Potremo
prendere a prestito i famosi versi danteschi del canto XXVI dellInferno
per avvicinarci
allopera di Maura Banfo, artista torinese impegnata nella ricerca
fotografica da diversi
anni, dove il sommo poeta, attraverso la voce mormorante e scossa di Ulisse,
considera
la natura umana nella sua destinazione ultima: fatti non foste a
viver come bruti
ma per seguir virtute e conoscenza (Inferno, XXVI, 119-120). Lo
sguardo della Banfo insegue
e fissa la sua insaziabile sete di scoprire come le cose siano composte,
di come
funzionino, di quale intensità siano costituite. Come
quando da bambini si rompono
gli oggetti per vedere cosa cè dentro, nel tentativo di cogliere
il segreto della forma che
assume la materia nel manifestarsi. È una visione ravvicinata,
incantata, che entra nella
struttura minimale, invisibile, della sua ordinaria occasionalità,
dove la durata dello
sguardo diviene tempo della narrazione. E allora gli oggetti quotidiani,
gli edifici pubblici,
le giostre dei luna park diventano mondi possibili, luoghi da esplorare,
occasioni per
viaggiare, da cui tornare sazi di conoscenza e virtù!
Gian Alberto Farinella
Tutti
gli uomini aspirano
per natura alla conoscenza.
Ne è segno lamore che
portano per le sensazioni:
e infatti le gradiscono di per
sé, indipendentemente
dalluso che ne possono fare,
e tra tutte preferiscono le
sensazioni che hanno
attraverso gli occhi.
Preferiamo la vista a tutto,
si può dire, non soltanto ai .ni
dellazione, ma anche quando
non dobbiamo fare nulla.
La causa di ciò consiste nel
fatto che la vista ci dà
conoscenza più di tutti gli altri
sensi, e ci rivela molte
differenze fra le cose.
Aristotele, Meta.sica, I, 980a 21-29
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