiosi perché danneggiano l’immagine di una categoria onesta e dedita – con tenacia – al proprio dovere verso la Città;

Conservare insieme, i nervi saldi (perché la stragrande maggioranza dei lavoratori onesti e devoti non si senta in balia di una guida incerta) e evitare controproducenti fughe in avanti, in una impossibile competizione con la Magistratura nella "caccia al corrotto".

Queste azioni "verso il passato" (non molte, in verità, perché qui l’indagine penale guida gli eventi, e l’amministrazione non può che seguire) sono state tutte condotte con completezza, con professionalità, e con serietà, senza indulgenza e senza confusioni: i colpevoli, se lo sono, sanno che saranno colpiti senza nessuna pietà; gli innocenti, la stragrande maggioranza, non sono stati mai lasciati soli di fronte a generalizzazioni calunniose.

Le azioni verso il futuro (per evitare la ripetizione del reato) hanno carattere gestionale, e sono più numerose e complesse. Per apprezzarne la portata, bisogna sforzarsi di comprendere come i fatti corruttivi abbiano potuto aver luogo, e intervenire, perciò, sulle cause del fenomeno. Alcuni ritengono che interrogarsi sulle cause del male lo propaghi o lo giustifichi: accusare i medici per le pestilenze è stato di moda sempre, ma non mi pare una tendenza da incoraggiare. Le cause del fenomeno corruttivo sono, essenzialmente, di 5 tipi, interconnessi tra loro:

8.1 Predilezione, da parte della dirigenza, per la "stabilità" dei direttori dei lavori, con la conseguenza di averli più esperti, ma più esposti ad una "familiarità" – potenzialmente inquinante – con le imprese controllate (spesso le stesse, per effetto dei meccanismi "Merloni" oggetto di parallela indagine della Magistratura)

8.2 Elevato carico di lavoro sul singolo direttore dei lavori, con conseguente attenuazione dei controlli ;

8.3 Spostamento di risorse dalla forza ispettiva a quella operativa (con minori rischi, per il controllore, di essere controllato);

8.4 "lontananza" del dirigente dal direttore di lavori, che si è trovato solo di fronte all’impresa, per effetto della rigida separazione delle competenze introdotte dalla stessa Legge Merloni;

8.5 Incrinamento, anche per carenze di formazione/informazione, della professionalità, che è fatta anche di cultura etica e normativa, e della motivazione (anche per la oggettiva difficoltà, per la categoria, di avere percorsi di carriera).

Bastano queste "cause" a spiegare la corruzione? No: gli onesti (la stragrande maggioranza) non sono corruttibili. Ma bastano a spiegare la tentazione: e allora bisogna rimuoverle.

La Direzione ha attivato un sistema complesso di provvedimenti mirati a realizzare:

10.1 La rotazione del personale interessato: è già stata completata per i dirigenti tecnici dei Lavori Pubblici (4 unità) e per tutti i direttori lavori e assistenti (29 unità) del suolo pubblico( il settore più colpito dall’indagine in corso) nonché per 36 Direttori lavori e assistenti del Verde; è programmata nel 2003, su 3 scaglioni, per tutti i direttori lavori (200 unità in forza) dei Lavori Pubblici e dell’urbanistica;

10.2 La riduzione dei carichi di lavoro (nonostante la drammatica urgenza delle opere) attraverso nuove assunzioni di tecnici e la riduzione all’importo minimo per la collaudazione delle Opere da parte dello stesso Direttore dei Lavori con collaudo a professionisti esterni per tutti i lavori di importo superiore.

10.3 Il potenziamento dell’Ispettorato Tecnico, con l’inserimento di un nuovo responsabile e una forza di controllo e verifica dei LL.PP. raddoppiata.

10.4 L’aumento delle responsabilità dei dirigenti, richiamati in modo pressante, ad un ruolo attivo di supporto e controllo dei direttori sottordinati.

10.5 L’avvio della consultazione interna al comparto LL.PP. sulle problematiche di applicazione della Legge Merloni del suo regolamento e delle modifiche organizzative attese.

Il varo di un intervento di formazione (sulla normativa e sull’etica professionale) che, già avviato per il settore suolo pubblico, sarà esteso entro febbraio a tutta la popolazione interessata con 3 obiettivi:

riempire un vuoto culturale della categoria;

fornirle una base di partenza anche per una crescita professionale;

raccoglierne i suggerimenti e le indicazioni per una rifondazione organizzativa ancora più vasta.

11. Basterà tutto questo per "estirpare" la corruzione? La corruzione, componente minoritaria, ma sempre presente nell’animo umano, non è estinguibile (come, per fortuna, neppure l’onestà). Ma questo particolare reato di corruzione, così come l’indagine della Magistratura lo ha scoperto e continua a individuarlo nel passato, già oggi è diventato piuttosto difficile da perpetrare.(e.v.)

Torino, 28 novembre 2002

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