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Proseguendo lungo il lato destro della Tettoia, percorrete corso Giulio Cesare, fino ad incontrare, sulla vostra destra, la chiesa di San Gioachino, nata in sostituzione dell’antica chiesa parrocchiale del Balon dedicata ai SS. Simone e Giuda.
La chiesa di San Gioachino è stata edificata nel 1882 su progetto dell’Arch. Ceppi. Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale l’edificio è stato quasi completamente distrutto. Sono andati persi lo splendido soffitto in larice a cassettoni dorati, il tetto in ardesia, l’organo e gli interni in marmo di Carrara. Ma nel 1946 la chiesa venne ricostruita sulla base del modello originario.
Sull’altro lato della strada, potete trovare l’ex stazione Ponte Mosca della linea ferroviaria Torino – Ceres, viene costruita nel 1862 su proposta dell’Ing. Cappuccio della “Societá anonima della strada ferrata del canavese”.
Ottenuti i contributi dai comuni interessati dalla linea, nel 1866 iniziano i lavori, che si concluderanno tre anni dopo con l’edificazione di 21Km di strada ferrata.
Nata per collegare Torino con Cirié, la ferrovia viene ampliata in due fasi successive: con la costruzione del prolungamento da Cirié a Lanzo e con l’estensione della linea fino a Ceres.
Per edificare l’ultimo tratto si rendono necessarie le perforazioni di cinque gallerie, tra cui l’attraversamento del Monte Buriasco, cosí come l’edificazione di sei ponti sullo Stura. Particolarmente affascinante è il viadotto in cemento armato di Ceres.
L’impiego della corrente continua ad alta tensione, risalente al 1920, viene considerato all’epoca una innovazione tale da attirare l’attenzione di tecnici da tutto il mondo.
La linea ferroviaria si mantiene attiva anche dopo l’ultimo conflitto, sino al 1962 data del crollo del ponte di Venaria. Dopo alterne vicende, nel 1981 il governo da in concessione la ferrovia alla SATTI, l’attuale GTT, Gruppo Torinese Trasporti.
Proseguendo sempre nella stessa direzione, lungo corso Giulio Cesare, vi troverete d’innanzi al Ponte Mosca.
Il Ponte Mosca, che è la più audace costruzione realizzata in Torino nella prima metà dell’ottocento, deve il suo nome all’ing. Carlo Bernardo Mosca. Ma egli riceverà il giusto riconoscimento per l’eccezionale struttura solo dopo la sua morte, quando il Comune gli intitolerà ufficialmente il ponte.
L’idea del Governo Sabaudo di realizzare un ponte in muratura sulla Dora, in sostituzione di quello esistente in legno, nasce dalla necessità di collegare il popoloso Borgo Dora con le industrie del Canavese e con la più lontana Lombardia; nonché dalla volontà di completare l’assetto urbanistico dell’odierna piazza della Repubblica.
La posa della prima pietra è datata 1823 ma ci vorranno sette anni prima che la costruzione sia terminata.
L'ingegnere che lo progettò, sfidando coraggiosamente le critiche dei suoi contemporanei, adottò la soluzione di un ponte ad una sola campata, con arco fortemente ribassato. Per la realizzazione di quest'opera fu necessario modificare l'alveo del fiume Dora Riparia nel tratto in prossimità del ponte e predisporre una particolare armatura che ne evitasse il crollo.
Si narra che l'ingegnere Mosca per dimostrare la stabilità della sua costruzione fosse stato tranquillamente con tutta la famiglia a "condire l’insalata" sotto l'ardita arcata.
Il ponte ha un solo arco ed è lungo 50 metri, la sua larghezza è pari a quella di Via Milano, all'epoca Contrada d'Italia, di cui costituiva il prolungamento.
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