La mostra prende spunto dalla riflessione per cui tutti abbiamo necessità di avere dei ricordi e di conservare quelli dell’infanzia in un luogo mentale, segreto e intimo. Un’infanzia vissuta, immaginata, desiderata o mai avuta. Gli artisti riflettono spesso in modo psicanalitico su questo momento della vita che può rappresentare per ognuno di noi un passaggio vitale crudele, dolce, differente e importantissimo.
Gli Artisti
In Odonchimeg Davaadorj è la famiglia lontana che genera ricordi e desideri espressi in nuclei precisi di corpi accoppiati da cui si generano famiglie e situazioni affettive.
Tutto in Edi Dubien è una ricerca intima, uno scavo esistenziale di sé stessi: l’età adulta come l’infanzia sono solo fasi e modi di rinegoziare il nostro rapporto con la natura, di esplorarne i confini, di spostarne i limiti, di cambiare punti di vista tradizionali.
C’è qualcosa in Julia Haumont di impalpabile, inafferrabile e delicato, frutto di molteplici e casuali accostamenti di materiali, linee, colori. Le sue sculture in ceramica sono bambine assorte nei propri pensieri malinconici: non sapremo mai se il loro gioco è finito o se non è mai iniziato.
Giusy Pirrotta inserisce il suo mondo personale nelle radici profonde della tradizione e delle pratiche magiche ancestrali in cui la fantasia dei bambini può dare spazio ai sogni e ai desideri, anche quelli peggiori, in forma di incubi.