Città di Torino

Trecento anni di vita del Palazzo Civico di Torino 1663 - 1963

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Architettura del palazzo

In Piazza delle Erbe il "cuore" e il "ventre" di Torino...

Il commercio del vino e dell'aceto, si teneva esso pure nelle vie attigue, dalle quali però fatalmente, prima o poi, tutti gli affari finivano per convergere verso Piazza delle Erbe, ove, nuovamente, c'imbatteremo nell'impareggiabile cicerone, Gaspare Craveri. "In detta piazza" egli dice "dalla mattina al far del giorno, fino alle ore due di notte vi si vende ogni sorta di commestibili, sì freschi che secchi, di grasso e di magro, con tale abbondanza che rende stupore potendosi in questa ad ogni ora trovare tutto ciò che abbisogna per qualunque lautissimo convito".

La disciplina dei mercati richiese ognora molte cure da parte della Civica Amministrazione, che di frequente emanò norme precise in merito all'occupazione del suolo pubblico, alla esazione delle tasse che tale occupazione comportava, alla repressione degli inevitabili abusi. Nel 1589, per esempio, stabilì che si dovesse dar segno con un alzabandiera così dell'istante preciso dell'apertura, come di quello della chiusura di ogni mercato. E parimenti, sette anni dopo, si vide costretta a prendere energici provvedimenti contro le intemperanze dei "cerlettani", che provocavano continui assembramenti di pubblico per via delle fantasiose e pittoresche loro esibizioni di mirabolanti invenzioni e infallibili ricette, e, come se ciò non fosse bastato, offendevano anche l'altrui morigeratezza, ("per le parole sporche a tutti notorie che dicono in presenza di madame e figliuole che passano per le strade et sono in casa loro "), ed infine commettevano furti. Conclusione: in seguito a delibera consigliare i "cerlettani" vennero categoricamente invitati a sloggiare, ed a "montar in banco" in Piazza Castello.

Quanto s'è ora narrato, lo riconosciamo, riguarda essenzialmente la storia del costume e forse non riuscirebbe neppur troppo producente ai fini commemorativi che stiamo perseguendo, ove non ci fornisse le note di color locale indispensabili per indovinare come la vita del popolo minuto s'articolasse nelle piazze, nei quartieri del centro, prima delle grandi riforme urbanistiche barocche.

Orbene, quando il Craveri scriveva, la struttura ed il pittoresco agglomerato di "isole" costituenti il vecchio quartiere di "Porta Doranea", non avevano ancor saggiato la mente ordinatrice dell'Alfieri e, quanto poi alle dimensioni della piazza, è nostra convinzione che queste non dovessero essere molto mutate dall'anno, (1594), in cui Carlo Emanuele I l'aveva scelta come "Piazza d'Armi".

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