La London Symphony Orchestra è la più antica orchestra
londinese ed è stata la prima in Inghilterra a gestirsi
in piena autonomia. Fondata nel 1904, l'Orchestra ha lavorato
con celebri direttori quali Hans Richter, Arthur Nikisch e, più
recentemente, André Prévin e Claudio Abbado. Michael
Tilson Thomas è stato direttore dal 1988 e Sir Colin Davis
gli èsucceduto nel 1995. Negli ultimi anni la LSO si è
costruita una reputazione che non ha rivali per eccellenza e
innovazione. Queste caratteristiche le sono state riconosciute
attraverso l'assegnazione del primo Philarmonic Society Orchestral
Award e del Classical Music Award dell'Evening Standard per "Superlativa
Performance d'Ensemble", per due anni consecutivi. Dopo
aver eletto come propria sede il Barbican Centre nella City londinese,
la LSO ha pionieristicamente lanciato festival multidisciplinari,
elevandoli a eventi di centrale importanza nella vita culturale
della città. I più recenti successi, acclamati
dalla critica, comprendono i concerti del "Brahms Centenary",
"Shostakovich 1906-1975", le celebrazioni per i 70
anni di Pierre Boulez e Mstislav Rostropovich e il "Sybelius
Cycle". La LSO fece il suo primo tour negli Stati Uniti
nel 1912 e ha mantenuto la sua reputazione internazionale con
tournée regolari in tutto il mondo fino a oggi. Anche
nel 1998 la LSO ha viaggiato in Giappone, Israele e in tutta
Europa. L'attività concertistica è solo una parte
della vita dell'orchestra. Oltre alle registrazioni con i maggiori
direttori e solisti e alla produzione di colonne sonore (tra
cui Guerre Stellari, Incontri ravvicinati del terzo tipo, Braveheart),
la LSO si dedica all'educazione musicale; gestisce progetti pilota
nelle scuole primarie, secondarie e specializzate e ha avviato
lo Shell LSO Music Scholarship, con il quale ha aiutato molti
giovani musicisti a iniziare la loro carriera. Una recente realizzazione
è il Music Explorer, un video di 90 minuti con la LSO
e Sir Colin Davis abbinato a un libro di Richard McNicol; è
concepito per guidare insegnanti, genitori e alunni all'ascolto
e comprensione della musica classica, partendo dalle Quattro
Stagioni di Vivaldi per arrivare sino all' Uccello di Fuoco di
Stravinsky. La LSO si esibisce nelle carceri e per gli anziani
in case di riposo, ospedali e centri diurni a Londra e nella
regione londinese. La LSO ha recentemente lanciato "Living
Music", una rivista che raccoglie interviste ai direttori
di punta e ai solisti dell'Orchestra, e note e saggi sulle musiche
in programma.
Andrew Marriner ha
alle spalle un'intensa attività di solista e strumentista
da camera, così come di primo clarinetto della London
Symphony Orchestra e dell'Academy of St. Martin-in-the-Fields.
Impegni recenti lo hanno visto esibirsi in prime mondiali di
lavori scritti appositamente per lui: The Repentant Thief di
John Taverner e un concerto di Dominic Muldowney. I suoi impegni
futuri prevedono una performance del Concerto per clarinetto
di Mozart con la London Symphony sotto la direzione di Antonio
Pappano e un invito con la World Orchestra of Peace, un'iniziativa
di Georg Solti che risale a poco prima della sua scomparsa, per
l'inaugurazione della nuova sala da concerto di Baden Baden.
Sir Colin Davis, nato
nel 1927, comincia la propria carriera come Secondo direttore
dell'Orchestra della BBC scozzese nel 1957 e si trasferisce al
Sadler's Wells nel 1959 come Primo direttore e quindi Direttore
musicale. Nel 1971, dopo quattro anni come Direttore stabile
della BBC Symphony Orchestra, diventa Direttore musicale della
Royal Opera House, nell'anno seguente è ospite principale
della Boston Symphony, dal 1983 al '92 dirige l'Orchestra della
Radio Bavarese e dal 1990 ricopre l'incarico di Direttore onorario
della Staatskapelle di Dresda. Sir Colin Davis ha inciso con
la Philiphs, la BMG e la Erato. Nella scorsa stagione ha diretto
i Bayerischer Rundfunk e Sir Alfred Brendel nei concerti per
pianoforte e orchestra di Beethoven, una serie di concerti di
Elgar con la LSO, oltre ad affrontare l'impegno di una produzione
dell'Ariadne di Strauss alla Dresden Staatsoper. All'attuale
tour italiano seguirà l'impegno di un "Festival Berlioz"
e l'esecuzione, tra Londra e Parigi, di opere dell'autore francese
in forma di concerto, del Te deum e del Requiem. Sir Colin Davis
è stato insignito di riconoscimenti internazionali in
Italia, Francia, Germania e Finlandia. In Inghilterra, i più
recenti sono stati la Royal Philharmonic Society Gold Medal nel
1995 e l'Incorporated Society of Musicians Distinguished Musicians
Award nel 1996. Nel 1965 è diventato Commander of the
British Empire e Cavaliere nel 1980.
LONDON SYMPHONY
ORCHESTRA
Principal Conductor: Sir Colin Davis, CBE
Principal Guest Conductor: Michael Tilson Thomas
Conductor Laureate: André Prévin
Associate Guest Conductor: Richard Hickox
VIOLINI PRIMI
Alexander Barantschik, Leader
Lennox Mackenzie, Sub-Leader
Min Yang
Michael Humphrey
Robin Brightman
Nigei Broadbent
Cinette Decuyper
Carmine Lauri
Claire Parfìtt
Flizabeth Pigram
Laurent Quenelle
Colin Renwick
Kobert Retailick
Jan Rhodes
Sylvain Vasseur
Nicole Wilson
VIOLINI SECONDI
Evgeny Crach, PrincipaI
Warwick Nili, Co-PrincipaI
Richard Blayden
Norman Clarke
Matthew Cardner
David Coodali
Jan McDonough
Belinda McFarlane
Joyce Nixon
Tom Norris
Sarah Quinn
Paul Robson
Stephen Rowlinson
VIOLE
Paul Silverthorne, PrincipaI
Andrly Vlytovych, Co-Principal
Peter Norrise, Sub-PrincipaI
Duff Burns
Gillianne Haddow
Malcom Johnston
Robert Turner
Elisabedi Varlow
Jonathan Walch
Gma Zagni
Brian Clarke
David Hume
VIOLONCELLI
Moray Welsh, PrincipaI
Matthew Barley, Co-PrincipaI
Ray Adams, Sub-Principal
Jennifer Brown
Maq Bergin
Alastair Blayden
Noci Bradshaw
Nichoin Gethin
Hiiary Jones
Francis Saunders
CONTRABBASSI
Rinat Ibragimov, Principal
Colin Paris, Co-PrincipaI
Nicholas Worters, Sub-PrincipaI
Patrick Laurence
Gerald Newson
Matthew Gibson
Jonathan Vaughan
Axel Bouchaux
FLAUTI
Paul Edmund-Davies, PrincipaI
Sam Coles, Guest Principal
Martin Parry
Sarah Newbold
OBOI
Roy Carter, PrincipaI
Kleron Moore, PrincipaI
John Lawley
CORNO INGLESE
Chiristine Pendrill, Principal
CLARINETTI
Andrew Marriner, Principal
Tim Lines, Principal
Chi-Yu Mo
FAGOTTI
Rachel Gough, Principal
Robert Bourton, Principal
Nicholas Hunka
Dominic Morgan
CONTROFAGOTTO
Dominic Morgan
CORNI
David Pyatt, Principal
Richard Clews
William Haskins
Jonathan Lipton
Tim Jackson
TROMBE
Rod Franks, Principal
Gerald Ruddock
Nigel Gomm
TROMBONI
Jan Bousfìeld, Principal
James Maynard
Robert Hughes
TUBA
Patrick Harrild, Principal
TIMPANI
Kurt-Hans Goedicke, Principal
PERCUSSIONI
Neil Percy, Principal
Simon Carrington, Principal
David Jackson
IL PROGRAMMA
Wolfgang Amadeus Mozart
(1756-1791)
Ouverture da La clemenza di Tito K. 62J
Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore K. 622
Allegro
Adagio
Rondo. Allegro
Antonin Dvorak
(1841-1904)
Nona Sinfonia in mi minore op. 95 "Dal nuovo mondo"
Adagio - Allegro maestoso
Largo
Scherzo. Molto vivace
Allegro con fuoco
Praga autunno 1791
Per celebrare l'incoronazione dell'imperatore Leopoldo Il a re
di Boemia, i rappresentanti degli stati elettori firmarono un
contratto con Domenico Guardasoni affinché organizzasse
l'allestimento di una nuova opera da eseguirsi al Teatro Nazionale
di Praga il 6settembre 1791. L'impresario propose La clemenza
di Tito, un soggetto piuttosto frusto di Metastasio datato 1734
e già messo in musica una ventina di volte, che calzava
come un guanto sulla solennità del contesto: se da un
lato pochissimi si sarebbero accorti di quanto démodé
fosse l'utopia dell'assolutismo illuminato sul finire del secolo,
dall'altro Leopoldo aveva da poco ribadito la sua indulgenza
abolendo la tortura in Toscana.
In sintesi: Vitellia, figlia del deposto imperatore Vitellio,
ordisce un complotto contro Tito Vespasiano con l'aiuto del patrizio
Sesto, che è innamorato di lei. Quando scopre che l'imperatore
intende sposarla, Vitellia tenta invano di fermare la congiura:
Sesto viene scoperto e arrestato e confessa le sue intenzioni
senza compromettere l'amata che, pentita, rivela tutto a Tito
il quale accorda loro il perdono.
Non soltanto "ideologicamente" ma anche nel profilo
drammaturgico il testo metastasiano mostrava qualche ruga, tanto
più dopo il gran daffare di Gluck sul fronte della riforma
del melodramma. Venne quindi incaricato del lifting Caterino
Mazzolà, attivo in Sassonia e per breve tempo poeta cesareo
a Vienna, che ridusse gli atti da tre a due, sfrondò il
libretto adeguandolo alle mutate aspettative ed eliminò
diverse arie solistiche a favore di brani concertati e corali.
Guardasoni avrebbe forse preferito coinvolgere Salieri nell'impresa,
ma finì per girare la commissione a Mozart, adorato a
Praga dopo i successi di Nozze di Figaro e Don Giovanni, che
fece di buon grado una significativa deviazione dalla via intrapresa
con i libretti dapontiani: 250 ducati, in un periodo non proprio
lucroso, erano un motivo più che valido per giustificare
un anacronismo tutto sommato veniale e la riesumazione di convenzioni
ormai dissolte, come l'aria di bravura col "da capo".
Interrotta la composizione della Zauberflote, stese la nuova
partitura in poco più di un mese; com'era consuetudine,
l'ultima a essere scritta fu l'ouverture, che a differenza degli
ultimi lavori teatrali non riassume né anticipa nulla
di ciò che accadrà nello svolgimento dell'opera.
Due temi abbastanza generici offrono l'occasione per infiocchettare
fanfare pompose, e neppure l'episodio contrappuntistico che precede
la riesposizione esula dalla captatio benevolentiae: "Che
la festa abbia inizio!".
Insieme alla moglie Constanze e all'allievo Süssmayr, perle
prove della Clemenza giunse a Praga anche l'amico clarinettista
Anton Stadler, conosciuto in una loggia massonica di Vienna nel
1784, per il quale nacquero il Kegelstatt-Trio K. 498 e il Quintetto
K. 581. Mozart era sempre più avvinto dal timbro del nascente
clarinetto e anche nella sua ultima opera seria manifestò
la predilezione affidando a Stadler una parte concertante in
due momenti cruciali: quando Sesto si accinge a dire addio a
Vitellia con l'aria "Parto: ma tu, ben mio e nel rondò
di Vitellia - forse riciclato - "Non più di fiori".
Dalla frequentazione di Mozart in quei giorni - talvolta parassitaria,
riferiscono i biografi - Stadler trasse anche il Concerto in
la maggiore per clarinetto e orchestra, che costituisce il testamento
strumentale mozartiano. Attraverso il virtuosismo dell'amico,
il salisburghese ebbe modo di scoprire le potenzialità
tecniche ed espressive di uno strumento che stava allora assumendo
una fisionomia timbrica definitiva e sarebbe divenuto, di lì
a poco, prediletto dai compositori romantici. Il concerto, la
cui idea generatrice fu un abbozzo per corno di bassetto steso
due anni prima, venne concepito per uno strumento di transizione
impiegato da Stadler, una sorta di ibrido particolarmente efficace
nella tessitura grave. Sul piano formale, gli aspetti più
elaborati e problematici degli ultimi concerti pianistici cedono
il passo a un procedere fluido e semplificato, fatto di geometriche
proporzioni che volgono lo sguardo al passato prossimo. Il tono
generale assume un carattere intimo e cameristico, in orchestra
i flauti sostituiscono i più penetranti oboi e spesso
l'accompagnamento degli archi coinvolge soltanto alcune sezioni.
Dell'ultimo stile mozartiano restano gli episodi imitativi, specie
nell'Adagio centrale. Il concerto fu eseguito per la prima volta
da Stadler a Praga il 16 ottobre 1791, due mesi prima della morte
dell'autore.
Una cartolina dagli
States
Alle tre di pomeriggio di giovedì 15 settembre 1892 Dvoràk,
insieme alla moglie Anna, ai figli maggiori Otilie e Antonin
e al segretario Josef Jan Kovarik, lasciò Praga con destinazione
Brema, per imbarcarsi sul transatlantico "Saale" alla
volta di New York. Vi si recava per ricoprire l'incarico di direttore
del Conservatorio Nazionale di Musica, con contratto biennale
e per uno stipendio annuo pari a 15.000 dollari. Il 27 settembre,
dopo dieci giorni di navigazione e ventiquattr'ore di quarantena
a Staten Island, il compositore sbarcò nella città
americana.
[
] La sua personalità
non incute alcun timore. E molto più alto di quanto non
facciano supporre le sue fotografie e non possiede un decimo
della ferocità di un bulldog (sic) riscontrata in altri
personaggi del suo valore. Un uomo alto circa 5 piedi e 10 o
11 pollici, di grande dignità, un uomo di carattere, Dvorak
ha dato l'impressione di essere un originale, un naturale [
]
I lineamenti del suo viso non sono particolarmente belli, ma
i tratti della fronte sono così finemente modellati e
c'è così tanta vitalità emotiva nel suo
sguardo fiero che dopo aver conversato con lui la sua faccia
risulta difficile da dimenticare. ["The Musical Standard",
22 dicembre 1892]
Sul finire del secolo
scorso la vita musicale newyorkese era molto vivace: la Philharmonic
Society, la Symphony Society e il Metropolitan Opera House ospitavano
regolarmente concertisti e cantanti di fama internazionale. Ciò
che mancava agli Stati Uniti erano però i compositori
autoctoni: per questa ragione la presidentessa del Conservatorio,
Mrs. Jeannette Thurber, spinta dall'intento di fondare una autentica
scuola americana, fece pressante opera di persuasione nei confronti
di Dvoràk affinché accettasse la direzione dell'istituto.
Il musicista nutrì un interesse immediato per la tradizione
musicale indigena e afroamericana: studiò i canti dei
pellerossa e ne trascrisse su pentagramma le melodie, ascoltò
le "canzoni delle piantagioni" scritte da Stephen Foster,
invitò in Conservatorio uno studente nero, Harry Burleigh,
a cantare gli spiritual, si recò addirittura a vedere
il folclore country del Wild West Show di Buffalo Bill, e da
quel variopinto patchwork sonoro trasse conclusioni sorprendenti:
"La musica delle razze nera e indiana presenta una similitudine
marcata con la musica nazionale scozzese. Entrambe posseggono
una scala peculiare, che scaturisce dall'assenza delle note sensibili"
("New York Herald", 15 dicembre 1893). Dvoràk
iniziò a stendere il nucleo della Sinfonia in mi minore
il 19 dicembre 1892 e scrisse la parola Fine sulla partitura
nel maggio dell'anno successivo. Al contrario di quanto molti
pensano, il materiale tematico, apparentemente così pregno
di colore locale, è tutto farina del suo sacco. Certo,
vi si possono riscontrare assonanze con melodie popolari nordamericane,
quali ad esempio il tema del flauto nel primo movimento che ricorda
la canzone Swing low, sweet chariot oppure un altro inciso che
somiglia al refrain di The Little Alabama Coon, pubblicata nell'anno
in cui fu composta la sinfonia. Ma non si tratta di citazioni
testuali, neppure nel caso del Largo, spacciato per ninna-nanna
pellerossa. Se è vero infatti che la cifra idiomatica
dell'intera composizione è la scala pentatonica, occorre
osservare che tale successione d'intervalli è caratteristica
anche del folclore boemo, oltreché irlandese e scozzese,
così come lo swing delle melodie del profondo sud degli
Stati Uniti presenta inflessioni ritmiche analoghe a quelle della
musica popolare slava. La forma ciclica della Sinfonia contribuisce
alla sua omogeneità complessiva, ove il ricorrere dei
temi produce un'unità stilistica di facile metabolismo
per l'ascoltatore. Anche per questo il lavoro ha riscosso un
clamoroso successo fin dalla prima esecuzione del 16 dicembre
1893, quando Dvorak, accomodato in uno dei palchi della Carnegie
Hall di New York, fu oggetto di ripetute ovazioni da parte del
pubblico. Lui stesso insieme al direttore d'orchestra Anton Seidl
aveva coniato il sottotitolo "Impressioni e saluti dal Nuovo
Mondo", quasi fosse una cartolina indirizzata al vecchio
continente di cui sentiva una terribile nostalgia.
Filippo Fonsatti
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