I RAGAZZI DEL FERRANTE APORTI
Diciotto maschi. Sette femmine. Dietro alle "sbarre". Novantaquattro assistiti dal servizio sociale dei minori fuori dal carcere, di cui: 28 messi alla prova, 16 prescrizioni, 12 permanenze in casa, 4 semidetenzioni, 14 libertà controllate, 7 affidamenti in prova, 3 libertà vigilate, 12 in comunità. Età: dai 14 ai 18 anni. Questo è il quadro di oggi del Ferrante Aporti, il carcere minorile di Torino.
Ragazzi difficili, ragazzi di strada, coinvolti da gruppi criminali che li strumentalizzano, ma privi di mentalità criminale.
"Nella media annuale, - dichiara Bruno Costa del servizio tecnico del carcere- il 45% sono giovani italiani, il 55% extracomunitari. Il 35% sono gli indagati torinesi, 53% quelli provenienti da Genova, 12% invece giungono da altre autorità giudiziarie.
I definitivi per Torino sono l'11,10%, per Genova il 55,60% ed il 33,30% per le altre autorità giudiziarie".
Ragazzi, dunque, non solo di Torino ma anche di altre città, poiché al Nord le carceri minorili per i maschi sono solo, oltre a Torino, a Milano, a Bologna e a Treviso; per le femmine a Torino e Milano.
"I reati più comuni per i maschi - afferma il direttore del Centro giustizia minorile, Giovanni Truscello - sono lo spaccio per i marocchini, il furto per slavi e nomadi, la rapina per tutti. Rari i reati di devianza minorile come l'omicidio, le lesioni e la violenza carnale. Per le femmine si tratta di furto o rapina.
Il fenomeno stranieri poi nasce con la forte immigrazione all'inizio degli anni Novanta. Abbiamo avuto però - continua Giovanni Truscello - una flessione dei ragazzi residenti a Torino che commettono reati. Si è passati dal 48% del 91, al 53% del 92, al 45% del 93, al 40% nel 94, alla punta minima del 26% nel 95, con una risalita del 36% nel 96. Questi dati sono significativi perché dimostrano la validità dell'impegno dei servizi sociali territoriali. Pochi anche i recidivi. "
Nel '97 sino ad oggi, hanno varcato la soglia dell'Istituto di pena minorile (IPM) 162 ragazzi, mentre 196 sono entrati al centro di prima accoglienza (CPA), circa 550, invece, gli interventi dei servizi sociali del carcere; tutti fanno parte della struttura del Ferrante Aporti. Ma è il centro di custodia preventiva del carcere , CPA, che si occupa di fermati, arrestati, indagati per i quali l'autorità giudiziaria deve dare un verdetto entro i 90 giorni.
E molteplici sono le iniziative, nate dopo la rivolta dell'istituto di pena minorile del 1977, per dare a questi ragazzi basi di comportamento, una formazione professionale, inserirli nel mondo del lavoro.
C'è il progetto ITACA che in collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia, il Centro di giustizia minorile e il Tribunale dei Minori con i rispettivi servizi sociali uniti all'aiuto dei servizi sociali del Comune lavorano su questi ragazzi completamente sradicati e per la maggior parte con un passato e un presente di tossicodipendenza.
C'è anche, e fa parte del progetto ITACA, un'attività di primo ingresso per il Lotto 7 all'interno dell'Istituto di Pena Minorile affidato alla cooperativa giovanile K2.
Si tratta di informare i giovani sulle risorse presenti nell'Istituto e vista la presenza di diverse etnie si cerca di favorire la relazione e l'integrazione fra le culture, educare alla tolleranza e al rispetto dell'altro, al riconoscimento della diversità come valore. Poi esiste un corso sull'informazione di quali malattie si possono contrarre in quest'ambiente che sono: scabbia, pediculosi, tinia, epatiti, aids.
In un secondo tempo vengono creati dei laboratori di attività preprofessionali di decorazione e muratura, meccanica, di arte bianca per finire con le attività sportive preserali: calcetto, pallavolo, pallacanestro.
Intanto il progetto Itaca si occupa dei ragazzi che fruiscono della "messa alla prova" o di altre misure alternative previste dal nuovo codice di procedura penale del'88.
Casa di correzione il Ferrante, è brutto; casa di rieducazione per il reinserimento sociale, è meglio; però è sempre finire dietro alle "sbarre".
C'è chi impara la lezione e questa rimane nella vita un'esperienza negativa, da non ripetersi.
Chi, invece, reinserito nel suo contesto familiare e sociale, continua, e in questo caso le "sbarre" tornano a comparire.
I costi salgono alle 300 mila lire al giorno per l'IPM e 400 per il CPA per ciascun ragazzo. Poco o tanto forse, nulla se viene raggiunto il fine di non far aprire per questi giovani le porte delle Vallette o di altre carceri.
E per migliorare, trovare nuove strade, riformulare il progetto ITACA, l'11, il 12 ed il 13 dicembre a Torino si terrà un convegno a livello nazionale dove interverranno i giudici Caselli e Violante.
Il tema sarà: "Dov'è l'uscita? Le trasgressioni dei giovani. Attori, vittime, sicurezza urbana. Le politiche della Città dentro e fuori le carceri minorili".(a.g.)
Torino 27 agosto 1997