Marco Sollini, si è diplomato in pianoforte con il massimo
dei voti e la lode al Conservatorio Gioachino Rossini di Pesaro,
dove ha studiato con Franco Scala. Ha proseguito i suoi studi
a Monaco di Baviera con Gerhard Oppitz, a Buenos Aires con Bruno
Leonardo Gelber e a Lugano con Alexis Weissenberg. Ha partecipato
a vari corsi di perfezionamento tenuti da illustri maestri tra
i quali Jörg Demus, Aldo Ciccolini, György Sandor,
Vladimir Ashkenazy. Ha frequentato il corso di musica da camera
tenuto da Dario De Rosa e M. Jones alla Scuola di Musica di Fiesole,
si è diplomato alla Scuola Superiore Internazionale di
Musica da Camera del Trio di Trieste, a Duino. Nel 1985 ha vinto
il primo premio al Concorso "Da Bach a Bartók"
a Imola. Ha suonato per la Società dei Concerti di Milano,
l'Accademia Filarmonica di Bologna, il Politecnico di Torino,
gli Amici della Musica di Caltanisetta, l'Etnea di Catania, la
Società dei Concerti di Ravello, gli Amici della Musica
di Cagliari, la Società veneziana dei Concerti e inoltre
in Spagna, Ungheria, Belgio, Francia, Svizzera e Polonia. Ha
partecipato a varie edizioni degli "Incontri di Musica Sacra
Contemporanea" a Roma e al "Concerto dell'Epifania"
1998, svoltosi a Napoli presso la Basilica di Santa Chiara, ripreso
da RAI 1 e trasmesso in mondovisione. Come solista ha collaborato
con diverse orchestre, come la Sinfonica Dohnanyi e la MAV di
Budapest, l'Orchestra Sinfonica di Stato Ungherese, la Filarmonica
di Stoccarda e l'Orchestra della Radio Slovacca. Ha effettuato
varie registrazioni per la RAI e cd per Rusty Records e BMG Ariola.
Il Politecnico di Torino ha pubblicato un video e un cd dedicati
a Robert Schumann, registrati dal vivo presso l'Aula Magna della
facoltà di Ingegneria. Per le edizioni Bongiovanni ha
inciso, in prima mondiale, due cd dedicati all'opera omnia pianistica
di Ruggero Leoncavallo e un cd di prossima uscita con musiche
di Franco Mannino. Tra i progetti futuri vi è anche l'esecuzione
dell'opera omnia pianistica di Robert Schumann.
IL PROGRAMMA
Giuseppe Verdi
(1813-1901)
Valzer in fa maggiore
Ruggero Leoncavallo
(1857-1919)
Valse mignonne
Nights of Italy (Intermezzo)
Papillon (Scherzo)
Marcia nuziale
Notturno
Cortège de Pulcinella (Petite marche humoristique)
Valse mélancolique
Giacomo Puccini
(1858-1924)
Piccolo valzer
Piccolo tango
Scossa elettrica (Marcetta brillante)
Pietro Mascagni
(1863-1945)
Novellina
La gavotta delle bambole
Intermezzo
Francesco Cilea
(1866-1950)
Romanza in la maggiore
Romanza in mi maggiore "Canto del mattino"
Serenata a dispetto
Umberto Giordano
(1867-1948)
Alla gavotta
Idillio
Gerbes de feu (Scherzo)
Franz Liszt
(1811-1886)
Parafrasi da concerto sul Rigoletto
Il programma offre
un saggio delle composizioni pianistiche di grandi autori italiani
celebrati per la loro attività di operisti e troppo spesso,
e del tutto ingiustamente, ignorati per la loro produzione cameristica.
Si tratta di piccoli brani per pianoforte che hanno perlopiù
carattere di danza come valzer, gavotte e marce, e danno una
fresca e immediata collocazione storica. Si spazia da Verdi,
che compare all'inizio e torna anche nella parafrasi lisztiana
finale, ai maggiori compositori del verismo italiano, Leoncavallo,
Puccini, Mascagni, Cilea e Giordano, autori che ci riportano
in un'atmosfera da salotto di inizio secolo non priva di elegante
fascino.
Apre il brillante Valzer in fa maggiore di Giuseppe Verdi, presumibilmente
opera giovanile poi orchestrata da Nino Rota per la colonna sonora
del celebre film Il Gattopardo di Luchino Visconti.
Seguono sette brani di Ruggero Leoncavallo scritti in periodi
diversi e scelti dalla sua vasta produzione pianistica, che conta
almeno 35 composizioni. Una raffinata scrittura caratterizza
questi brani: Valse mignonne, dolce e poetico, a tratti orientaleggiante
e con echi viennesi; Nights of Italy, un intermezzo intenso e
appassionato che ci richiama alla mente per la vena lirica la
celeberrima Mattinata, romanza dedicata al grande tenore Enrico
Caruso; Papillon, scherzo in tempo di valzer, la cui leggera
scrittura in crome si apre a squarci lirici quasi chopiniani;
la Marcia nuziale, che interrompe un po' l'atmosfera da salotto
con una scrittura in ottave e accordi che creano un clima pomposo
e festoso, e anche appassionato; il Notturno, che ci rivela invece
l'aspetto più lirico di Leoncavallo con una sognante intima
atmosfera; Cortège de Pulcinella, una piccola marcia umoristica
piena di slancio che ci ricorda la passione dell'autore per le
maschere. La Valse mélancolique, che chiude la serie,
è uno dei brani più elaborati dal punto di vista
della scrittura pianistica, quasi teatralmente drammatico, e
ci dà piena coscienza di un'abilità strumentale
inequivocabile.
Tre brani di Giacomo Puccini chiudono la prima parte del programma:
il Piccolo valzer (1894), universalmente noto come "Valzer
di Musetta" per essere stato ripreso dall'autore e inserito
nel secondo atto della Bohème, ondulante e tenero; un
Piccolo tango (1907?) dalle ardite armonie e dal colore un po'
jazzistico, di dubbia attribuzione; Scossa elettrica (1900),
un'allegra marcetta brillante commissionata dal comitato dei
telegrafisti per celebrare Alessandro Volta nel primo centenario
della pila.
La seconda parte del concerto si apre con tre rarità di
Pietro Mascagni, tutte inedite: una giovane e breve Novellina
(1888), piena di tenera poesia; La gavotta delle bambole (1900),
una piccola e graziosa danza; il notissimo Intermezzo (1888),
scritto a Cerignola e riutilizzato poi nella celebre Cavalleria
Rusticana.
I tre brani di Francesco Cilea che seguono, ci danno piena misura
di una sapiente scrittura pianistica. La Romanza in la maggiore,
quasi un notturno, lirica e intensa, il "canto del mattino"
della Romanza in mi maggiore, un fluire di biscrome su una luminosa
melodia - entrambe composizioni giovanili - e la bizzarra Serenata
a dispetto (1916), a cui non mancano aspre dissonanze e slancio.
Ancora altre tre rarità con i pezzi Umberto Giordano:
Alla gavotta (1889?), un susseguirsi gioioso di semicrome; un
Idillio (1890) tutto giocato su morbide sonorità e staccati;
Gerbes de feu (1890), uno scherzo brillante e virtuosistico che
utilizza tremoli alternati tra le due mani.
Chiude il programma la celeberrima Parafrasi da concerto sul
Rigoletto (1859), scritta da uno straordinario virtuoso del pianoforte
quale Franz Liszt; il famoso quartetto "Bella figlia dell'amore",
dal terzo atto del Rigoletto di Verdi, rivive qui attraverso
una scrittura pianistica trascendentale di grande efficacia.
Marco Sollini
Hanno scritto, a proposito
dei cd di Leoncavallo:
"... I think
you play this brilliantly!"
Vladimir Ashkenazy
"... La carrellata
leoncavallina, in prima registrazione discografica, oltre a istruirci
sul garbo esecutivo e l'inconsueta passione di Sollini, ci racconta
di un salotto elegante, cosmopolita e scanzonato in cui si suona
la musica di consumo del tempo. Con un divertimento che non ha
smesso di distribuire i suoi benefici effetti."
Angelo Foletto
"... le musiche
di Leoncavallo ... nella loro candida ingenuità mi sono
piaciute molto ... La sua interpretazione mi è parsa eccezionale!
Bravo, bravo di cuore..."
Franco Mannino
"... con la riscoperta e la sensibile e brillante interpretazione
di questi pezzi per pianoforte Lei ha acquistato un merito indubbio
offrendoci la possibilità di meglio conoscere la personalità
di Leoncavallo..."
Roman Vlad
"... Sollini
ha una curiosità che gli consente di esplorare il piccolo
mondo leoncavallino in tutte le sue sfumature (la canzone araba,
quella spagnola, quella veneziana, la luna e le maschere, le
antiche danze) con brillantezza di suono e di cordialità
d'espressione."
Michelangelo Zurletti
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