La facciata, i tetti e la sala
Matrimoni di Palazzo civico saranno sottoposte a interventi di
restauro. La Giunta comunale ha approvato stamani una delibera
(n. 2001 07117/30) che stanzia tre miliardi e settecento milioni
per effettuare opere di risanamento e manutenzione dello storico
edificio sede di Giunta, Consiglio e uffici comunali.
Nel dettaglio, gli interventi programmati consistono nella tinteggiatura
della facciata, nella ricostruzione di capitelli e parti lapidee
(negli ultimi anni si sono verificati diversi distacchi soprattutto
in prossimità del grande balcone che si affaccia sulla
piazza Palazzo di Città) e nel rifacimento di una parte
del tetto, intervento quest'ultimo indispensabile per effettuare
successivamente le operazioni di restauro dello scalone d'onore.
Nella zona aulica del Palazzo edificato nella seconda metà
del Seicento ad opera dell'architetto Lanfranchi, saranno effettuate
anche piccole opere di messa a norma, completato il sistema antincendio,
tinteggiati i corridoi e restaurati i serramenti delle sale Marmi.
Anche la sala Matrimoni, dove fino a qualche anno venivano celebrate
le unioni civili, sarà rimessa a nuovo con lavori di tinteggiatura
e restauro.
Gli ultimi interventi di risanamento conservativo compiuti nella
parte aulica di Palazzo di Città risalgono ad oltre 10
anni fa.
<<Palazzo civico, e soprattutto lo scalone e la facciata
d'onore, - sottolinea l'assessore al Patrimonio, Paolo Peveraro
- rappresentano per la nostra città un vero e proprio
biglietto da visita: una carta di presentazione antica e prestigiosa
che, con oltre trecento anni di vita, necessita di un'attenzione
particolare e di interventi conservativi programmati al fine
di evitare situazioni di degrado, soprattutto nella parte aulica
dell'edificio>>.
In tema di interventi di manutenzione,
la Giunta comunale ha approvato stamani anche una delibera (n.
2001 07135/30) che impegna la somma di due miliardi e novecento
milioni per effettuare lavori manutenzione straordinaria nello
stabile di piazza Palazzo di Città 7, ex sede di uffici
giudiziari.
Gli interventi in questa struttura riguardano la realizzazione
di impianti ascensore e antincendio, di una nuova scala di sicurezza,
di messa norma degli impianti elettrici, di pavimentazione e
tinteggiatura dei locali destinati ad ospitare alcuni uffici
comunale al posto di quelli della Procura trasferiti presso il
nuovo Palazzo di Giustizia di corso Vittorio Emanuele.
A proposito di restauri, nei
prossimi giorni saranno avviati i lavori sulla facciata di Palazzo
civico lungo la via Garibaldi. (m.g.)
Torino, 28 agosto 2001
NOTA STORICA SU PALAZZO DI
CITTA'
Dopo secoli di peregrinazioni, durante i quali il Comune di Torino,
privo di una sede adeguata nella quale si potesse riunire il
consiglio, amministrare la giustizia e conservare le carte, trovò
di volta in volta ospitalità presso le residenze di importanti
famiglie cittadine o in altre sedi occasionali, soltanto nel
1472 lamministrazione comunale si insediò definitivamente
nellarea in cui ancor oggi sorge il Palazzo civico.
In quellanno, infatti, venne acquistato un edificio che
costituì il punto davvio di un processo con cui,
attraverso successive acquisizioni che si protrassero fino a
tutto il Settecento, lintero isolato prospiciente lantica
piazza del mercato venne riplasmato come sede comunale.
Benché un raro documento iconografico ci consenta di percepire
quale aspetto potesse avere ledificio cinquecentesco, frutto
a sua volta di radicali interventi edilizi sulla sede primitiva,
il nucleo principale e più antico dellattuale Palazzo
civico è costituito dalledificio progettato dallarchitetto
ducale Francesco Lanfranchi, costruito tra il 1659 e il 1663
e inaugurato in occasione delle nozze fra il duca Carlo Emanuele
II di Savoia e Francesca dOrléans. Esso fu concepito
come un tipico palazzo nobiliare, in cui gli elementi fondamentali,
quali il portico, lo scalone, il salone e il cortile donore,
sono caratterizzati da una marcata aulicità.
Con altrettanta attenzione Emanuele Tesauro, letterato di corte,
studiò gli apparati decorativi per linterno. Il
salone centrale, che deve il suo aspetto attuale a un intervento
ottocentesco, fu originariamente affrescato con episodi relativi
ai primordi mitologici della città e alla sua storia civile
e religiosa. Accanto a esso si trovava la sala ove si svolgevano
i consigli ("Sala delle Congregazioni"), il cui impianto
decorativo, conservatosi nelle sue parti fondamentali sino a
oggi, risulta altamente metaforico. In esso compaiono infatti
allegorie e storie bibliche riferentisi alle virtù del
vivere civile. Tale impianto culminava nel grande dipinto allora
collocato al centro del soffitto, avente come soggetto Ego Sapientia
habito in Consilio, trasferito in seguito nella nuova sala del
Consiglio e sostituito da una raffigurazione de La Fede e la
Virtù vincono leresia. Nellultima sala aulica
del piano nobile ("Sala del Sindaco"), posta allaltro
lato del salone donore, le decorazioni pittoriche furono
dedicate invece alla celebrazione del Miracolo dellOstia,
intendendosi così esprimere la particolare devozione di
cui il Corpus Domini era oggetto da parte della città.
Le profonde trasformazioni urbanistiche settecentesche, nonché
le accresciute esigenze dellamministrazione civica, modificarono
radicalmente le strutture del palazzo e il rapporto fra questo
e il contesto urbano circostante. A partire dal 1756 il riassetto
della zona circostante, opera dellarchitetto regio Benedetto
Alfieri, inserì ledificio lanfranchiano, che in
precedenza spiccava, entro una piazza di forma irregolare, fra
edifici di scarso rilievo architettonico, in una scenografia
ordinata e simmetrica, centrata sulla fuga prospettica da piazza
Castello. Laggiunta di due campate per ogni lato della
facciata, di stile intermedio fra la porzione preesistente e
i nuovi edifici circostanti, determinò una fortissima
saldatura fra il palazzo e la piazza e consentì inoltre
una più funzionale configurazione degli spazi interni,
con laggiunta a sud nel 1758 della nuova Sala del Consiglio,
fin dallorigine tappezzata di velluto cremisi, plafonata
in legno, corredata di banchi, impreziosita da dorature e da
altri ornamenti sotto il controllo dello stesso Alfieri.
Nel 1788, con il completamento delle facciate verso nord e verso
ovest, ad opera di Filippo Castelli, si chiuse il processo di
ampliamento del Palazzo di Città, che occupava ormai lintero
isolato denominato di san Massimo.
Non tutti gli spazi del vasto edificio erano però destinati
allAmministrazione civica: accanto agli uffici propriamente
comunali e ai servizi connessi, quali larchivio, larmeria,
la spezieria per i poveri, la cappella per i decurioni, trovavano
spazio altri uffici che per tradizione vi erano ospitati, come
il Vicariato, la Giudicatura, lInsinuazione, il Magistrato
del Consolato, le Scuole, nonché, infine, numerosissimi
affittuari privati, che introducevano sotto i portici e nei cortili
del palazzo le vivaci note delle attività commerciali
e artigianali: librai e calzolai, acquavitari e minusieri, speziali
e tappezzieri tenevano bottega al piano terreno e molti di essi
abitavano i piani superiori del palazzo; qui risiedevano anche,
talora in appartamenti di notevole ampiezza e secondo una gerarchia
determinata dal livello del piano, nobili, professionisti, ecclesiastici
e funzionari pubblici.
Con il periodo francese iniziò una lenta ma inesorabile
diminuzione degli spazi destinati allaffitto, con il loro
microcosmo variegato e curioso. Il dilatarsi degli uffici comunali
conseguente alla crescita demografica della città e alla
riorganizzazione dellapparato amministrativo, nonché
la scomparsa di antiche magistrature e istituzioni determinarono
la progressiva occupazione dellintero edificio da parte
dei funzionari cittadini.
LOttocento vide anche gli ultimi significativi interventi
sul Palazzo, che modificarono la fisionomia delle decorazioni
e degli arredi e laffaccio sulla piazza, introducendo tipici
elementi del gusto neoclassico. Il principale rifacimento riguardò
il salone centrale che, in sintonia con i festeggiamenti per
il ritorno del re Vittorio Emanuele I, fu rivestito di marmi
(da cui il nome di "Sala dei marmi" con cui esso viene
attualmente designato) e decorato con un monumento equestre del
sovrano (opera di Giacomo Spalla) a ricordo del "trionfale
ingresso del monarca". Ulteriori interventi riguardarono,
fra gli altri, il portico dingresso, ristrutturato e arricchito
dalle statue di Carlo Alberto, opera di Luigi Cauda, e di Vittorio
Emanuele II, opera di Vincenzo Vela. |