Con
questa mostra la manifestazione artistica In Sede ha raggiunto felicemente
la sua quarta edizione, segno che l’idea di fondo è giusta
e ha un suo valore culturale. Come nelle precedenti occasioni, anche questa
volta si tratta di un’esposizione abbastanza sui generis che si
articola con fluida pervasività negli spazi non convenzionali del
palazzo dell’Assessorato alla Cultura.
Le opere, collocate nell’androne, negli atrii, sulle scale, nei
corridoi e in varie stanze d’uffici, fino al quarto piano, danno
vita a un percorso anche sorprendente, che viene direttamente incontro
a tutte le persone, moltissime, che frequentano per un motivo o per l’altro
questo luogo istituzionale. Con il titolo non serioso Che Scatto! la mostra
propone lavori fotografici di quarantacinque autori, senza distinzione
(che non avrebbe alcun senso) fra “fotografi- fotografi” e
artisti che utilizzano questo mezzo espressivo. L’intenzione è
stata semplicemente quella di documentare con una scelta ad ampio raggio
tutte le variegate modalità di utilizzazione del linguaggio fotografico,
senza preclusioni di sorta e basandosi sul livello di qualità.
Sono stati invitati esponenti di generazioni differenti, perché
la qualità e l’attualità della ricerca artistica non
si misura in termini di età, e anche perché un libero confronto
fra artisti già affermati e giovani è sempre stimolante
nei due sensi.
In ogni caso c’è stata, come è giusto, un’attenzione
particolare per le nuove proposte che possono riservare interessanti sorprese.Data
l’impostazione molto aperta, ognuno dei partecipanti ha scelto liberamente
le opere da presentare. E dunque è piuttosto difficile, se non
in termini molto generali, delineare una tipologia precisa di questa rassegna
che comprende foto in bianco e nero, e a colori; grandi formati; scatti
da leggersi singolarmente oppure in sequenze concatenate.
Ci limitiamo qui a dare qualche indicazione di fondo sui temi più
presenti tra le immagini riportate nella news. Molti sono i lavori incentrati
su vedute di città e di architetture. Da un lato degli scorci di
moderne strutture costruttive di Fabrizia
di Rovasenda (per esempio il PalaIsozaki di Torino), di Mariano
Dallago o di Tom Denlinger
(con scampoli di cieli fra gli edifici), a scene urbane come quelle di
Elmuz (un metro quadrato
di piccole foto di Biella), di Michele
D’Ottavio (Torino) e di Mauro
Villone (Pechino).
E dall’altro immagini con particolari elaborazioni come le melanconiche
e poetiche periferie di Botto&Bruno;
l’ironica rappresentazione di un furto in una casa in costruzione
del gruppo Dott.Porka’s,
o la visione psichedelica di Shanghai di Davide
Bramante. Le fotografe Patrizia
Mussa e Bruna Biamino
presentano invece interni di musei e teatri, mentre
Alice Benessia propone una silenziosa ed enigmatica
cripta.Varie altre opere sono ambientate in luoghi naturali.
È il caso delle foto rarefatte sulla Florida di Laura
Viale; quelle sospese e sfuggenti di Ilaria
Ferretti; i raffinati e nitidi paesaggi di Enzo
Obiso; la distesa marina dove galleggia solitario un pallone,
di Monica Saccomandi; le
foto di reportage di Livio Bersano
e quelle di Alessandro Quaranta
che sottolineano le problematiche dello sviluppo; e le suggestive visioni
di Daniela Bozzetto e Stefania
Ricci. Con caratteristiche particolari sono le foto di Gianni
Ferrero Merlino (una lastra di marmo che sembra un mare in
burrasca), di Simone Martinetto
che attraverso una lunga sequenza segue il volo dei piccioni viaggiatori
e di Antonio La Grotta che
propone preziose urne.
Di Paolo Mussat Sartor e
di Paolo Pellion possiamo vedere
alcune immagini che documentano il lavoro di grandi artisti come Anselmo,
Zorio e altri. Le foto di Alberto Ledda,
Giorgio Sottile e Caterina
Farassino sono invece dedicate al mondo dello spettacolo,
e quelle di Luca Saini sono ritratti
di persone con il loro disco preferito.
Altri ritratti, con intenzioni espressive molto diverse fra loro, sono
quelli proposti da Eva Frapiccini,
Turi Rapisarda insieme a
Simona Galeotti, Alice
Belcredi, Renato Leotta
e Silvia Reichenbach. Scene
con personaggi che hanno significati anche simbolici, compaiono nelle
foto di Francesca Renolfi,
di Daniele Ratti (delle nere
silhouette su radiografie), di Elena Lazzari,
e di Luigi Gariglio (un neonato
nella nursery).
Surreale è il dittico con scheletro di Dario
Lanzardo.
E per completare un gruppo specifico di lavori con valenze performative
e concettuali, incentrati soprattutto sul corpo sono quelli di artisti
come Giulia Caira, Luisa
Raffaelli, Alessia Zuccarello,
Maurizio Rabino, Maura
Banfo e Maria Bruni
dove spesso l’autore entra in scena in prima persona.
FRANCESCO POLI
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