Isabelle Rossignol
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Il mio lavoro si inquadra in quella che in Francia chiamiamo "autofiction". Ovvero: come fare di un materiale autobiografico l’oggetto della propria fiction. L’autore di autofiction si considera oggetto di studio, natura morta o viva. Il suo corpo è la sua memoria. è un etnologo del suo vissuto. Da parte mia, io mi vedo molto bene come etnologo della mia camera da letto. Come esprimere l’intimo? Il più nascosto? Il più tabù? Cosa mi si è nascosto di più? Bisogna andare a scavare, guardarsi con una lente. Ingrandire il cuore. Ma restare pudichi. Tutto questo per creare uno stile. Lirico e brutale. Vicino ad un percorso. Forse una ferita.
è nata nel 1965. pubblicazioni. 1999: "Vomica", Editions du Rouergue, Rodez. 1998: "Petites morts", Editions du Rouergue, Rodez (edizione italiana: "Mancamenti d’amore", Edizioni Vollant). 1993: "L’invention des ateliers d’écriture en France", L’Harmattan, Parigi. PUBBLICAZIONI IN RIVISTE. 1999: "Histoire de lits", "Le nouveau recueil", marzo. 1998: "Antichambre", Essaim, n° 2; "Une lettre", Incendits, n° 21-22; "Petites morts II", Scherzo, aprile-maggio-giugno. 1997: "Petites morts I", Le nouveau recueil, luglio-agosto; "La correction", Nouvelle donne, aprile.
My work situates itself in what we call in France "autofiction". Which is to say, how to make autobiographical material into the subject of one’s fiction. The autofiction author considers him- or herself the object of study, like a still life, or a "moving" life. His body is his memory, and he is the ethnologist of his living. For my part, I see myself very well as the ethnologist of my bedroom. How to express the intimate? The most deeply hidden? The most taboo? What is most hidden from me? It’s necessary to dig, see oneself under a lens, enlarge one’s heart. But to stay modest, as well, demure. All this creates a style. Lyric and brutal. Something akin to a path. Or perhaps a wound.
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