Grazia Abbà
soprano
Brigitte Ravenel
contralto
Mario Cecchetti
tenore
Enrico Bava
basso
Sergio Balestracci
direttore
Il Coro dell'Accademia del
Santo Spirito è
stato fondato nella primavera del 1985 e si dedica principalmente
allo studio e all'esecuzione della musica inedita (prevalentemente
concertata con strumenti) di autori italiani del '600 e del '700
(Marcello, Chiti, Lapini, Bianciardi, Gastoldi, Stradella, Alessandro
Scarlatti, Cavalli, Vivaldi) con particolare riferimento gli
autori piemontesi dello stesso periodo (Carisio, Fiorè,
Montalto, Fergusio). Diretto fin dalla sua fondazione da Sergio
Balestracci, ha tenuto numerosi concerti in Italia e ha partecipato
a tutte le edizioni di Settembre Musica. Lo studio degli antichi
autori italiani non ha comunque escluso i classici della coralità
dal repertorio della formazione, che ha inciso per la Stradivarius
due cantate sacre di Alessandro Stradella (1994) e, nel 1998,
una raccolta di composizioni inedite di autori piemontesi dedicate
alla Sindone.
L'Orchestra dell'Accademia
del Santo Spirito,
formatasi nel 1986 in occasione delle celebrazioni per il terzo
centenario della nascita di Andrea Stefano Fiorè, è
composta da giovani strumentisti che operano nel campo della
musica barocca con strumenti originali, tornati a svolgere l'attività
musicale in Italia dopo essersi specializzati nei più
importanti centri musicali europei.
Michele Balmamion, Paolo Cantamessa, Adriano Coluccio, Alessandro
Conrado,
Laura Corolla, Efix Puleo, violini
Elena Saccomanni, Alberto Simonetti, viole
Daniele Bovo, Marco Mosca, violoncelli
Roberto Bevilacqua, violone
Alberto Santi, fagotto
Terrel Stone, tiorba
Andrea Banaudi, organo
L'organo dell'Accademia del
Santo Spirito è progettato, costruito e accordato dalla
ditta Brondino Vegezzi-Bossi di Centallo.
Grazia Abbà ha studiato canto con E. Cassardo e
si è diplomata in Musica corale e Direzione di coro presso
il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Ha perfezionato i
suoi studi con G. Simpson e J. Cash (canto), G. Acciai (paleografia
musicale) e F. Corti (direzione di coro). Nel 1995 ha frequentato
l'Accademia Internazionale di Musica di St. Bertrand de Comminges
(Francia) sotto la guida di Denise Duleix, con la quale ha approfondito
in particolar modo il repertorio vocale barocco francese, e di
Jean Saint Arroman, con il quale ha studiato musicologia. Sempre
privilegiando il repertorio del '600 e del '700 italiano e francese
ha tenuto concerti sia in qualità di solista sia in gruppi
da camera, partecipando a importanti manifestazioni quali, tra
le altre, il Festival Internazionale delle Arti barocche, il
XVIII Festival di Musica Antica, oltre all'inaugurazione del
Teatro della Reggia di Caserta. Collabora attivamente con l'Accademia
del Santo Spirito e con il gruppo vocale e strumentale Fontegara
di Torino.
Enrico Bava ha studiato canto con Laura Bracco;
tra il 1990 e il 1992 ha collaborato con il Coro della RAI di
Torino e nell'ambito della musica rinascimentale e barocca è
attivo con i gruppi vocali Daltrocanto, Metamorphoses di Parigi
(del quale è direttore aggiunto), Delitiae musicae, Cappella
Ducale di Venezia e l'Accademia del Ricercare. Ha tenuto corsi
di canto per l'Assercam di Lille in Francia e attualmente studia
a Genova con il soprano Rosetta Noli. Per il Teatro Regio di
Torino ha partecipato agli spettacoli Tosca, Pelleas et Melisande
e Romeo et Juliette. Nel luglio scorso ha ricoperto il ruolo
del Dottor Grenvil in Traviata a Brescia e partecipato alla stagione
97/98 dei concerti del Teatro alla Scala tenuti nella Cattedrale
di San Marco a Milano. Nella stagione dei concerti 98/99 del
Teatro Regio ha partecipato all'esecuzione in forma di concerto
del Convitato di Pietra di Giuseppe Gazzaniga. Dal 1993 fa parte
del Coro del Teatro Regio.
Mario Cecchetti, dopo l'esordio giovanile come violoncellista
in complessi cameristici, si è dedicato all'attività
vocale, diplomandosi presso il Conservatorio di Pesaro. Si è
specializzato nella vocalità e nel repertorio barocco,
collaborando, tra gli altri, con direttori quali G. Acciai, S.
Balestracci, F. Bonizzoni, A. Curtis, A. De Marchi, R. Clemencic,
G. Garrido, e per il repertorio classico con Gavazzeni, Peter
Maag e Bruno Campanella. Ha effettuato tournée all'estero
toccando, fra l'altro, il Teatro Châtelet di Parigi, Metz,
il festival Internazionale di Musica Antica di Saintes, il Musikverein
e le Wiener Fest Wochen, oltre a tenere concerti a Lisbona, Ginevra,
Lugano, Innsbruck e Seoul.
Brigitte Ravenel, mezzosoprano, inizia i suoi studi
di canto al Conservatorio di Losanna nel 1983. Nel 1988 consegue
il diploma nella classe professionelle e, nello stesso anno vince
la borsa "Burrus Jeunes Espoirs". Prosegue gli studi
con Philippe Huttenlocher e, ad Amsterdam, con Martin Koenigsberger
e Margreet Honig, conseguendo poi il diploma di virtuosité
al Conservatorio di Losanna nel giugno del 1990. Nel settembre
1990 studia canto a Ginevra con Audrey Michael, partecipando
parallelamente all'Opera Studio di Losanna dove segue corsi di
eutonia (metodo Gerda Alexander) e di danza. Attualmente continua
lo studio del canto con Lise Rapin e la pratica del metodo Alexander.
Partecipa a corsi di interpretazione e di messa in scena con
Christa Ludwig, lo scenografo François Rochaix e il direttore
Roderick Brydon. Dopo aver fatto parte del coro professionale
del Grand Théatre di Ginevra, è attiva in Svizzera
e all'estero, soprattutto nel repertorio sacro.
Dopo aver iniziato gli studi
di musica al Conservatorio di Piacenza, Sergio Balestracci ha
studiato flauto diritto con Edgar Hunt, diplomandosi successivamente
in questo strumento al Trinity College of Music di Londra. Laureatosi
in Storia Moderna all'Università di Torino, ha iniziato
molto presto l'attività concertistica come strumentista
e come vocalista nel campo della musica rinascimentale e barocca,
con-tribuendo, tra i primi in Italia, alla riscoperta di quel
repertorio. Direttore dell'Accademia Fontegara di Torino fin
dalla sua fondazione nel 1971, ha partecipato nel 1985 alle celebrazioni
di Gabrieli con il Consort of Music per la Biennale di Venezia,
ha diretto l'orchestra dell'Università di Padova e l'European
Baroque Ensemble. Fondatore dell'Accademia del Flauto Dolce di
Torino, attualmente è direttore del Coro e dell'Orchestra
dell'Accademia del Santo Spirito nella stessa città. Già
insegnante di Letteratura poetica e drammatica al Conservatorio
di Alessandria, attualmente insegna Flauto dolce al Conservatorio
di Padova. Nella veste di musicologo, è stato docente
presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo
e l'Accademia Filarmonica Trentina ed è tuttora docente
di Storia della prassi esecutiva presso il Conservatorio di Milano.
È impegnato non solo nel recupero delle opere musicali
barocche italiane, ma anche nello studio della trattatistica
rinascimentale e barocca: nel 1992 ha pubblicato la prima traduzione
italiana del Trattato sul flauto traverso di Quantz. In ambito
discografico ha all'attivo incisioni di musiche di Stradella,
Benedetto Marcello, Willaert e Dieupart.
IL PROGRAMMA
Niccolò Jommelli
(1714-1774)
Barbara poena afflicta
mottetto per soprano,
archi e basso continuo
Requiem in mi bemolle maggiore
per soli, coro e orchestra
Niccolò Jommelli
(1714-1774) appartiene
alla seconda generazione della scuola napoletana del Settecento.
Il suo nome resta legato a una vasta produzione, sia nel campo
del melodramma sia nell'ambito della musica sacra. Studiò
dapprima ad Aversa, quindi a Napoli con i più illustri
maestri del tempo, in un ambiente musicale dominato dalle figure
di compositori quali Hasse e Leo. Le prime esperienze di Jommelli
furono nel campo del teatro, in cui cominciò a riscuotere
quei primi successi che lo portarono, dopo Napoli, in altri grandi
centri teatrali italiani, quali Roma e Bologna. In quest'ultima
città l'autore napoletano divenne allievo di Padre Martini
ed entrò a far parte della famosa Accademia Filarmonica
che avrebbe accolto, dopo pochi anni, il piccolo Mozart tra i
suoi membri. Fu lo stesso Hasse a raccomandarlo, nel 1743, per
la direzione dell'Ospedale degli Incurabili di Venezia, ed è
di questo periodo la produzione di numerose composizioni sacre,
tra le quali si colloca verosimilmente il mottetto qui in programma.
Nel 1747 Jommelli lasciò Venezia per Roma, per lavorare
nella cappella papale, entrando nell'Accademia di Santa Cecilia.
Qui ebbe modo di ampliare il suo repertorio sacro senza peraltro
trascurare la produzione teatrale, nella quale si distinse per
le sue numerose innovazioni, tra cui merita di essere segnalata
la moderna concezione della "sinfonia avanti l'opera",
trattata da quest'autore non più come mero pretesto per
iniziare la rappresentazione scenica, ma come una forma autonoma
in sé compiuta. Proprio quest'aspetto esercitò
una notevole influenza sul nascente sinfonismo di Mannheim e
in particolare sulla produzione di Johann Stamitz. Dopo un intenso
periodo creativo nel campo teatrale, durante il quale fu attivo
anche a Vienna, negli anni migliori del Metastasio, fu chiamato
a Stoccarda dal duca Carlo Eugenio del Württemberg, dove
assunse ufficialmente il posto di Oberkappelmeister nel 1754.
Qui Jommelli rimase fino al 1769, dedicandosi alla produzione
di opere per il nuovo teatro inaugurato nel 1750, creando una
delle migliori orchestre europee e attirando nella capitale tedesca
i migliori cantanti, registi e coreografi del tempo; furono anni
di grande creatività se si pensa che per giunta, in base
agli accordi con il duca, il compositore napoletano ebbe la possibilità
di assentarsi più volte da Stoccarda per seguire la rappresentazione
di alcune sue opere nei teatri italiani.
Il Requiem appartiene a questo periodo e fu composto per la morte
della madre di Carlo Eugenio, Maria Augusta, avvenuta il 1°
febbraio 1756. Dal 1768 Jommelli entrò in contatto con
la corte di Lisbona; qui il musicista non si recò personalmente,
ma si impegnò a scrivere un'opera seria e un'opera buffa
ogni anno in cambio di una pensione. Il ritorno a Napoli l'anno
seguente non diede al nostro compositore l'opportunità
di ritrovare il gusto di quel pubblico: lo stesso Mozart, nel
giudicare l'Armida abbandonata di Jommelli l'aveva trovata bella
ma troppo elaborata e ormai fuori moda per il teatro. Così
gli ultimi anni di vita videro al tempo stesso un certo distacco
dalle scene e un ultimo impegno nel campo della musica sacra,
che il musicista aveva parallelamente sempre coltivato in tutta
la sua vita componendo oratori, passioni, cantate sacre, messe,
salmi, inni, lezioni per la Settimana Santa e vari mottetti.
Tra quelli scritti per l'Ospedale degl'Incurabili, Barbara poena
afflicta è conservato manoscritto presso la Biblioteca
dei Padri Filippini di Chioggia. Sul frontespizio si dice esser
stato cantato dalla "signora Caterina", una delle "putte"
di questa istituzione di cui si conserva memoria, così
come delle varie Francesca, Clara, Cecilia ed Elisabetta citate
negli altri mottetti di questo periodo. Il testo è di
generica edificazione, non reca il nome dell'autore ed è
musicato secondo una struttura non diversa da quella di molte
cantate profane: un'aria iniziale è introdotta e seguita
da una sezione strumentale; segue un recitativo accompagnato
di grande intensità espressiva (forma nella quale Jommelli
era famoso innanzi tutto come operista); un'altra aria con il
da capo e l'Alleluja finale.
Il Requiem in mi bemolle maggiore fu scritto in pochissimi giorni
per poter degnamente commemorare la sovrana defunta citata qui
sopra, e divenne immediatamente famoso come la più bella
composizione sacra di Jommelli, il quale per far fronte a un
compito così improvviso utilizzò diversi temi e
idee musicali di composizioni precedenti. Possiamo ancora oggi
giudicare della sua reputazione presso i contemporanei dall'altissimo
numero di copie sia pure non complete che ne sono pervenute,
disseminate in tutta Europa e particolarmente in Germania e in
Italia, i paesi in cui l'autore fu attivo, nonché negli
Stati Uniti. Nella produzione sacra di Jommelli, la diffusione
di questo Requiem regge il confronto solo con quella del Miserere,
il Salmo L tradotto in italiano (si ricordi il precedente di
Benedetto Marcello), composto poco prima della morte nel 1774.
Secondo le ricerche di Wolfgang Hochstein, il massimo studioso
dell'autore napoletano, l'intera mole delle opere sacre si può
dividere fondamentalmente in quattro periodi: quello veneziano,
fino al 1746; quello romano, di gran lunga il più ricco
e importante, costituito dalle composizioni scritte nei numerosi
soggiorni, anche brevi, nella città eterna, fino ai primi
anni cinquanta; quello di Stoccarda e l'ultimo, quello napoletano.
Il tessuto connettivo del Requiem è dato dalle parti corali
sostenute da un'orchestra d'archi con il basso continuo; ma ne
esistono varie rielaborazioni, alcune con l'aggiunta di fiati,
altre addirittura per sole voci con organo o per organo solo.
Non vi sono recitativi e neppure arie solistiche vere e proprie,
dal momento che gli interventi dei solisti, più o meno
lunghi, si inseriscono sempre in mezzo a quelli corali, perlopiù
senza soluzione di continuità. Nell'Introito, una lenta
declamazione omoritmica del coro su un accompagnamento sincopato
dei violini cede appena a due brevissimi incipit del soprano
e del contralto. Il Kyrie si presenta come un fugato tra i solisti
ripreso dal coro dopo il Christe. Il Dies irae è costituito
da vari interventi solistici (Salva me, Juste judex) intervallati
da inserti omoritmici del coro. Il sopraggiungere di Confutatis,
declamato omoritmicamente da tutto il coro conferisce forza all'espressione,
con veloci arpeggi d'archi.
Interessante l'episodio Pie Jesu costituito da un fugato in cui
il tema è presentato con una declamazione ribattuta sulla
stessa nota. L'omoritmia è largamente impiegata anche
nell'Offertorio, in Domine Jesu Christe, mentre Quam olim Abrahe
si presenta come un fugato dapprima dei solisti, poi del coro,
dopo Hostias et preces.
Il Sanctus, presentato con accordi statici del coro con l'ornamentazione
dei violini, si conclude con il tipico fugato corale dell'Hosanna.
Il Benedictus è forse l'unico episodio che dà a
una sola voce, il soprano, la possibilità di dispiegarsi
in un largo arioso. Dopo l'Agnus Dei, infine, il Communio si
presenta con un tema semplice costituito da una scala discendente
trattato in modo fugato.
Anche nel Requiem appaiono ben visibili alcuni caratteri distintivi
dell'arte di Jommelli: una profonda conoscenza del contrappunto
e un senso della struttura derivato dal gusto tedesco per la
complessità, unito a una cantabilità italiana,
meglio ancora napoletana, e a un senso dell'ornamentazione in
parte di derivazione francese. Si tratta in effetti di uno di
quegli autori attivi in piena "epoca galante", ognuno
dei quali tenta una propria personale sintesi degli stili nazionali
inconciliabili fino ai primi anni del Settecento; tra questi
Jommelli elabora un linguaggio che per molti versi ricorda la
cantabilità cosmopolita di Hasse.
Certo, da una parte è difficile farsi un'idea adeguata
del linguaggio del maestro napoletano senza una conoscenza dell'immenso
repertorio teatrale mentre, d'altra parte, l'ascoltatore moderno
sarà talora colpito da certe movenze profane facilmente
riconoscibili in alcune pagine sacre, dovute all'impiego sostanziale
di un solo linguaggio espressivo per i due ambiti, con una evidente
tendenza a trasfondere in ambito sacro una certa leggerezza del
melodramma. Questo presupposto dà i suoi risultati più
efficaci proprio là dove, anche in ambito sacro è
necessaria una vera e propria attitudine drammatica, quasi teatrale,
per sottolineare certi momenti cruciali della liturgia. Si consideri,
infine, che questo Requiem fu per molto tempo il più eseguito,
essendo considerato il più importante e famoso nell'Europa
del '700, prima di quello di Mozart.
Sergio Balestracci
I TESTI
Barbara poena afflicta
Barbara poena afflicta
plango suspiro, et gemo misera derelicta
quaero dilectum meum in colle in prato.
Veni caelestis Amor
veni solare me vultu beato beato.
Acerbissimae poenae nubes peccati mei
meum dilectum abscondi,
eum tota die quaesivi
in prato in colle errando anhelans.
Iam deficio et ultra deferre
pedes meos lassa non possum.
Quo quo fugis amor sancte?
Ah! vide iam doloris veniunt
a corde meo sincerae stillae
et rigant genas meas mestae pupillae.
Lacrymae amarae
doloris filiae
lacrymae carae
meum cor mundate
salvate me
et in vultu sereno
laetitia pleno
ostende te.
Alleluia.
Requiem
Introitus
Requiem aeternam dona eis Domine:
et lux perpetua luceat eis.
Te decet hymnus, Deus, in Sion,
et tibi reddetur votum in Jerusalem:
exaudi orationem meam,
ad te omnis caro veniet.
Requiem aeternam dona eis Domine:
et lux perpetua luceat eis.
Kyrie
Kyrie eleison,
Christe eleison,
Kyrie eleison.
Sequentia
Dies irae, dies illa,
solvet saeclum in favilla:
teste David cum Sybilla.
Quantus tremor est futurus,
quando iudex est venturus,
cuncta stricte discussurus!
Tuba mirum spargens sonum,
per sepulchra regionum,
coget omnes ante thronum.
Mors stupebit, et natura
cum resurget creatura
iudicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus iudicetur.
Iudex ergo cum sedebit,
quidquid latet apparebit:
nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus?
Quem patronum rogaturus,
cum vix iustus sit securus?
Rex tremendae majestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me fons pietatis.
Recordare Jesu pie,
quod sum causa tuae viae:
ne me perdas illa die.
Quaerens me, sedisti lassus:
redemisti crucem passus,
tantus labor non sit cassus.
Juste iudex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.
Ingemisco tamquam reus:
culpa rubet vultus meus
supplicanti parce Deus.
Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae
sed tu bonus fac benigne
ne perenni cremer igne.
Inter oves locum presta,
et ab haedis me sequestra,
tuens in parte dextra.
Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis:
voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis,
gere curam mei finis.
Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
iudicandus homo reus:
Huic ergo parce Deus.
Pie Jesu Domine,
dona eis requiem.
Amen
Offertorium
Domine Jesu Christe, Rex gloriae,
libera animas omnium fidelium defunctorum
de poenis inferni et de profundo lacu:
libera eas de ore leonis,
ne absorbeat eas Tartarus
ne cadant in obscurum:
sed signifer Sanctus Michael
repraesentet eas in lucem sanctam:
quam olim Abrahae promisisti,
et semini eius.
Hostias et praeces
tibi Domine laudis offerimus:
tu suscipe pro animabus illis,
quarum hodie memoriam facimus:
fac eas, Domine, de morte transire ad vitam.
Sanctus
Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth.
Pieni sunt caeli et terra gloria tua.
Hosanna in excelsis.
Benedictus qui venit in nomine Domini
Hosanna in excelsis.
Agnus Dei
Agnus Dei qui tollis peccata
mundi:
dona eis requiem.
Agnus Dei qui tollis peccata mundi:
dona eis requiem sempiternam.
Communio
Lux aeterna luceat eis, Domine,
cum sanctis tuis in aeternum,
quia pius es.
Requiem aeternam dona eis Domine:
et lux perpetua luceat eis,
cum sanctis tuis in aeternum,
quia pius es.
Tormentata da pena inumana
piango, sospiro, gemo; misera, derelitta
cerco il mio diletto per colli e per prati.
Vieni, Amore celeste,
vieni a consolarmi con volto lieto.
Acerbissime pene le nubi dei miei peccati:
mi son lasciata dietro la vera gioia,
tutto il giorno l'ho cercata anelante
errando per prati e colli.
Ormai mi sento mancare e non riesco,
me infelice, a procedere oltre.
Dove mi sfuggi, o amore santo?
Ohimé, per il dolore
sincere lacrime sgorgano dal mio cuore
e i miei occhi mesti già rigano le guance.
Lacrime amare,
figlie del dolore,
lacrime pur amate
purificate il mio cuore
salvandomi.
E tu, o Amore celeste,
mostrati nel volto sereno
pieno di letizia.
Alleluia.
Introito
L'eterno riposo dona a loro,
o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
A te si addice la lode, Signore, in Sion,
e a te sia sciolto il voto in Gerusalemme.
Ascolta la mia preghiera,
a te ritorna ogni anima mortale.
L'eterno riposo dona a loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.
Kyrie
Signore, pietà,
Cristo, pietà,
Signore, pietà.
Sequenza
Giorno d'ira, quel giorno
distruggerà il mondo in faville,
com'è attestato da Davide e dalla Sibilla.
Quanto grande sarà il terrore
quando verrà il giudice
a valutare ogni cosa severamente.
Una tromba, con un suono mai prima udito
tra i sepolcri delle nazioni
tutti sospingerà davanti al trono.
Stupefatte saranno Morte e Natura
quando ogni creatura risorgerà
per rispondere a colui che giudica.
Sarà portato un libro scritto
in cui tutto è annotato
per giudicare il mondo.
Quando il giudice si sarà assiso
tutto ciò che era nascosto apparirà
e nulla resterà impunito.
Che dirò allora io, misero?
a quale avvocato mi appellerò
se a mala pena il giusto è sicuro?
Re di tremenda maestà
che salvi per la tua grazia,
salvami, o fonte di misericordia.
Ricordati, o pio Gesù
che io sono la cagione del tuo cammino:
fa' ch'io non mi perda quel giorno.
Cercandomi, ti sedesti stanco
e mi redimesti, soffrendo sulla croce:
tanto dolore non sia vano!
Giusto giudice vendicatore,
concedimi la grazia della remissione
prima del giorno della sentenza.
In quanto reo mi lamento,
il mio volto arrossisce per la colpa:
risparmia chi ti supplica, o Dio.
Tu assolvesti Maria
ed esaudisti il ladrone;
anche a me hai dato speranza.
Le mie preghiere non sono degne,
ma tu, clemente, fa benignamente
ch'io non arda in eterno nel fuoco.
Offrimi un posto tra le pecorelle
e separami dai caproni
ponendomi alla tua destra.
Confutati i maledetti
e condannatili alle fiamme ardenti,
chiamami tra i benedetti.
Ti prego, supplicando e prostrandomi,
il cuore ridotto quasi in cenere,
prenditi cura della mia fine.
Giorno di pianto quello
in cui risorgerà tra le faville
il colpevole, per essere giudicato.
Abbi pietà di costui, o Dio.
Pio Gesù, Signore,
dona loro l'eterno riposo.
Così sia.
Offertorio
O Signore Gesù Cristo,
Re di Gloria,
libera le anime di tutti i fedeli defunti
dalle pene dell'inferno e dal profondo abisso:
liberale dalle fauci del leone
affinché non le inghiotta il Tartaro
e non cadano nell'oscurità:
ma il vessillifero San Michele
le riporti alla santa luce
che un giorno promettesti ad Abramo
e alla sua discendenza.
Sacrifici e preghiere in tua lode
ti offriamo, o Signore:
tu accettali per quelle anime
che oggi ricordiamo:
fa' che possano passare dalla morte alla vita eterna.
Santo
Santo Santo Santo
Il Signore Dio degli eserciti
I cieli e la Terra sono pieni della tua gloria
Osanna nell'alto dei cieli
Benedetto colui che viene nel nome del Signore
Osanna nell'alto dei cieli
Agnello di Dio
Agnello di Dio che togli i
peccati del mondo,
dona loro il riposo.
Agnello di Dio che togli i peccati del mondo,
dona loro l'eterno riposo.
Comunione
La luce eterna splenda ad essi,
o Signore,
con i tuoi santi in eterno
poiché tu sei misericordioso.
L'eterno riposo dona loro, o Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua
con i tuoi santi in eterno
poiché tu sei misericordioso.
(traduzioni a cura di Sergio
Balestracci)
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