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Appena rientrato da New York, fresco di inaugurazione della sua ultima 'creatura',
la sede del New York Times, Renzo Piano è di nuovo chiamato a
lavorare per Torino, a tanti anni di distanza dalla realizzazione dell'Auditorium
del Lingotto. E dice di apprezzare questo ritorno, in una Sala Rossa
gremita e partecipe, con i consiglieri di tutti gli schieramenti
davanti al plastico portato da Parigi che rappresenta il modellino del
grattacielo in varie sezioni. Esposti, su cavalletti ai bordi della sala,
grafici del progetto e di altre realizzazioni in altre città del
mondo, di cui il famoso architetto si è servito questa sera per
fornire dati tecnici, spiegazioni dettagliate, ma anche suggestioni irresistibili
per illustrare come è nata e cresciuta l'idea del grattacielo. "Chiedo
scusa - ha risposto a quella parte di consiglieri di maggioranza
che si interrogavano sulle ragioni dell'altezza del 'mostro' – il
progetto non è nato come un atto di arroganza contro le regole
stabilite dal vostro piano regolatore (che attualmente prevedono che
l'altezza degli edifici non superi i 158 metri complessivi, ndr).
Se il problema è di non sfidare la Mole, bastava dirlo. La sede
del New York Times è 1 piede più bassa dell'Empire
State Building, si è trattato di un omaggio intelligente, mentre
qui non mi è stato chiesto di fare un atto di deferenza, mi era
sembrato che voleste un laboratorio urbano, e come tale lo abbiamo pensato”.
Piano prosegue chiedendo che il dibattito non si basi su questioni di principio
aprioristiche, ma si considerino gli elementi nella loro reale dimensione: "A
Londra abbiamo discusso un anno, però la discussione deve essere leale.
Qui, quando ho visto quella riproduzione con il mostro scuro più alto
della Mole mi sono sentito ferito”.
E l'architetto, visibilmente coinvolto nella discussione, ha precisato
che l'altezza dell'edificio è data dai volumi in alto (la
serra 'fredda'circondata da un cristallo particolare che rende
davvero l'idea della trasparenza, con ristorante, terrazza panoramica e
galleria d'arte) sommati con quelli in basso (auditorium flessibile,
che può modificarsi), entrambe totalmente pubblici e a completa fruizione
della Città. "Togliendo questi volumi la torre misurerebbe 110
metri, ma si snaturerebbe. Sarebbe priva proprio di quegli spazi che la Città rivendica
con tanta foga. Se mi fate sedere il grattacielo, cercatevi un altro progettista”,
afferma Piano che si dice affezionato a questi volumi (la scatola verde, come
lui chiama lo spazio superiore, e quella rossa, dell'audito-rium). La sua
convinzione, nel difendere la sostanza del progetto, ha un respiro inevitabilmente
cosmopolita: dice di essere sicuro che i torinesi , come è stato per i
newyorkesi, adotteranno il grattacielo, e gli spazi dal sapore metafisico che
offrirà alla città. Un esempio di trasparenza, funzionalità,
estetica, ma anche un laboratorio urbano e di sostenibilità energetica:
le persone che lavoreranno all'interno degli uffici saranno circa 2800,
circa 400 i posti auto realizzati al piano terra, ci saranno solette particolarmente
spesse, per risparmiare sulla climatizzazione, illuminazione fluorescente con
lampade a basso consumo fotosensibili, come a Berlino, e 2mila metri quadri di
pannelli solari a microcristalli, oltre alla ventilazione naturale delle
facciate. "Lavoreremo insieme a voi per migliorare l'impatto ambientale:
le vostre sollecitazioni mi aiutano a lavorare sempre meglio. Vorrei regalare
a Torino, che è un modello di sapienza tecnologica e scientifica,
una presenza discreta, leggera e vibrante”. A chi gli domanda qual è l'elemento
di torinesità che il progetto esprime, Piano risponde: "la fotosensibilità e
il vetro. L'edificio prenderà il colore della città, e con
le sue schegge di cristallo e la sua leggerezza quasi smaterializzata ricorderà il
ghiaccio delle vostre bellissime montagne. Inoltre, di notte, la serra resterà illuminata,
come una simbolica lanterna”.
E infine, un auspicio: "siamo al progetto definitivo, quello esecutivo è previsto
più o meno fra un anno. Abbiamo un appuntamento con il 2011, e ci
auguriamo di rispettarlo”, ha concluso.
Renzo Piano in Sala Rossa
immagine 2I grafici del progetto
immagine 3Il modellino del grattacielo in varie sezioni
immagine 4Interviste a Renzo Piano
immagine 5Il modellino del grattacielo Intesa-San Paolo
immagine 6La presidente della Comm. Urbanistica, Piera Levi-Montalcini e Renzo Piano
immagine 7I progetti del grattacielo in Sala Rossa
immagine 8La simulazione della nuova skyline di Torino
immagine 9 Un momento della Commissione Urbanistica
immagine 10Renzo Piano risponde alle domande dei Consiglieri Comunali
immagine 11 Renzo Piano illustra il progetto
A Palazzo Civico, in Sala delle Congregazioni è stato firmato il protocollo di intesa attraverso il quale avverrà la cessione al Comune del complesso della Cavallerizza da parte dell'Agenzia del Demanio.
L'accordo diviso in due parti porterà la Cavallerizza a far parte
del patrimonio del Comune di Torino.
Le strutture che fanno parte del complesso dovranno poi essere sottoposte, con
il possibile concorso di privati, ad interventi di riqualificazione e ristrutturazione.
Presenti per l'occasione il Direttore dell'Agenzia del Demanio Elisabetta Spitz, il Sindaco Sergio Chiamparino e l'Assessore Mario Viano.
Sergio Chiamparino firma il protocollo d'intesa per l'acquisto della Cavallerizza
immagine 2Le firme per il protocollo d'intesa
immagine 3Un momento dell'incontro di sala Congregazioni
immagine 4Il Sindaco Sergio Chiamparino
immagine 5Un momento dell'incontro di sala Congregazioni
immagine 6 Elisabetta Spitz, Direttore dell'Agenzia del Demanio
immagine 7Mauro Viano, Assessore all'Urbanistica, all'Edilizia privata e al Patrimonio