Torino, “gatto detenuto” in casa salvato allo stremo dopo quasi 3 mesi: la padrona era in carcere.

La bestiola, liberata grazie all’intervento della Garante dei detenuti, era stata affidata a un uomo che però si è dileguato

di JACOPO RICCA

Un gatto detenuto, chiuso in casa a Torino per quasi tre mesi senza cibo, né acqua, è riuscito a sopravvivere e questa mattina è stato liberato. L’animale era infatti “in carcere” senza aver fatto nulla di male: l’unica sua colpa è avere una padrona che si trova detenuta nella sezione femminile del carcere delle Vallette, mentre l’uomo a cui era stato affidata la bestiola se ne era andato da Torino senza avvertire la proprietaria.

Quando, ieri, la donna ha scoperto che il gattino era rimasto da solo, e per giunta da molto tempo, ha avvertito i collaboratori della garante dei detenuti della Città di Torino, Monica Gallo, chiedendo aiuto. “Solo ieri la signora era venuta a sapere che l’amico al quale aveva affidato le cure del gatto e della propria casa aveva lasciato la città a inizio giugno – spiegano dall’ufficio della garante – Questa mattina Carolina, Chiara e Francesca hanno recuperato le chiavi dell’appartamento e con la polizia municipale e i referenti del gattile hanno aperto l’appartamento: con grande sorpresa hanno scoperto che il gatto, seppur molto debilitato, era vivo”.

L’animale è riuscito a sopravvivere anche senza aiuti per quasi tre mesi ed è stato portato d’urgenza dal veterinario: “Poi aspetterà al sicuro il ritorno della sua proprietaria” scrivono i soccorritori sulla pagina Facebook del garante per raccontare “una mattinata particolare, un impegno insolito a tutela del diritto all’affettività che va riconosciuto anche nelle relazioni con gli animali domestici”.


La garante ha ringraziato “tutti coloro che hanno collaborato”, ma spiega anche come il destino degli animali d’affezione dei detenuti sia un problema diffuso e spesse sottovalutato: “Pochi sono i detenuti che riescono ad avere il tempo e il modo, prima della carcerazione, di occuparsi di una adeguata collocazione dei loro animali”. Quando la presenza di un animale domestico viene segnalata inizia una lunga trafila burocratica: “Sovente gli animali finiscono al canile dove un apposita sezione è stata dedicata, insomma una doppia detenzione senza una vera condanna da scontare – continua Gallo – Vi è poi un altro problema ancora irrisolto nel carcere di Torino, e cioè l’impossibilità di curare e mantenere la relazione affettiva con i propri animali da compagnia”.

Una delle strategie per la rieducazione e il reinserimento delle persone detenute prevede infatti che si creino dei momenti di incontro con gli animali domestici, ma per ora è tutto fermo: “Si tratta di un progetto da noi finanziato che però non ha ancora visto la luce”.

“Il gatto detenuto” salvato