logo LaStampa
(Del 27/11/2003)
Non illudiamoci: la via per il verde resta lunga
Di Michele Fenu
ooops

TRA domeniche a piedi, domeniche e altri giorni della settimana ecologici, divieto di usare veicoli non catalizzati, restrizioni varie che spuntano da regione a regione e da comune a comune, si rafforza l'impegno per la protezione dell'ambiente, soprattutto delle grandi città. Un impegno, se si vuole, un po' disordinato, che lascia spesso perplessi e fa fiorire qualche polemi-ca. Protesta, ad esempio, chi ha una vecchia vettura senza catalizzatore, non ha i soldi per cambiarla e si trova appiedato.
Comprensibile, naturalmente, ma il cammino verso un verde sempre più verde è cominciato gjà da molti anni ed è inarrestabile. Lo sa bene l 'industria dell'auto, pur consapevole che non sono solo i veicoli a motore a produrre l'inquinamento.
I costruttori americani, europei e giapponesi, con un grande dispendio di risorse, stanno sviluppando studi e ricerche per un domani a medio-lungo termine assolutamente pulito (gra-zie all'idrogeno e alle pile a combustile) e, nello stesso tempo, si allunga la lista delle vetture che non sono ancora a «inquinamento zero», ma che si avvicinano fortemente a' questo traguardo. Oppure che adottano soluzioni capaci di diminui-re in misura cospicua la diffusione di sostanze nocive nell'aria.
Ma, poi, oggi come oggi, quanto la gente è disposta a spendere di più per avere una vettura più «verde»? E, altro punto da non sottovalutare, come reagisce il cliente di fronte a modelli che gli appaiono più complicati da gestire? E, inoltre, non c'è ancora sul mercato quella ricchezza di offerta che le auto di tipo classico possono garantire.
Del resto, basta guardare. le cifre. Nel primo semestre 2003 su un milione 340 mila vetture vendute, soltanto tremila (fra esemplari a meta-no, a doppia alimentazione, ibridi ed elettrici> potevano di diritto appartenere alla categoria delle «superverdi>. Tutto il resto, ovvero la stragrande maggioranza, era costituito da auto a benzina o a gasolio. E meno male che aumenta di continuo la percentuale dei Diesel, visto che già in origine, consumando meno, questo tipo di motorizzazione risulta comunque meno inquinante.
La stessa Toyota Prius, sicuramente la vettura ibrida più avanzata per tecnologia e prestazioni, è stata lodata e apprezzata da tutti ma venduta in numeri modesti. E parliamo in termini mondiali: la prima generazione della Prius in circa sei anni :di vita ha raggiunto le 130 mila consegne. In Italia e cifre sono irrisorie: appena un centinaio di esemplari. D'accordo, era anche bruttina, con prestazioni non eccitanti e, come spesso capita in ogni settore agli «apripista», non facile da far "capire" al pubblico.
Per la nuova edizione le prospettive sono migliori. Dagli Usa fioccano le prenotazioni, ma siamo sempre a livelli contenuti (20 mila) almeno per un gigante come la Toyota. Due le considerazioni che se ne possono trarre: la voglia di c'è in tutti, ma il tradurla in pratica, concretamen-e, è un'altra cosa; la Casa giapponese, come tutta industria dell'auto, semina per il futuro, compie con determinazione i primi passi nella convinzio-ne che, in ogni caso, la via scelta è giusta, anzi inevitabile. Certo, il cammino sarà lungo, lunghissimo. Chi ritiene di risolvere ogni problema in un attimo o nel giro di giro di pochi anni con un tocco di bacchetta magica si illude.

ooops ooops