A partire dalle 9,00 di questa mattina, presso gli uffici del Settore Commercio del Comune, gli impiegati hanno proceduto ad accogliere le domande per l'apertura in città di 70 nuovi esercizi pubblici per la somministrazione di alimenti (bar e ristoranti), così come stabiliva l'ordinanza municipale pubblicata poco più di un mese fa.
Le operazioni per l'accoglimento delle istanze, in tutto quelle contate fino alle 15,40 di questo pomeriggio sono state 125, si sono svolte in perfetta regolarità ed in forma pubblica. Ora le pratiche saranno istruite ed entro il termine dei prossimi 60 giorni si potranno conoscere i nomi degli imprenditori a cui verranno rilasciate - dopo il vaglio una per una delle domande da parte della Commissione esercizi pubblici - le 70 autorizzazioni.
Il numero contingentato delle autorizzazioni che saranno rilasciate - come già era accaduto nel 1995 quando l'Amministrazione Comunale aveva offerto la possibilità dell'apertura di un certo numero di bar e ristoranti - ha creato da poco più di una settimana sotto gli uffici comunali di via Garibaldi una coda di persone in attesa di depositare le domande.
Ciò non si deve ad una negligente volontà organizzativa dell'Ente Locale, ma all'obbligo del rispetto della legge 287/1991, attraverso cui il legislatore ha disposto che le domande per la concessione di un'autorizzazione all'apertura di un esercizio pubblico debbano "essere esaminate dalla Commissione competente in base all'ordine cronologico di presentazione".
Circa il fatto che taluni dei cittadini in coda disponessero di più di una domanda, ciò è consentito - come conseguenza diretta - da una delle leggi Bassanini sullo snellimento delle procedure amministrative. Tale strumento dispone infatti che a depositare la domanda possa anche non essere direttamente l'interessato che richiede l'autorizzazione e neppure la sua firma in calce necessita di autentica, essendo richiesta l'autocertificazione, ai sensi della legge 15/1968.
Pertanto l'Amministrazione Comunale, pur riconoscendo le difficoltà di chi è rimasto in coda per giorni, ribadisce che nulla poteva essere fatto a disciplina di una procedura che la legge ribadisce in maniera chiara e univoca.(g,f,)
Torino, 4 gennaio 1999