Vice Direzione Generale Servizi Amministrativi e
Legali - Gioventù - Decentramento - Commercio - Suolo Pubblico
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Settore Rigenerazione Urbana
e Sviluppo /CT 5
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CITTÀ DI TORINO
DELIBERAZIONE DELLA GIUNTA
COMUNALE
3 marzo 2009
Convocata la Giunta presieduta dal Sindaco
Sergio CHIAMPARINO, sono presenti, oltre al Vicesindaco Tommaso DEALESSANDRI,
gli Assessori:
Alessandro ALTAMURA
Marco BORGIONE
Giuseppe
BORGOGNO
Ilda CURTI
Michele DELL'UTRI
Marta LEVI
Domenico
MANGONE
Renato MONTABONE
Gianguido PASSONI
Luigi SARAGNESE
Maria
Grazia SESTERO
Roberto TRICARICO
Mario
VIANO
Assente per giustificati
motivi l’Assessore Fiorenzo ALFIERI.
Con
l’assistenza del Segretario Generale Adolfo REPICE.
OGGETTO: LINEE GUIDA PER LE AZIONI LOCALI DI RIGENERAZIONE
URBANA.
Proposta
dell'Assessore Curti.
1. Dagli interventi
nelle periferie alle politiche di rigenerazione urbana.
La Città di Torino dalla seconda metà degli anni
’90 ha avviato progetti e interventi sul tema del recupero e della
rigenerazione urbana di quartieri periferici, mettendo in campo risorse
straordinarie sia dal punto di vista economico-finanziario, sia da quello
gestionale ed amministrativo.
Questo insieme di progettualità,
interventi e azioni costituisce un patrimonio di sperimentazioni e percorsi che
in questi anni hanno configurato l’azione pubblica nei processi di
rigenerazione urbana ed hanno promosso delle “comunità di
pratiche” che a Torino hanno coinvolto funzionari pubblici,
professionisti, operatori di terzo settore, altre istituzioni pubbliche, reti di
cittadini che hanno lavorato sul campo e concorso a rigenerare il tessuto di
molte aree della città.
Da un lato, infatti, il processo di
trasformazione urbanistica della città, seppur non ancora concluso,
è stato, in questi anni, straordinario sia in termini di risorse
pubbliche e private, sia in termini di cambiamento dell’uso della
città nel suo complesso: nuove centralità residenziali e di
servizi, rifunzionalizzazione dei grandi vuoti urbani industriali, ridefinizione
di funzioni e servizi su scala urbana e sovralocale.
Contemporaneamente ai
processi di grande trasformazione urbanistica, Torino ha tuttavia acquisito la
consapevolezza che si rendesse necessario intervenire su parti di città e
quartieri periferici che nel frattempo attraversavano un declino in termini di
funzioni, identità e qualità urbana.
Le periferie urbane, i
quartieri prossimi ai luoghi di produzione e lavoro nati nel corso del Novecento
hanno subito crisi di funzione e di identità, profondi cambiamenti
socio-demografici ed economici che hanno determinato l’emergere di un
“malessere urbano” su cui era indispensabile intervenire con
progettualità specifiche e mirate.
Da un lato quindi si è
profilata la necessità di intervenire in luoghi della città
periferici dal punto di vista geografico, sociale ed economico –
caratterizzati dalla presenza di patrimonio di edilizia residenziale pubblica
edificata negli anni della crescita e dello sviluppo urbano del secolo scorso
– e nel contempo di agire nelle “emiperiferie urbane”,
quartieri storici, popolari e densi di funzioni, caratterizzati da un patrimonio
abitativo degradato ancorché privato e dove la crisi urbana, la fatica
della coabitazione e la relazione tra diversi gruppi di popolazione rischiava di
emergere con elementi di conflittualità sociale molto forte.
Si
è trattato quindi di mettere in campo strumenti finanziari,
modalità di intervento, dispositivi tecnici e manageriali che
consentissero di intervenire affrontando in modo trasversale e integrato i temi
della rigenerazione urbana.
La sperimentazione di diverse modalità di
intervento e l’adozione di un approccio integrato – che superasse le
settorialità tipiche dell’azione pubblica – è stato
possibile anche grazie ad una stagione di programmi regionali, nazionali ed
europei che hanno consentito non soltanto l’attivazione di risorse
economiche, ma che hanno anche suggerito un metodo, imposto modalità di
valutazione, dettato i tempi di realizzazione, invitato gli attori pubblici e
privati a cooperare e a favorire la partnership e la
sussidiarietà.
Questa stagione di progetti straordinari è stata
l’occasione per sperimentare modalità organizzative della Pubblica
Amministrazione e di avviare processi di sviluppo locale in molte aree della
città, individuando forme diverse di intervento (agenzie di sviluppo
locale, comitati di scopo, tavoli sociali, etc.).
La pluralità degli
interventi, in parte conclusi in altra avviati alla conclusione, offrono la
possibilità di valutarne gli esiti ed i processi e consentono di
orientare l’azione dell’Amministrazione sia in vista delle attuali e
future criticità territoriali, sia in funzione della necessità di
mantenere i risultati raggiunti e promuovere nuove progettualità.
Si
tratta, oggi, di mettere a patrimonio il know-how e le competenze che si sono
sviluppate – anche con una coraggiosa valutazione critica – e
affrontare i prossimi anni di interventi di rigenerazione urbana senza
aspettare, necessariamente, l’attivazione di risorse straordinarie che
paiono in fase di normalizzazione.
La vera sfida, infatti, è adottare
approcci innovativi e integrati di sviluppo locale e di rigenerazione urbana
intervenendo sulle modalità ordinarie di azione
dell’Amministrazione Pubblica capace di mettere a disposizione degli
attori sociali, civili ed economici dispositivi, competenze e visione di
trasformazione urbana.
E’ indispensabile infatti affrontare i temi
della “crisi urbana” , delle nuove povertà e delle
fragilità sociali, dei conflitti e delle relazioni derivanti dai
cambiamenti socio-demografici, del depauperamento delle risorse economiche di
parti di città con uno sguardo complesso, competente e attento. Il tema
dei processi di inclusione dei nuovi cittadini – immigrati di prima e
seconda generazione – è profondamente connesso al modo con cui si
costruiscono le condizioni per migliorare la vivibilità urbana,
contribuire alla coesione economica e sociale nei territori, attivare politiche
di mixitè sociale e ricostruzione/attivazione di reti sociali aperte ed
inclusive. Nel magma della crisi urbana emerge cioè una domanda di
pensiero urbano complesso che non è semplificabile nella sommatoria di
interventi settoriali.
Torino, da questo punto di vista, è una delle
città europee che meglio si è confrontata a livello comunitario e
si è attrezzata su questi temi, promuovendo e investendo in molteplici
“comunità di pratiche” che oggi possono e devono
rappresentare il patrimonio su cui ripensare i modelli di intervento futuri.
E’ significativo che a livello europeo si guardi a Torino come
realtà che ha saputo coniugare modelli gestionali ed efficienza
amministrativa nella gestione dei progetti europei (dal PPU The Gate
all’Urban 2 di Mirafiori Nord) e che la Città abbia un ruolo
determinante nei principali network europei che si occupano di questi
temi.
Oggi si tratta di fare i conti con la complessità delle
dinamiche sociali, attivare risorse e capitale sociale dei territori,
individuare dispositivi, strumenti e risorse ordinarie di intervento per
migliorare la qualità urbana, negoziare la coabitazione e la relazione
tra i diversi gruppi sociali che si incontrano/scontrano nell’arena dello
spazio pubblico.
Significa capitalizzare quanto fin qui fatto e affrontare il
tema della trasversalità delle politiche ordinarie, dei diversi attori
che concorrono a produrre trasformazione urbana, ciascuno dei quali è
portatore di visioni, di interessi, di competenze che necessitano di strumenti
di governance complessa e multifattoriale.
Il tema dunque è quello di
promuovere un’agglomerazione urbana competitiva e coesa che sia capace di
privilegiare una dinamica di sviluppo integrato a partire dai progetti, dalle
vocazioni territoriali, dalle risorse e dalle comunità
locali.
2. Gli interventi e le modalità organizzative
dell’amministrazione dal 1997 a oggi.
Per rispondere alla necessità di intervenire nelle aree oggetto
di interventi complessi, la Città di Torino ha individuato
modalità organizzative interne che, a distanza di più di 10 anni,
devono essere rilette, aggiornate e modificate alla luce di nuovi scenari di
intervento.
Con deliberazione del Consiglio Comunale n.341, è stato
istituito nel 1997 il Progetto Speciale Periferie e sono state individuate le
Azioni di sviluppo locale partecipato quale strumento delle politiche di
rigenerazione urbana. Il Progetto si fondava sull’esigenza di intervenire
sull’ambiente urbano sia dal punto di vista fisico e strutturale, sia dal
punto di vista delle dinamiche sociali e quindi
sull’interdisciplinarietà come condizione necessaria per politiche
efficaci di riqualificazione della città. Gli elementi chiave del
Progetto erano: l’approccio integrato, la partecipazione dei cittadini,
l’innovazione organizzativa e procedurale, con l’obiettivo di
ridefinire identità, senso di appartenenza e opportunità di
sviluppo radicati nelle differenze del territorio cittadino.
Nel 2001 le
competenze e le azioni svolte dal Progetto Speciale Periferie sono state assunte
dal nuovo Settore Periferie, che dal 2007 ha assunto la denominazione di Settore
Rigenerazione Urbana e Sviluppo.
Per la progettazione e la realizzazione di
interventi complessi di rigenerazione urbana sono state investite risorse della
Città, dell’Agenzia territoriale per la casa, della Regione
Piemonte, della Provincia di Torino, del Ministero per le infrastrutture,
dell’Unione Europea e di soggetti privati. Gli interventi riguardano molte
aree della città e le modalità di intervento sono diverse a
seconda delle peculiarità del territorio interessato e del tipo di
finanziamento attivato. In particolare, è possibile stabilire una
distinzione tra due tipologie di interventi:
- i programmi di rigenerazione urbana (Programmi di recupero urbano di
via Artom, corso Grosseto e via Ivrea, Contratto di quartiere di via Arquata,
Contratti di quartiere II di via Dina, via Ghedini e via Parenzo). In questi
casi la Città, oltre a co-progettare e co-finanziare gli interventi
previsti, coordina attraverso il Settore Rigenerazione Urbana e Sviluppo il
procedimento amministrativo e cura la realizzazione di un “servizio di
accompagnamento” affidato a soggetti privati, spesso in associazione
temporanea. Nel caso del programma Urban 2 di Mirafiori Nord si è invece
costituita una struttura gestionale ad hoc.
- le azioni locali di rigenerazione urbana (finora denominate
“azioni di sviluppo locale partecipato”, che si svolgono nelle aree
di Barca-Bertolla, Corso Taranto, San Donato, Falchera, Monte Bianco-Barriera di
Milano, Parco Dora, Porta Palazzo , San Paolo-Cenisia, San Salvario, via
Artom-Mirafiori, corso Grosseto, via Ivrea-Pietra Alta, via Arquata, via Dina,
via Ghedini, via Parenzo). In questo caso la Città svolge un ruolo di
co-progettazione e supporto anche economico di azioni prevalentemente
immateriali realizzate da soggetti locali (associazioni, cooperative e imprese
sociali, organizzazioni sindacali e del volontariato, comitati spontanei di
quartiere, attori locali che a diverso titolo operano sul territorio). In alcune
aree si sono costituiti soggetti giuridici specifici su diretta promozione
pubblica (agenzie pubbliche/private come The Gate e Parco Dora), in altre
operano associazioni di secondo livello (Agenzia per lo sviluppo locale di San
Salvario, Agenzia per lo sviluppo locale di Pietra Alta), nelle altre i soggetti
locali operano nell'ambito di un “tavolo sociale” coordinato dalla
Città.
Nel decennio di esperienze realizzate,
l'esternalizzazione delle azioni di accompagnamento dei programmi di
rigenerazione urbana, nonché il sostegno ad associazioni e comitati
locali, ha avuto come esito non trascurabile la formazione di saperi e
capacità, anche imprenditoriali, tra gli operatori del terzo settore, che
costituiscono oggi una importante risorsa per le politiche di rigenerazione
urbana. Il ruolo di coordinamento svolto dalla Città e il partenariato
con altri enti e istituzioni hanno contribuito ad alimentare un’abitudine
e un’attitudine alla cooperazione che è parte del processo di
innovazione dell’azione amministrativa innescato dalle riforme degli anni
novanta.
3. Le linee-guida per una nuova stagione di
politiche di rigenerazione urbana.
A oltre dieci anni di distanza, le criticità non possono
certamente dirsi risolte. Inoltre, in uno scenario locale profondamente mutato e
in una fase congiunturale che richiede uno specifico sforzo di
progettualità e razionalizzazione, è necessario evidenziare tutte
le opportunità per ridefinire e riposizionare le politiche di
rigenerazione urbana che la Città intende perseguire.
Le nuove
progettualità devono maturare all’interno di un nuovo approccio al
territorio fatto di conoscenza delle sue dinamiche, prevenzione delle
conflittualità, potenziamento delle risorse, a partire dalle
specificità di contesto:
- i quartieri storici dell’emi-periferia urbana (Porta
Palazzo-Borgo Dora, Barriera di Milano, San Salvario), interessati da processi
complessi di trasformazione e situazioni di degrado socio-economico e fisico. In
queste aree, caratterizzate da una proprietà immobiliare prevalentemente
privata e frammentata, la Città ha attivato e potrà attivare in
futuro strumenti di riqualificazione come i Piani di recupero previsti dalla
legge 457/78 ed in ogni caso mettere in campo dispositivi che intervengano
nell’inerzia della proprietà attivando forme di negoziazione degli
interventi, facilitazione amministrativa già sperimentati con successo in
alcune parti della città. L’approccio integrato promosso dalla
Pubblica Amministrazione deve intercettare, valorizzare e sostenere le reti
degli attori privati – di terzo settore come del tessuto economico e
produttivo così come dei proprietari di abitazioni e dei fruitori dello
spazio pubblico – mettendo in campo competenze a servizio dei territori e
della loro capacità di diventare attori della trasformazione
urbana.
- le aree periferiche a forte concentrazione di edilizia residenziale
pubblica (le aree dei programmi complessi di rigenerazione urbana, le
periferie nord e sud della città), nelle quali si stratificano degrado
fisico e multiproblematicità sociale. Intervenire nella riqualificazione
e nello sviluppo locale di questi territori significa adottare un approccio
capace di integrare le competenze dei vari soggetti pubblici che a vario titolo
intervengono con politiche e progetti ordinari e/o straordinari. E’
indispensabile cioè che si definiscano modalità di coordinamento e
cooperazione tra i vari comparti delle istituzioni coinvolte in modo da evitare
sovrapposizioni, frammentazione e eccessiva
settorialità.
- il territorio in trasformazione (tipicamente le Spine, ma anche le
trasformazioni puntuali e reticolari che attraversano il territorio cittadino),
interessato da rilevanti interventi infrastrutturali e da trasformazioni spesso
radicali del tessuto urbano, che richiedono la costruzione/ricostruzione di una
società locale, oppure da processi di rivalorizzazione di quartieri
storici connotati da identità e appartenenza consolidate, e da eccellenze
e potenzialità di sviluppo (specie commerciale e
produttivo).
Lo scenario comune è dato dalla
necessità di affrontare la chiusura di un ciclo di politiche urbane
segnate dalla straordinarietà dei “programmi complessi”
(Programmi di recupero urbano, Contratti di quartiere, etc.) e ripensare alla
rigenerazione urbana come politica e azione ordinaria
dell’amministrazione, come elemento organizzatore di un nuovo modello di
“welfare urbano”. Il passaggio dallo straordinario
all’ordinario costituisce, in altri termini, l’opportunità di
mettere a frutto le esperienze maturate nello scorso decennio e rilanciare una
nuova fase di progettazione e azione precisandone i termini organizzativi,
metodologici e di contenuto.
La principale eredità da mettere a
frutto è il carattere interdisciplinare dell’approccio integrato
alla città, cioè la necessità di costruire occasioni di
lavoro comune tra le diverse competenze (Assessorati, Divisioni, Circoscrizioni,
altri enti pubblici e privati) nelle quali si articola la definizione di
politiche e la realizzazione di azioni di rigenerazione. L’innovazione
più evidente è costituita invece dalla necessità di
lavorare ad un nuovo modello di servizio, sostegno e accompagnamento, di
presidio del territorio e presenza/vicinanza dell’istituzione, rivolto sia
ai cittadini sia al tessuto associativo locale.
Evidentemente, il passaggio
avviene in modo graduale. Alcuni dei programmi straordinari di rigenerazione
sono oggi conclusi o in via di completamento, altri sono nel pieno della fase
attuativa, altri (si pensi in particolare alla programmazione dei fondi
strutturali 2007-2013) in fase progettuale.
In sintesi, è possibile
distinguere tre diverse situazioni:
- il “phasing-out” della programmazione
straordinaria, dove si sta lavorando ad un processo di
autonomizzazione di soggetti locali in grado di dare continuità e
pertinenza territoriale alle azioni di rigenerazione urbana programmate dalla
Città e dalle Circoscrizioni. L’esempio più evidente
è forse costituito dalla Fondazione della Comunità di Mirafiori
come esito del Programma di recupero urbano di via Artom e dalla Fondazione
Cascina Roccafranca, nata nell’ambito del programma Urban 2 a Mirafiori
Nord. Il tema della continuità deve essere affrontato adottando i
principi della sostenibilità economica e finanziaria, della coerenza con
le politiche pubbliche generali, della relazione con le istituzioni decentrate
(le Circoscrizioni) e con la progressiva ricerca di autonomia dei soggetti
locali;
- i programmi nella fase attuativa, come i Contratti di quartiere II
di via Dina, via Ghedini e via Parenzo, nei quali il servizio di accompagnamento
per il prossimo triennio 2009-2011 è strutturato in cinque tipologie di
azione: l’accompagnamento sociale; la direzione sociale dei lavori; lo
sviluppo locale; il monitoraggio e la valutazione; l'informazione e la
comunicazione;
- le azioni locali di rigenerazione urbana (finora denominate
“azioni di sviluppo locale partecipato”): un insieme di situazioni
molto diverse, anche sul piano dell’assetto organizzativo degli attori
locali interessati. Le azioni da intraprendere nel futuro sono altrettanto
diversificate, ma il dato comune è costituito dalla necessità di
promuovere una maggiore integrazione e trasversalità intorno a temi
strategici per il futuro della città: temi con una specifica rilevanza
territoriale, come le trasformazioni dell’area nord, e temi con una
ineludibile rilevanza sociale, economica e culturale, come le politiche di
integrazione ed inclusione dei nuovi cittadini.
Relativamente
alla ridefinizione delle azioni locali di rigenerazione urbana, è quindi
necessario individuare alcune linee d’azione con l’obiettivo di
definire un modello di servizio ai territori per la rigenerazione di quelle
parti di città che richiedono uno specifico sostegno e presidio da parte
dell’amministrazione.
4. Dal tavolo sociale al laboratorio di
quartiere.
È possibile oggi ricostruire, sia pure con qualche
semplificazione rispetto alle diverse situazioni, un percorso consolidato nel
corso degli anni e caratterizzato dalle seguenti fasi: l'avvio dell'intervento
attraverso la costituzione di un gruppo di lavoro (il “tavolo
sociale”), coordinato dal Settore Rigenerazione Urbana e Sviluppo, che
riunisce gli attori locali e i soggetti istituzionali che operano nell'area, al
fine di far emergere le problematicità e le risorse del territorio;
l'individuazione e l'apertura di una sede attrezzata per dare informazioni e
raccogliere proposte; l'elaborazione da parte del tavolo sociale di un progetto
di sviluppo locale in cui vengono definite le azioni, i percorsi attuativi,
identificati i soggetti che le realizzeranno e individuati gli enti ai quali
richiedere i finanziamenti. Le azioni sono finanziate prevalentemente con fondi
ordinari dell'amministrazione comunale e, in misura minore, attraverso le
risorse messe a disposizione da altri enti, pubblici e privati.
Accanto a
queste situazioni, come si è detto, ve ne sono altre, diverse per storia
e articolazione organizzativa, dove il soggetto locale nasce per iniziativa
della Città sulla base di un percorso attuativo specifico: ad esempio il
Comitato Progetto Porta Palazzo – The Gate come esito del PPU The Gate; o
il Comitato Parco Dora come esito del processo di riqualificazione della
Spina.
Attraverso un bilancio delle esperienze realizzate è
possibile anche rilevare alcune criticità, che sono così
sinteticamente riassumibili:
- la difficoltà, in alcune coalizioni locali, ad aprire il proprio
orizzonte d’azione verso nuovi soggetti e aree d’intervento,
correndo il rischio di evolvere in una routine scarsamente ricettiva delle
sollecitazioni che vengono dalla realtà urbana sulla quale si dovrebbe
agire;
- la debolezza di una parte del terzo settore, in particolare del piccolo
associazionismo con limitate capacità manageriali e dunque totalmente
dipendente dal sostegno pubblico. Una debolezza particolarmente evidente in una
fase come quella attuale, di forte contrazione della spesa;
- le modalità organizzative interne alla P.A che non sempre hanno
corrisposto all’ambizione delle politiche dichiarate, soprattutto in
termini di competenze, skills professionali e dispositivi
tecnico-amministrativi;
- il carattere talvolta dispersivo e frammentato delle azioni (che risponde
del resto alla necessità, almeno nelle fasi iniziali, di sostenere
l’emergere di soggetti locali come fattore positivo “in
sé”) e il problematico coordinamento con altre politiche e azioni
attivate dalla Città e dalle Circoscrizioni.
È
quindi necessario innovare il modello organizzativo di intervento sui territori
superando la logica dei “tavoli sociali” come strumenti di
integrazione tra le varie competenze interne ed esterne
all’amministrazione:
- in primo luogo, attraverso un’articolazione più flessibile, in
grado di valorizzare i percorsi realizzati caso per caso e di promuovere il
consolidamento e l’autonomia dei soggetti che si dimostrano più
solidi e/o imprenditivi;
- in secondo luogo attraverso una strutturazione più esplicita e
trasparente dei rapporti istituzionali tra la Città, le Circoscrizioni,
il terzo settore e il tessuto sociale dei territori, in coerenza con le
prospettive di riforma del decentramento e della partecipazione;
- infine, attraverso la definizione di una struttura più esplicita
delle azioni attivate dai tavoli sociali, che si configureranno come
laboratori di quartiere.
L’obiettivo dei programmi
e delle azioni locali di rigenerazione urbana è la definizione di un
modello innovativo di welfare urbano che consenta di affrontare la
complessità attraverso un’articolata attività di presidio e
servizio rivolta ai quartieri della città, in grado di accompagnarne la
riqualificazione e l’infrastrutturazione materiale, di promuovere e
sostenere le reti immateriali dello sviluppo locale, di alimentare la democrazia
e costruire cittadinanza.
Il laboratorio di quartiere – che può
essere promosso dalla Città così come proposto da soggetti
già attualmente impegnati sui territori – è al tempo stesso
il luogo fisico, il presidio sul territorio, e l’insieme di
attività dello sportello locale, in grado di costruire nel tempo un
rapporto diretto e costante con gli abitanti dell'area, promuovendo il
protagonismo e la responsabilizzazione dei cittadini nel processo di
rigenerazione urbana.
Il laboratorio di quartiere dovrà esprimere la
massima flessibilità, adattabilità al contesto territoriale in cui
opera e dovrà saper sviluppare un genius loci indispensabile a
preservare la “biodiversità” delle esperienze territoriali.
Al contempo, però, dovrà garantire funzioni minime di azione
territoriale all’interno dei seguenti ambiti:
1. Funzioni di
sportello territoriale. Lo sportello svolge un’azione di accoglienza,
ascolto, informazione e facilitazione nella risoluzione di problemi di
vivibilità urbana. Gli operatori raccolgono segnalazioni e accompagnano
alla ricerca delle soluzioni più idonee alle problematiche evidenziate.
L’attività comprende la realizzazione di azioni specifiche promosse
dalla Città e dalla Circoscrizione (campagne pubblicitarie, di
sensibilizzazione, etc.) o d’intesa con altri enti e istituzioni. La
presenza degli operatori sul territorio è garantita, oltre che
dall’apertura dello sportello territoriale, attraverso incontri (formali e
informali, collettivi e individuali) con i cittadini, sopralluoghi, azioni
specifiche, anche in collaborazione con gli uffici della Città e della
Circoscrizione. Le forme e le modalità dell’attività di
sportello verranno concordate in base a valutazioni condivise sui bisogni, le
emergenze territoriali o le prospettive di sviluppo.
2. Promozione
dello sviluppo locale e della qualità urbana. Il laboratorio svolge
azioni di sostegno alla rete associativa locale promuovendone l’autonomia,
l’auto-organizzazione e l’imprenditività. Elemento
qualificante della funzione di presidio sono le attività di
ospitalità/sostegno/accompagnamento alla presenza sul territorio delle
associazioni di migranti e la promozione di attività tese a favorirne
l’integrazione. Tali azioni sono coordinate attraverso
l’attività congiunta del Settore Rigenerazione urbana e sviluppo e
del Settore Integrazione. Il laboratorio svolge inoltre, d’intesa con la
Città, azioni di supporto, ricerca di strumenti di auto-finanziamento e
accompagnamento alle azioni di riqualificazione di spazi o aree di uso
collettivo, anche come strumento di costruzione e salvaguardia
dell’identità e della memoria locale. Le azioni di sostegno
all’occupazione e di sostegno alle imprese e alle attività
economiche locali (anche attraverso l’eventuale futura definizione di
“distretti commerciali/di impresa” come attori di sviluppo locale)
attivate dalla Città, dalla Circoscrizione o da altri enti interessati,
possono individuare il laboratorio come base operativa, interagendo con
associazioni locali di operatori economici.
3. Animazione sociale,
iniziative ed eventi culturali. Il laboratorio può inoltre promuovere
iniziative ed eventi culturali, aggregativi, di animazione, coerenti con gli
obiettivi generali delle azioni di rigenerazione urbana, nonché
attività di animazione sociale e sviluppo di comunità, anche
rivolte a particolari gruppi sociali.
4. Informazione,
comunicazione. Gli strumenti e le azioni informative e comunicative
attivabili variano a seconda del contesto: dalla realizzazione di pubblicazioni
periodiche e/o in occasione di eventi e fasi significative dei processi di
rigenerazione urbana, alla comunicazione nello spazio pubblico, alla
realizzazione di eventi per favorire la comunicazione e la socializzazione delle
informazioni. Un’attenzione specifica deve essere rivolta agli strumenti
comunicativi immateriali, dal web agli sms, anche collaborando
all’aggiornamento delle pagine del sito internet della Città di
Torino curate dal Settore Rigenerazione urbana e sviluppo.
La
Città, attraverso il Settore Rigenerazione urbana e sviluppo e in
collaborazione con le Circoscrizioni e le Divisioni di volta in volta
competenti, offre ai laboratori di quartiere, oltre al sostegno economico da
individuare sulla base della programmazione annuale e alla compatibilità
di bilancio, un servizio di coordinamento che comprende:
- la collaborazione nella definizione del programma annuale delle azioni;
- il supporto alla realizzazione delle stesse;
- il monitoraggio e la valutazione delle azioni realizzate;
- La trasversalità ed il raccordo con le politiche pubbliche
sovra-territoriali.
Per l’attività dei singoli
laboratori e per le funzioni di coordinamento a livello cittadino la
Città, in collaborazione con le Circoscrizioni interessate, potrà
procedere all’individuazione di personale da assegnare
all’attuazione delle azioni locali di rigenerazione urbana, anche
attraverso modalità di ricerca e selezione interna delle specifiche
professionalità necessarie.
La programmazione delle azioni locali di
rigenerazione urbana, a partire dalle proposte formulate dai laboratori,
dovrà essere inserita in un programma annuale da presentare per
l’approvazione al Settore Rigenerazione urbana e sviluppo entro il mese di
marzo di ogni anno, compatibilmente con i tempi di approvazione del
Bilancio.
L’attività di valutazione (ex ante, in itinere, ex
post) e rendicontazione avverrà sulla base dell’insieme di azione
proposte, suddivise negli ambiti individuati ed in particolare: 1. funzioni di
sportello territoriale; 2. promozione dello sviluppo locale e della
qualità urbana; 3. animazione sociale, iniziative ed eventi culturali; 4.
informazione e comunicazione.
Con cadenza trimestrale, e con modalità
di aggregazione da definire sulla base delle specificità territoriali e
delle progettualità in corso, si potranno individuare occasioni di
confronto e progettazione comune tra la Città, in particolare il Settore
Rigenerazione urbana e sviluppo, e i diversi laboratori in modo da favorire lo
scambio di esperienze, la trasversalità dell’approccio e la
coerenza con le politiche pubbliche generali.
Tutto ciò
premesso,
LA GIUNTA COMUNALE
Visto che ai sensi dell’art. 48 del Testo
Unico delle leggi sull’Ordinamento degli Enti Locali, approvato con D.Lgs.
18 agosto 2000 n. 267, la Giunta compie tutti gli atti rientranti, ai sensi
dell’art. 107, commi 1 e 2 del medesimo Testo Unico, nelle funzioni degli
organi di governo che non siano riservati dalla Legge al Consiglio Comunale e
che non ricadano nelle competenze, previste dalle leggi o dallo Statuto, del
Sindaco o degli organi di decentramento;
Dato atto che i pareri di cui
all’art. 49 del suddetto Testo Unico sono:
favorevole sulla regolarità
tecnica;
favorevole sulla regolarità contabile;
Con voti unanimi,
espressi in forma palese;
D E L I B E R A
per i motivi esposti nella parte narrativa,
che qui integralmente si richiamano:
- di approvare i contenuti della parte narrativa del presente provvedimento,
che individua linee guida in materia di azioni locali di rigenerazione urbana,
che qui integralmente si richiamano;
2) di dare atto che per la
fase attuativa si potrà procedere con successivi provvedimenti degli
organi e uffici competenti della Città, sulla base della linee guida
individuate con il presente provvedimento;
3) di dare atto che il presente
provvedimento non comporta impegni di spesa;
4) di dichiarare, attesa
l'urgenza, in conformità del distinto voto palese ed unanime, il presente
provvedimento immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 134, 4° comma,
del Testo Unico approvato con D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267.
L’Assessore alle Politiche per
l’Integrazione
Ilda CURTI
Si esprime parere favorevole per la regolarità
tecnica.
Il Dirigente
Giovanni Ferrero
Si esprime parere favorevole sulla regolarità
contabile.
p. Il V.D.G. Risorse Finanziarie
Il Dirigente
Delegato
Roberto Rosso
In originale firmato:
IL SINDACO IL SEGRETARIO
Sergio
Chiamparino Adolfo
Repice
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