Questa mattina, in sala delle Colonne a Palazzo
Civico, l'assessore Stefano Lepri ed il vicepresidente della
Compagnia San Paolo Giovanni Zanetti hanno presentato il bilancio
del primo anno di attività della Comunità di pronto
intervento per madri con bambino.
"Nonostante una visibile diminuzione della popolazione residente
e la rete di interventi attivati nella Città, si riscontra
- ha dichiarato Lepri - il permanere di un significativo livello
di disagio sociale dimostrato da alcuni indicatori i cui valori
rimangono stabili o addirittura risultano in aumento (es. dispersione
e mortalità scolastica, provvedimenti dell'Autorità
minorile sia in ambito civile che penale, inserimenti in strutture
residenziali per minori, richieste di ricovero in istituti per
disabili ed anziani non autosufficienti ecc.).
In relazione alle donne in difficoltà, le problematiche
principali sono caratterizzate da rapporti conflittuali nella
relazione di coppia che spesso coinvolgono anche i figli e in
alcuni casi comportano la necessità di un intervento immediato
che protegga la donna e i figli da situazioni di grave pregiudizio
e pericolo.
Un indicatore, certo parziale ma significativo, è costituito
dal numero di donne sole o con figli ospitate presso strutture
a gestione diretta dell'Ente pubblico, del privato sociale accreditato
e del volontariato.
Da un lavoro di ricerca svolto dal "Coordinamento Madre
Bambino", gli interventi di accoglienza residenziale effettuati
nel 2001 sono stati per 126 donne e i loro 155 figli.
A questi dati occorre aggiungere quelli relativi ad altre strutture
che non fanno capo al coordinamento.
Le strutture che accolgono attualmente Madre/Bambino, a cui si
rivolgono i Servizi sociali, sono 21 di cui: 4 pubbliche a gestione
diretta della Città di Torino, 10 accreditate, 1 in appalto
di pronto intervento, 6 del volontariato.
La comunità di pronto intervento (struttura che mancava
nella rete dei servizi offerti dalla Città) gestita dalla
cooperativa sociale "Frassati" si è subito caratterizzata
come struttura versatile in grado di ospitare contemporaneamente
6 adulti e 7 bambini di età compresa tra 0 e 12 anni.
Ha anche accolto mamme con problemi sanitari, sia di tipo fisico
sia virale, alle quali sono state riservate, a tutela delle altre
ospiti, ambienti dotati di servizi igienici autonomi.
L'attività è iniziata il 14 agosto 2001 : le donne
ospitate ad oggi sono state 15 e 17 i minori.
La permanenza media si aggira tra i 30/60
giorni, solo in alcuni casi la permanenza si sta prolungando
per l'attesa di provvedimenti dell'Autorità Giudiziaria.
Le motivazioni per l'inserimento sono state: per 4 mamme (maltrattamenti
da parte del partner) per 3 (verifica della competenza genitoriale
disposta dall'Autorità Giudiziaria) per 6 (motivi abitativi
ed economici) per 1 ( mancanza di fissa dimora in stato di gravidanza
avanzato)
L'inserimento immediato nella comunità ha consentito ai
servizi sociali, di fare una verifica dei problemi che hanno
determinato l'allontanamento da casa, evitando separazioni traumatiche
per i figli e garantendo un supporto immediato di contenimento
dell'ansia della donna in difficoltà. Con lei è
stato programmato il suo futuro.
Le soluzioni ad oggi sono state: per 3 il rientro in famiglia,
per 4 il trasferimento in altre strutture di tipo educativo,
per 2 è previsto un inserimento in strutture di autonomia
(a quest'ultima soluzione la Città si sta attrezzando
accreditando strutture che offrono tale servizio), per 1 l'allontanamento
dei bambini dalla madre (provvedimento disposto dall'Autorità
Giudiziaria), per 3 ci sarà un ulteriore periodo di osservazione
delle capacità genitoriali.
I problemi che si sono dovuti affrontare nella gestione di questo
tipo di comunità sono stati di carettere socio-culturale,
soprattutto per le donne extracomunitarie; le patologie psichiatriche;le
situazioni conflittuali e violente con il partner; il disorientamento
della donna rispetto alla società e l'isolamento emotivo
e/o materiale che ha reso conflittuale l'adattamento ad una situazione
di tipo comunitario.
Gli interventi in situazioni conflittuali hanno richiesto diverse
volte la presenza di operatori dei servizi centrali che sono
intervenuti per "sollevare" gli operatori della comunità
da responsabilità di tipo anche decisionale quale l'allontanamento
con la forza pubblica di donne con problematiche psichiatriche
che mettevano a repentaglio la sicurezza delle altre ospiti,
litigi tra le mamme, ecc.
Gli interventi educativi predisposti dalla comunità e
dagli operatori sono stati in primo luogo quelli di attenzione
e comprensione verso le peculiari esigenze emotive della donna
e l'incoraggiamento all'uso delle risorse personali e dei supporti
che la rete dei servizi mette in atto.
La comunità risulta inoltre un valido "filtro"
rispetto ad interventi successivi alla pronta accoglienza, -
ha concluso l'assessore Lepri - fornendo agli Enti competenti
dati ed osservazioni che aiutino ad intravedere percorsi futuri,
risorse, possibilità e disponibilità a supporto
della fase di transizione"(p.c.)
Torino, 11 luglio 2002 |