La prima cosa bella di giovedì 14 novembre 2019 è lo shampoo di Alfonso. È da poco uscito di prigione. Aveva una condanna all’ergastolo, non ostativo. Ha fatto 28 anni.
In quel tempo si è laureato, ha lavorato in un laboratorio universitario, rigato dritto. Ha sempre ammesso il traffico di stupefacenti, le rapine, l’associazione per delinquere, negato (e ancora nega) i due omicidi che gli hanno attribuito.
Ci siamo scritti e parlati al telefono. Ieri, incontrati per la prima volta: due uomini liberi a un tavolo. Ho pagato il conto perché lui aveva già pagato il suo. Della lunga conversazione ricordo questi tre scambi.
Come hai resistito quando hanno chiuso la porta e nascosto la chiave?
“Ho pensato: è solo colpa mia. Ho voluto la vita facile, non ho scuse, nemmeno se mi hanno dato responsabilità che non ho”
Che cosa ti ha colpito quando sei tornato libero?
“I supermercati, tutti quei colori, quelle decine di shampoo, una corsia intera di shampoo, come si fa a scegliere con tutta quella varietà?”
Cosa farai adesso?
“Mi prendo un’aspettativa, vado in Sudamerica, ho sessantadue anni, non ho tutta la vita davanti, ma un pezzo sì e ho finalmente capito come va vissuta. Dentro ho visto gente che è meglio non esca più, ma voglio dimostrare che per me è stato giusto così”.
Fonte: Repubblica