a cura di Olga Gambari |
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GIORGIO RUBBIO
Santena (TO) 1980 PERSONALI |
Quando lavora ai suoi disegni Giorgio Rubbio pensa completamente alla dimensione della pittura. La sua è una rarefazione del segno e della composizione, che parte da una concezione pittorica classica per riflessioni estetiche ed emozionali.Al centro sempre la figura, ombreggiata ed evanescente su una grande campitura chiara del foglio. Un fanciullo efebico, il cui ritratto viene eseguito dettagliatamente nel capo, nei piedi e nelle mani, mentre il corpo presenta una sorta di collage con una stoffa d’arredo, una cineseria finemente cesellata in punta di matita, che sembra tatuata sulla pelle. Le sue figure animano situazioni allegoriche, dove interagiscono uccelli in volo, agnelli e fiori, una natura che si fonde in modo panico con il soggetto, in convolvoli grafici quasi astratti. L’atmosfera aulica concede subito un senso di grazia delicata, ma qua e là sono sparsi elementi che scoprono, invece, una sottile crudeltà di fondo,magari nel filo che imprigiona un uccellino o nella stretta rabbiosa di una mano. L’ultimo ciclo di lavori di Rubbio si intitola Stagnanti e l’acqua è l’elemento dentro a cui figure estatiche a mezzobusto si immergono o stanno accanto, apatiche e contemplative.Volti che sfociano nell’autoritratto, con un segno più marcato e colori più forti. L’acqua evoca passaggi, superficie ambigua e pericolosa, che smuove e incrina, anche in questo caso, l’apparente equilibrio armonico della narrazione simbolica. |
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GIORGIO RUBBIO
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