Scintille |
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"Le regole
dell'attrazione" (B.E.Ellis 1987, ed. Einaudi):
Conversazione
che ho sentito di sfuggita l'altro giorno:
- Lauren |
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L'incipit
di "Quarto potere" (Orson Welles, USA 1941) Curato da: Franco Romeo Le prime inquadrature colgono in una notte fitta e filamentosa, come la tela di un ragno invisibile, una insegna sulla rete che recinta un imponente edificio con su scritto "NO TRESPASSING". Un carrello in avanti la oltrepassa e va verso il cuore o le viscere di un segreto. |
O. Welles compie, già alla
sua prima regia, e nella prima sequenza, una insolente, sublime trasgressione,
e svela fin da subito il suo progetto di afferrare l'anima del cinema
, scavalcando le sue recinsioni normative. Afferma acutamente Trauffout
a proposito del film, che si tratta di "Una dichiarazione di guerra
al cinema tradizionale, e una dichiarazione d'amore al mezzo espressivo".
Con questo movimento di macchina il grande regista incomincia inoltre
a formulare una fondamentale domanda: se si può approdare alla conoscenza
profonda di un uomo e, forse, se è possibile, emettere un giudizio morale.
Tutto il film, compresa l'ultima sequenza, speculare alla prima, sarà
una rigorosa e stupefacente articolazione di questa domanda. Cechov diceva:
"Il dovere dell'artista non è la risoluzione di un problema, ma la
sua corretta impostazione". Welles pone il problema suesposto e forse
anche la questione di cosa vuol dire "impostare correttamente"
un problema nel cinema. Un'altra preziosa funzione hanno le scene iniziali: ci introducono dentro l'ineliminabile stato d'animo del protaginista; Kane costruisce un impero, ma si sentirà sempre solo. Shakespeare fa dire al suo principe Amleto: "Oddio, io potrei essere confinato in un guscio di noce, e sentirmi re di uno spazio infinito; se non fosse che ho cattivi sogni". E quali sogni "più cattivi" di quelli di un uomo che si crede defraudato, come Kane, della propria infanzia? |