Matteo Balduzzi

Italia / Italy

Fotografia / Photography

 

Un fotografo percorre luoghi della città post-industriale che sembrano privi di ogni senso e così lontani da ogni possibile immaginario collettivo, ma di cui spesso la fotografia ha fornito belle immagini, meditate, ironiche, sorprendentemente metaforiche anche se, a volte, un po’ compiaciute. Un complesso e irriverente meccanismo, di cui è insieme vittima e inventore, lo costringe a comprendere nella propria immagine una presenza aliena e incontrollabile, che, dialogando fisicamente nel paesaggio, trasforma il tabellone bianco, da una sorta di opera Land-art, nello spazio virtuale di uno sguardo altrui. Sono due i fotogrammi a popolare allora l’immagine e provano, in toccante armonia o stridente contrasto, a raccontare di molte città e degli occhi che le ascoltano. È quindi nell’incontro, presenza umana attesa e inaspettata, l’unica forza capace di dare ai luoghi un senso e alla forma quella tensione profonda che il singolo lavoro dell’Autore, di qualsiasi disciplina, sembra aver smarrito in giro per il Novecento? O non sarai proprio tu, maledetto passante, con la tua fotografia di plastica - sgargiante e chiassosa Polaroid, di sguardo troppo ingenuo o troppo ignorante - o con il colore sbagliato del cappotto, tu, con l’inevitabile presenza, a macchiare irrimediabilmente l’arrogante purezza della, presunta, opera d’arte?
è nato nel 1969. Da diversi anni si dedica ad una riflessione teorica sui rapporti tra fotografia e arti visive, paesaggi e immagini, con articoli, laboratori, presentazioni, docenze. Nel 1997 ha inventato e realizzato, con l’associazione metroQuadro, "Una città, Millesguardi", evento fotografico collettivo. Tra le sue ricerche fotografiche si segnala: "Paesaggi (De) industriali", con Nino Romeo, Sesto S. Giovanni, 1999.

A photographer passes from place to place in the post-industrial city, and all these places seem senseless, far removed from any collective imagining, but they have often furnished photography with splendid images, meditated, ironic, surprisingly metaphorical, even if sometimes a little self-satisfied. A complex and irreverent mechanism, of which he is at the same time victim and inventor, constrains him to include in his own image an uncontrollable presence that, dialoguing physically with the landscape, transforms the blank sheet from a sort of Land-art into the virtual space of an alien gaze. They are two then, the photograms that populate the image and that try, in touching harmony or strident contrast, to tell of many cities and of the eyes that hear them. Therefore in this encounter, with a human presence expected or not, is the only force capable of giving meaning to places and forms that profound tension that any Author’s work in any discipline seems to have lost somewhere in this century? Or is it you, damned tourist, with your plastic photography- your showy noisy Polaroid with its too naïve and too ignorant regard - or you with the wrong colour coat, with your inevitable presence, is it you that irremediably stains the arrogant purity of the presumed work of art?
Born in 1969. For several years he has been dedicating himself to a theoretical reflection on the relationship between photography and visual arts, landscapes and images, with workshops, presentations, and courses. In 1997 he invented, and realised with the association metroQuadro, "Una città, Millesguardi", a collective photographic event. Along with his other research, there is the work "Paesaggi (De) industriali", with Nino Romeo, Sesto S. Giovanni, 1999.