L’anno 2020 e la pandemia che lo ha attraversato hanno messo a dura prova l’attività di garanzia che l’Ufficio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale normalmente svolge . Nella prima fase di chiusura, in cui l’ingresso era precluso agli attori esterni, si è cercato di sopperire l’assenza dei normali e quotidiani colloqui visivi attraverso l’uso di chiamate whatsapp.
Quest’ultimi, sono stati ripresi regolarmente verso la fine di maggio senza ulteriori interruzioni.
L’Ufficio ha provveduto ad un adeguamento delle azioni da intraprendere al fine di non lasciare un vuoto nella garanzia dei diritti che ha l’obbligo di tutelare all’interno degli istituti di reclusione. Si è quindi creata una continuità di garanzia dei diritti fondamentali in capo alle persone detenute, quali: il diritto alla salute (tema più che mai delicato in questo 2020), all’istruzione, alla formazione professionale, al lavoro, al mantenimento delle relazioni affettive e familiari. A tal fine non si è interrotto, anzi è stato incrementato, il lavoro di agevolazione di accesso ai servizi comunali e sono state create forme aggiuntive di cooperazione con enti del terzo settore e dell’associazionismo cittadino in grado di rispondere alle esigenze delle persone sottoposte a limitazione della libertà.
A differenza degli anni passati, non si è potuto tenere adeguata traccia del traffico telefonico in ragione della deviazione delle chiamate sui dispositivi cellulari privati dei componenti dell’Ufficio, scelta che ha permesso di rimanere in contatto costante con le persone bisognose, ma che ha impedito una regolare registrazione delle chiamate in entrata. La percezione generale è stata comunque quella di un aumento esponenziale delle richieste di aiuto giunte all’attenzione dell’Ufficio, rispetto agli anni precedenti, dovuto soprattutto alla paura e allo sconforto generato dall’emergenza sanitaria.
Le telefonate ricevute hanno avuto ad oggetto principalmente richieste in merito a bisogni abitativi e occupazionali: le criticità più sentite nel reinserimento sociale. Molto spesso a chiamare sono i familiari delle persone detenute che sollecitano l’intervento del Garante per assicurarsi che il familiare venga adeguatamente seguito, in specie sotto il profilo sanitario. Inoltre frequenti sono le chiamate da parte di persone sottoposte al regime di detenzione domiciliare che si trovano in difficoltà economica e materiale nell’affrontare le normali pratiche quotidiane. Tali disagi, a causa della già citata emergenza sanitaria, si sono aggravati notevolmente.
A causa dell’obbligatoria chiusura al pubblico di Palazzo di Città, sede fisica dell’Ufficio, sono stati interrotti completamente i colloqui in presenza. Tale mancanza è stata sopperita dalle telefonate e dalle email.
Di seguito il grafico rappresentativo delle attività svolte dall’Ufficio: