TRA domeniche a piedi, domeniche e altri
giorni della settimana ecologici, divieto di usare veicoli non catalizzati,
restrizioni varie che spuntano da regione a regione e da comune a comune,
si rafforza l'impegno per la protezione dell'ambiente, soprattutto delle
grandi città. Un impegno, se si vuole, un po' disordinato, che
lascia spesso perplessi e fa fiorire qualche polemi-ca. Protesta, ad
esempio, chi ha una vecchia vettura senza catalizzatore, non ha i soldi
per cambiarla e si trova appiedato.
Comprensibile, naturalmente, ma il cammino verso un verde sempre più
verde è cominciato gjà da molti anni ed è inarrestabile.
Lo sa bene l 'industria dell'auto, pur consapevole che non sono solo
i veicoli a motore a produrre l'inquinamento.
I costruttori americani, europei e giapponesi, con un grande dispendio
di risorse, stanno sviluppando studi e ricerche per un domani a medio-lungo
termine assolutamente pulito (gra-zie all'idrogeno e alle pile a combustile)
e, nello stesso tempo, si allunga la lista delle vetture che non sono
ancora a «inquinamento zero», ma che si avvicinano fortemente
a' questo traguardo. Oppure che adottano soluzioni capaci di diminui-re
in misura cospicua la diffusione di sostanze nocive nell'aria.
Ma, poi, oggi come oggi, quanto la gente è disposta a spendere
di più per avere una vettura più «verde»?
E, altro punto da non sottovalutare, come reagisce il cliente di fronte
a modelli che gli appaiono più complicati da gestire? E, inoltre,
non c'è ancora sul mercato quella ricchezza di offerta che le
auto di tipo classico possono garantire.
Del resto, basta guardare. le cifre. Nel primo semestre 2003 su un milione
340 mila vetture vendute, soltanto tremila (fra esemplari a meta-no,
a doppia alimentazione, ibridi ed elettrici> potevano di diritto
appartenere alla categoria delle «superverdi>. Tutto il resto,
ovvero la stragrande maggioranza, era costituito da auto a benzina o
a gasolio. E meno male che aumenta di continuo la percentuale dei Diesel,
visto che già in origine, consumando meno, questo tipo di motorizzazione
risulta comunque meno inquinante.
La stessa Toyota Prius, sicuramente la vettura ibrida più avanzata
per tecnologia e prestazioni, è stata lodata e apprezzata da
tutti ma venduta in numeri modesti. E parliamo in termini mondiali:
la prima generazione della Prius in circa sei anni :di vita ha raggiunto
le 130 mila consegne. In Italia e cifre sono irrisorie: appena un centinaio
di esemplari. D'accordo, era anche bruttina, con prestazioni non eccitanti
e, come spesso capita in ogni settore agli «apripista»,
non facile da far "capire" al pubblico.
Per la nuova edizione le prospettive sono migliori. Dagli Usa fioccano
le prenotazioni, ma siamo sempre a livelli contenuti (20 mila) almeno
per un gigante come la Toyota. Due le considerazioni che se ne possono
trarre: la voglia di c'è in tutti, ma il tradurla in pratica,
concretamen-e, è un'altra cosa; la Casa giapponese, come tutta
industria dell'auto, semina per il futuro, compie con determinazione
i primi passi nella convinzio-ne che, in ogni caso, la via scelta è
giusta, anzi inevitabile. Certo, il cammino sarà lungo, lunghissimo.
Chi ritiene di risolvere ogni problema in un attimo o nel giro di giro
di pochi anni con un tocco di bacchetta magica si illude.
|