Pier
Luigi Pusole in questi nuovi dipinti mantiene lo stile post-espressionista
già adottato
con successo in gioventù, quando firmava le sue tele col motto
Io sono Dio, per far
capire, in modo irriverente e arguto, che la pittura è assimilabile
alla creazione divina.
Ora, però, liconografia è cambiata, è nuova.
Non ci sono più gli schermi televisivi offuscati
di Rai Quattro. Adesso Pusole raffigura vasti paesaggi montani, usando
solo uno o
due colori: in prevalenza il verdescuro e il bianco accecante, che il
più delle volte è il candore
della stessa tela risparmiata. La stesura è come sempre
rapidissima, liquida e di
getto. Con questo procedimento cerca di raggiungere leffetto voluto
che non ha in mente,
ma che nasce nel suo stesso farsi, in unazione assimilabile al dripping
di Pollock. Per
questa ragione molte tele vengono iniziate, interrotte e lasciate, fino
a quando non nasce
quella giusta. Nei lavori selezionati per Farsi Spazio, vediamo
un vasto, solitario e livido
panorama alpino, con in primo piano un lago interamente coperto di ghiaccio
e in lontananza
una valle ampia delimitata da alte vette. Ma il fatto singolare è
che il dipinto è segnato
al suo interno da linee ortogonali e oblique che costruiscono leffetto
prospettico
di una stanza collocata paradossalmente allinterno di quel lussureggiante
scenario. Lopera
fa parte di una sequenza di più quadri dove ogni veduta è
uno scorcio di un mondo
non reale, ma immaginario, costruito come un labirinto, con tante stanze,
ognuna delle
quali contiene un paesaggio interiore, della mente e del cuore.
Guido Curto
Larte
è magia
liberata dalla menzogna
di essere verità.
Theodor W. Adorno
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