David Blandy Comunicazione e Nuovi Media / Communication & New Media
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Il mio lavoro affronta il paesaggio della virtualitā, utilizzando il linguaggio dei giochi al computer come punto d'ingresso in questo concetto per altri aspetti astratto. In ognuno dei tre lavori che ho proposto, mi sono appropriato di un aspetto dell'ambiente relativo al gioco, e ho cancellato tutti gli aspetti significativi della sua origine: in "Ring", per esempio, la foresta č di fatto lo sfondo di un'arena di combattimento. Il reale e la simulazione si confondono: č una vera foresta, č un vero tramonto? Gli ambienti sono belli, seducenti, ma privi di vita. Quando si gioca al computer, la vita si ferma, mentre si viene consumati da un'altra realtā.
Č nato nel 1976. PREMI. Primo premio in una mostra d'arte libera a Medway, Kent. MOSTRE. 1999: "Temptation/Boredom", mostra collettiva presso "Outline", una galleria gestita da artisti ad Amsterdam; New Contemporaries 1999, a Londra e Liverpool; River Deep, Mountain High, a Londra e Dundee, mostra collettiva insieme a Peter Doig, John Stezaker e altri; Medway Open, Gillingham, Kent, vincitore del primo premio. 1998: Originals#2 at the Kapil Jariwala Gallery, Central London; 1997: installazione di "Virtual Burial Ground" al Moravian Burial Ground, Chelsea; Minus 4, Galleria Fridge, Brixton.
My work deals with the landscape of virtuality, using the language of computer games as an entry point into this otherwise abstract concept. In each of the three pieces I have submitted, I have appropriated one aspect of the respective game's environment, and removed all signifiers of it's origin: In "Ring", for example, the forest is in fact the backdrop to a fighting arena. The distinction between the real and the simulation becomes blurred: is that a real forest, is that a genuine sunset? The environments are beautiful, seductive, but devoid of life. When playing a computer game, life stops, as one is subsumed into another reality.
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