Daniele
Galliano dipinge scorci urbani e persone che abitano un Occidente in rapido
e radicale
cambiamento, e forse ormai in declino, rispetto ad un Oriente dove la
Cina si attesta
come la nuova superpotenza economica del Terzo Millennio. Un suo quadro
emblematico
raffigura una di quelle vecchie case di Torino dette di ringhiera,
perché ai vari alloggi
si accedeva percorrendo un lungo ballatoio. Uno di quegli edifici fatiscenti
e fascinosi,
dove oggi abitano in prevalenza extracomunitari. I cinesi, ad esempio,
che hanno rilevato
molte piccole officine metalmeccaniche torinesi dismesse e le hanno trasformate
in laboratori dove si producono capi dabbigliamento e i più
svariati manufatti a basso
costo. Perché la Cina è vicina!
Il linguaggio espressivo di Galliano, fin dagli esordi negli anni 80,
si caratterizza per quel
lasciare in voluta evidenza il fatto che ogni dipinto è tratto
da una foto, scattata con una
macchina snapshot di bassa qualità e a basso costo, oppure prendendo
spunto da una immagine
vista su un rotocalco (anche pornografico) o alla televisione. Da qui
deriva la sfocatura
e leffetto di mosso, con luci notturne che lasciano tracce e scie
filamentose di colore,
come nel caso dei fari delle auto in corsa. Galliano non dipinge mai la
realtà in presa
diretta, dal vero, ma solo come meta-realtà. In verità tutti
i suoi quadri sono il rispecchiamento
della sua visione del mondo, della sua anima, sottilmente angosciata.
Guido Curto
Ciò
che si vede proviene
da ciò che non appare.
Paolo di Tarso
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