Fonte: Centro Antiviolenza della Città di Torino
Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner.
La violenza del partner o ex partner, viene nominata in modi diversi: violenza domestica, violenza coniugale o nelle relazioni di intimità. In Italia, si usa spesso la sigla IPV, mutuata dall’inglese Intimate Partner Violence per indicare questa tipologia di violenza. Essa comprende le violenze esercitate da fidanzato, amante, marito o convivente nei confronti di una donna all’interno di una relazione affettiva o di coppia.
Questo tipo di violenza rientra nell’accezione più ampia di violenza familiare nella quale è inclusa quella agita da un componente della famiglia nei confronti di un altro membro della stessa – adulto o minore che sia – cioè tutte quelle situazioni di grave pregiudizio dell’integrità fisica, psicologica o sessuale oppure della libertà di un componente qualsiasi del nucleo familiare causate da un altro componente della famiglia, legittima o naturale che sia.
Per esempio, le violenze agìte dal padre e dalla madre sui figli/e; dal figlio/a sui genitori; dal fratello sulla sorella; dal nonno sui/lle nipoti, ecc.; da chi ha compiti di cura e assiste un/una anziano/a o disabile.
La IPV non è un problema individuale, ma sociale. Non si può sconfiggere da soli. La violenza può venir meno solo se la società smette di tollerarla. Tutti sono implicati, sia a livello individuale che collettivo.
Per la donna che subisce maltrattamenti, la scelta di dire basta e chiudere definitivamente con la violenza, implica un percorso di consapevolezza rispetto a sé e al proprio compagno di vita. Quando sono presenti dei figli, questa decisione è spesso più difficile poiché si pensa di fare il loro bene mantenendo la relazione con il partner considerandoli impermeabili al clima di tensione e conflittualità che si vive in casa; essi si rivelano invece i più sensibili e gli effetti sono solitamente ben visibili se si è capaci di vederli.
La violenza nelle relazioni di intimità si realizza attraverso un modello di comportamento violento, dove un partner usa coercizione psicologica, economica, sessuale contro l’altro, ricorrendo anche alla violenza fisica o alle minacce. Le violenze vengono ripetute allo scopo di esercitare sulla partner un potere di controllo e sottomissione.
La violenza nelle relazioni di intimità è caratterizzata nella maggior parte dei casi dalla combinazione di forme specifiche di violenza, quali:
- Violenza fisica
- Violenza sessuale
- Violenza psicologica
- Violenza economica
- Stalking
- Violenza basata sull’onore e il matrimonio forzato
Violenza fisica
Per violenza fisica s’intende qualsiasi forma di aggressività o di maltrattamento contro la persona fisica o le cose di sua proprietà. Spesso mira a imporre con la forza un ruolo di sottomissione.
Si considerano violenza fisica comportamenti quali:
- schiaffeggiare
- spingere
- far cadere dalle scale
- colpire con oggetti e con armi
- calciare
- afferrare alla gola
- mordere
- provocare bruciature sulla pelle
- costringere nei movimenti
- pugnalare
- privare del sonno e del cibo
Violenza sessuale
Si configura come autore di violenza sessuale chiunque con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali. Questi ultimi coprono uno spettro assai ampio di comportamenti che vanno dalla molestia allo sfruttamento sessuale, allo stupro:
- farle indossare vestiti sexy o farle coprire completamente il corpo
- criticare le prestazioni sessuali
- obbligarla a guardare o a prendere parte a materiale pornografico contro la sua volontà
- obbligarla a fare sesso o a pratiche sessuali non gradite
- forzarla a fare sesso con altre persone
- forzarla a prostituirsi
- far sesso con altre persone, o accusare la partner (a torto) di farlo
- impedire la contraccezione, forzarla ad avere una gravidanza, ad abortire o impedirle di farlo
- stupro e tentativo di stupro
- stupro in gravidanza
- minacciare i figli di violenza sessuale, o esporli alla pornografia per costringerla a fare sesso
Violenza psicologica
Per violenza psicologica s’intendono attacchi diretti a colpire la dignità personale, forme di mancanza di rispetto, atteggiamenti volti a ribadire uno stato di subordinazione o di inferiorità della donna; spesso costituiscono violenze difficili da identificare, quali:
- controllo
- isolamento
- gelosia patologica
- molestie assillanti
- critiche avvilenti
- umiliazioni
- intimidazioni
- minacce
- indifferenza alle richieste affettive, ecc
Il messaggio che passa attraverso il maltrattamento psicologico è che chi ne è oggetto è persona priva di valore. Ciò induce in qualche modo in chi lo subisce ad accettare in seguito anche comportamenti fisici violenti.
Le modalità di maltrattamento sono molteplici, alcuni esempi:
- svalorizzare (convincere la donna che non vale niente, dirle che è sessualmente inadeguata, sminuirla nella sua femminilità, critiche continue, distruzione dei rapporti di amicizia o parentela, ecc.)
- trattare come un oggetto (richiesta di cambiare il proprio aspetto fisico, manipolare lo stato psichico della donna, mettere in atto un’ossessività maniacale, controllare dove va e cosa fa, gelosia eccessiva, costringerla ad avere rapporti sessuali, ecc.)
- eccessiva attribuzione di responsabilità (nell’organizzazione del menage familiare, accusarla delle difficoltà dei figli, costringerla a farsi carico di tutte le spese familiari, ecc.)
- deprivare di risorse fondamentali (privazione di contatti sociali, indurre ansia e insicurezza sul futuro, privazione dei rapporti con la famiglia d’origine, cure mediche, mobilità, ecc.)
- operare una distorsione della realtà (critica continua alla sua visione del mondo, negazione dei suoi sentimenti, farla sentire in colpa perché rifiuta i rapporti sessuali, cercare di far sembrare normali gravi maltrattamenti e abusi, ecc..)
- incutere paura (minacce di percosse, rompere oggetti, sbattere porte, minacce di togliere i figli, di sbatterla fuori di casa, di farle perdere il lavoro, minacce di morte, imprevedibilità, ecc..).
Violenza economica
Ogni forma di privazione o controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica di una persona. La repressione economica viene esercitata in modi diversi a seconda degli ambienti, ma in tutti i casi consiste nel togliere alla donna la sua autonomia.
Vi sono inclusi comportamenti quali:
- impedire di trovare un lavoro (od obbligarla a lavorare anche per lui) sabotando i suoi tentativi ed essere così economicamente dipendente da lui;
- disturbarla sul posto di lavoro, sia di persona che attraverso telefonate o altri dispositivi elettronici;
- negarle i soldi anche per piccole spese come l’autobus, per umiliarla e tenerla in uno stato di completa dipendenza, di privazione economica continua, e per rafforzare la propria posizione, per dettar legge sulle spese, ecc.
- annotare tutte le spese della partner per controllarne l’attività
- rubare soldi alla partner o ai figli/e
- giocare d’azzardo, in modo da mettere a rischio/compromettere il tenore di vita della famiglia
- prendere decisioni finanziare importanti senza consultarla o senza il suo accordo
- accumulare debiti e rate in arretrato di prestiti/mutui
- privare delle informazioni relative al conto corrente e alla situazione patrimoniale e reddituale della famiglia
- non condividere le decisioni relative al bilancio familiare
- costringere la donna a spendere il proprio stipendio per coprire tutte le spese domestiche
- costringerla a fare debiti o a firmare contratti senza fornirle spiegazioni o chiarimenti
- intestare tutti i beni a nome proprio o a nome dei propri familiari per impedire ogni accesso legale ai beni comuni
- dopo la separazione, rifiutarsi di pagare l’assegno di mantenimento o costringere la donna a umilianti trattative per averlo.
Stalking
Lo stalking è un insieme di comportamenti ripetuti e intrusivi di sorveglianza, di controllo, di ricerca di contatto e di comunicazione, nei confronti di una vittima che risulta infastidita e/o preoccupata da tali attenzioni e comportamenti non graditi: telefonate, lettere, e-mail, doni, omaggi, appostamenti, sorveglianze, ricatti, minacce, ricerca di contatto.
Secondo il ricercatore B.H.Spitzberg, possiamo individuare alcune costanti nel comportamento dello stalker:
- Iper intimità al fine di manifestare affetto e intensificare la relazione
- Contatti indesiderati con lo scopo di mantenere un controllo sulla vittima
- Invasione e violazione della privacy attraverso furti o violazione di domicilio
- Pedinamento e intrusione svolta da terzi per raccogliere informazioni e mantenere un contatto con la vittima
- Uso di coercizione e costrizione fisica o psicologica per controllare la vittima
- Aggressione alla vittima, alle sue proprietà, agli oggetti o alle persone a lei vicine
Non esiste una tipologia precisa di molestatori insistenti.
Spesso lo stalker non ha un disturbo psichiatrico, ma solo una patologia delle relazioni: non accetta il distacco implicito nella fine di un legame, né il rifiuto della vittima.
Uno dei maggiori fattori di rischio di atti persecutori perpetrati contro un ex partner è la mancata elaborazione di un lutto (50% dei casi). Poco conosciuto, ma molto frequente (circa la metà), è poi lo stalking compiuto in ambiti diversi da quelli affettivi: lavorativo, familiare (tra genitori e figli o viceversa), tra vicini di casa e scolastico, a riprova che il problema può riguardare tutti e investire qualsiasi fascia d’età.
Violenza basata sull’onore e i matrimoni forzati
Per quanto riguarda la violenza basata sull’onore e i matrimoni forzati, ne sono esempi:
- Il rapimento di un/a figlio/a quando per esempio un genitore disapprova i valori culturali/ religiosi dell’altro
- Usare l’inganno per convincere qualcuno a fare un viaggio all’estero con lo scopo di mettere poi in atto un matrimonio forzato
- Furto della dote, compiuto per esempio dai suoceri, che ne se appropriano
- Organizzare e far subire a una giovane una mutilazione genitale in patria o all’estero
- Pagare un investigatore per rintracciare qualcuno che, per la propria incolumità, si sta nascondendo da un partner violento o da altri membri della famiglia o della comunità
- Ridicolizzare, umiliare o punire chi non si conforma alle aspettative e alle tradizioni della famiglia o della comunità, per i vestiti che indossa o del trucco che usa, ecc
- Disapprovare la gravidanza fuori del matrimonio obbligando all’aborto forzato o minacciando l’espulsione dalla famiglia o dalla comunità