a cura di Olga Gambari |
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ANTONELLA MORABITO
Domodossola (VB) 1983
COLLETTIVE |
La memoria è fatta di dettagli, di cose che vengono estratte dal flusso dei ricordi e salvate. Particolari trasformati in contenitori che, al momento del bisogno, possano trar fuori dall’oblio trame vissute. Antonella Morabito è una giovane artista che si misura con il passato e il presente, per poter diventare adulta. Un’infanzia biografica ancora molto invadente ma sintetizzata in immagini, che Antonella traduce in oggetti. Il primo lavoro era un Autoritratto: una partenza per fare il punto sul sé. Ne veniva fuori una stoffa cucita, con una sorta di ferita al centro, punti, filo, spille, tessuto rattrappito e una lametta presa dentro. Poi mobili trovati in giro, guardandosi attorno, i più comuni, issati al muro con corde, legati in una postura cubista, impossibili da usare eppure appena spostati dal nostro piano di normalità. Legami sospesi come moniti, ma anche ex voti. Un altro modo di cucire il mondo, dopo se stessi, in un rituale che si sviluppa come una riflessione, con un principio di appropriazione manuale. Alla fine l’artista ha fatto i conti con l’infanzia, traducendo un concetto astratto in qualcosa di concreto. Dentro a un comodino ha rinchiuso e schiacciato un pupazzo a forma di coniglio con le dimensioni del proprio corpo, per mettere via qualcosa ormai lontano ma da conservare. Il coniglio ci guarda dallo sportello aperto, mentre si sente un lieve odore di naftalina, e ognuno pensa a dove sarà andato a finire il proprio giocattolo preferito. |
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ANTONELLA MORABITO
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