Sono stati ricordati in Sala rossa, questa
mattina, Carlo Casalegno e i primi torinesi caduti sotto i colpi
del terrorismo, venticinque anni fa. Alla cerimonia hanno partecipato,
oltre a numerose autorità, i familiari di molte delle
vittime.
E stato il presidente del Consiglio
Mauro Marino ad aprire la cerimonia, ricordando "le 400
vittime del terrorismo nel nostro Paese ed in particolare quelle
che furono le prime vittime torinesi, nel 1977: oltre a Carlo
Casalegno, vicedirettore de "La Stampa", lo studente
Roberto Crescenzio, il presidente dellordine degli avvocati
Fulvio Croce e lagente di PS Giuseppe Ciotta". "La
nostra presenza in Sala rossa, che è un simbolo delle
istituzioni democratiche, - ha sottolineato Marino è
una testimonianza in difesa dei valori fondamentali come il senso
delle istituzioni e dello Stato, oltre che un gesto doveroso
verso la memoria delle vittime e il dolore dei loro congiunti".
Il presidente ha poi annunciato lintenzione
di pubblicare, nella serie storica degli Atti consiliari, un
volume con il resoconto dei dibattiti in Sala rossa sulla lotta
al terrorismo svoltisi in quegli anni.
Maurizio Puddu, presidente dellAssociazione
italiana vittime del terrorismo, a sua volta ferito nel corso
di un attentato, ha rievocato il calvario di dolore e di difficoltà
di tante famiglie, affermando: "Non attendiamo vendette
ma risposte concrete. Le cerimonie, per quanto giuste e di valore,
non bastano". Puddu ha ancora sottolineato, a proposito
del dibattito in corso nel Paese: "Date lamnistia
a chi volete, ma non ai terroristi assassini".
Arrigo Levi, allepoca direttore de "La
Stampa", ha voluto ricordare " un Carlo Casalegno orgoglioso
di essere un giornalista e di essere un torinese" evidenziando
come chi gli sparò "ebbe contro di sè tutta
la città, che si sentì colpita in prima persona".
"Allora - ha aggiunto Levi -non dubitammo mai dellesito
della battaglia tra la società civile, unita intorno alle
istituzioni, e pochi esaltati violenti".
Battaglia rievocata anche da Diego Novelli,
allora sindaco del capoluogo subalpino: "Il motto degli
antifascisti di Giustizia e Libertà, tra i quali era stato
lo stesso Casalegno, era <<Non mollare>> e Torino
lo fece proprio nellimpegno contro il terrorismo, senza
cedere allemotività, senza invocare la pena di morte
o sbrigativi provvedimenti giudiziari al di fuori della legalità
repubblicana. Se tutto ciò è stato possibile, se
la città ha resistito, si deve soprattutto a uomini come
Carlo Casalegno."
Sono quindi intervenuti Giorgio Calcagno,
che ha ricordato come da Casalegno " vengano due grandi
lezioni per i giornalisti: limportanza della chiarezza,
come necessità di comunicazione ma anche come dovere morale,
e il senso del tempo, del rapporto fra storia e cronaca dellimmediato",
e Marcello Sorgi, che ricordando la "battaglia senza assalti
e senza trincee" ha rammentato "quanto fossero giovani
alcuni di quegli assassini, alcuni dei quali erano stati i nostri
compagni di scuola, i nostri amici." "Le riforme civili
e la democrazia, unica regolatrice dei conflitti attraverso il
dialogo, furono sino allultimo al centro delle preoccupazioni
di Casalegno" ha aggiunto il direttore de "La Stampa".
Un messaggio di Luciano Violante ("I
sopravvissuti, di fronte a coloro che sono caduti per ragioni
ideali, hanno il dovere di proseguire nel loro impegno")
ha preceduto lintervento di Giuseppina De Santis, in rappresentanza
della Provincia di Torino ("La lezione di Casalegno è
che dobbiamo essere capaci di comprensione verso scelte non condivise
ma senza fare confusione, distinguendo il giusto dallo sbagliato
e il diritto al dissenso dalla connivenza"). Cristiano Bussola
per la Regione Piemonte ha poi detto che "coloro che sono
caduti sotto i colpi dei terroristi sono stati vittime di una
violenza cieca e col loro sacrificio hanno contribuito a costruire
la democrazia".
Ha infine preso la parola il sindaco Sergio
Chiamparino. "E una cerimonia per non dimenticare"
ha esordito il primo cittadino , che ha voluto rimarcare "La
memoria è un dovere verso le vittime e verso i loro congiunti
ma è anche un dovere civile da parte di chi ha responsabilità
pubbliche. E una condizione per costruire il futuro".
"Oggi la politica mondiale ruota intorno
al problema del terrorismo ha aggiunto il sindaco
e del resto gli omicidi di Massimo DAntona e Marco Biagi
ci ricordano che anche nel nostro paese non è stato completamente
sradicato. Per questo Torino deve ricordare, per riflettere,
per far sì che la politica sappia affrontare con le armi
giuste la minaccia terroristica". "La democrazia è
senza aggettivi, è un terreno che discrimina: la politica
non può delegare alla giustizia ciò che non è
in grado di risolvere " ha affermato Chiamparino, segnalando
come "la politica non sia ancora riuscita a ricostruire
un giudizio storico corretto e complessivo su quellepoca."
"Torino oggi vive difficoltà diverse
da quelle di allora ha concluso il sindaco ma oggi
dobbiamo attingere alle forze, ai comportamenti, alle culture
che 25 anni fa furono determinanti per combattere il terrorismo.
Da quella piazza affollata di torinesi, subito dopo lattentato
a Carlo Casalegno, cominciò una svolta storica. La nostra
città deve fare riferimento a quelle energie, a quegli
atteggiamenti che allora prevalsero. Noi faremo uno sforzo in
questo senso, e Torino ce la farà".(c.r.)
Torino, 28 novembre 2002 |