Sono entrato in carcere per aver rubato una ruota di un’Ape, l’ultimo di una serie di furti da quattro soldi; e ci sono rimasto per quarantanove anni: un’eternità. Il carcere, la cella, la coabitazione coatta mi hanno trasformato. Dietro quelle sbarre le mie mani si sono macchiate di sangue e io sono diventato un assassino.
La mia sventura, questo è stato il carcere per me.
Da ladro a omicida, una carriera di tutto rispetto. Non ne vado fiero, certo, ma a mia parziale discolpa posso dire che non ho avuto scelta, che dovevo difendermi, perché in carcere “porgi l’altra guancia” è solo una frase che trovi scritta sulla Bibbia. Il carcere è fango, melma; dietro le sbarre non ci sono guance da porgere, non c’è bontà, non c’è amore. Se cedi ai sentimenti sei finito, schiacciato, morto. E io non ho il carattere del perdente.