Consiglio Comunale
2004 06538/002
OGGETTO: LE DONNE DISABILI.
"Il Consiglio Comunale di Torino,
- la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata
dallAssemblea Generale delle Nazioni Unite (10 dicembre
1948), afferma che "tutti gli esseri umani nascono liberi
ed eguali in dignità e diritti" (art. 1) e che "ad
ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà
enunciati nella presente Dichiarazione senza distinzione alcuna,
per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione,
di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o
sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione"
(art. 2);
- la Costituzione Italiana, allart. 3, sostiene che: "tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali";
- le Regole Standard per lUguaglianza di Opportunità
delle Persone Disabili, approvate dallAssemblea Generale
dellONU (20 dicembre 1993), prevedono Direttive di cambiamento
sociale e richiedono un impegno politico e pratico forte affinché
si realizzi luguaglianza di opportunità, quali: listruzione,
il lavoro, laccesso allinformazione e comunicazione,
la riabilitazione, la vita familiare, la sessualità, la
partecipazione alle attività culturali, religiose, sportive
.;
- la Carta dei Diritti Fondamentali dellUnione Europea sancisce
che "è vietata qualsiasi forma di discriminazione
fondata in particolare sul sesso, la razza, il colore della pelle
o lorigine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche,
la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni
politiche o di qualsiasi altra natura, lappartenenza ad
una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap,
letà o lorientamento sessuale" (art. 21);
- la Convenzione sullEliminazione di Ogni Forma di Discriminazione
nei Confronti della Donna, approvata dallAssemblea Generale
dellONU (1979), ribadisce che "gli Stati parte condannano
la discriminazione nei confronti della donna in ogni sua forma,
convengono di perseguire con ogni mezzo appropriato e senza indugio,
una politica tendente ad eliminare la discriminazione nei confronti
della donna" (art. 2);
- la Risoluzione della I Conferenza Europea sulla Vita Autodeterminata
per le Donne Disabili (ONU, 1996) afferma che le donne disabili
sono soggette a massicce violazioni dei Diritti Umani senza riguardo
per la loro età, origine etnica, orientamento sessuale,
religioso, appartenenza di classe o altro status. Chiede che tutti
i Paesi Europei si impegnino per lapplicazione delle Regole
Standard dellONU per lUguaglianza di Opportunità
delle Persone Disabili ed in particolare delle donne disabili;
- il Manifesto delle Donne Disabili dEuropa - Gruppo di
Lavoro sulle Donne e la Disabilità, European Disability
Forum, OnG (1997), ha il duplice scopo di far prendere coscienza
alle donne disabili dei loro diritti e delle loro responsabilità
e sensibilizzare le Istituzioni europee e nazionali sulla condizione
di discriminazione e violazione dei Diritti Umani a cui sono sottoposte
le donne disabili, perché vengano superate;
- la Dichiarazione e Programma di Azione adottati dalla Quarta
Conferenza Mondiale sulle Donne: Azioni per lUguaglianza,
lo Sviluppo e la Pace di Pechino del 1995 e la successiva Conferenza
di New York del 2000, hanno impegnato i Governi presenti a realizzare
tutte le raccomandazioni, comprese quelle relative alle donne
con disabilità. Gli obiettivi strategici sono suddivisi
per aree e per ognuna vengono descritte le azioni specifiche che
devono essere attuate. I Piani di Azione che i Governi devono
attivare contengono paragrafi specifici a favore delle donne disabili;
- la Dichiarazione di Madrid (2002), documento conclusivo, elaborato
come quadro ideale di azione da sviluppare durante lanno
europeo dei Disabili del 2003, afferma principi molto importanti
per un processo di rinnovamento a favore dei 50 milioni di persone
disabili in Europa e sostiene che le donne disabili sono sottoposte
ad una duplice discriminazione, auspicando azioni positive a loro
favore;
che i meccanismi sociali di discriminazione e di esclusione
producono un impoverimento di risorse personali e abilità
nella vita sociale e di relazione. Le donne disabili, subendo
una duplice discriminazione, determinata sia dalla disabilità
che dal genere, spesso:
- sono più vulnerabili dal punto di vista fisico, psicologico,
sociale;
- subiscono limitazioni nello svolgimento delle attività
della vita quotidiana;
- hanno minor accesso alle risorse sociali (educazione scolastica
e professionale, formazione alle nuove tecnologie, lavoro, servizi
sociali e sanitari, sport, cultura e tempo libero);
- fruiscono di servizi basati sulla logica del controllo e della
separazione ("modello medico" anziché "sociale");
- rappresentano una fascia sociale "debole" e quelle
con necessità più complesse (grave disabilità)
possono trovarsi in condizioni di povertà estrema;
- trovano difficoltà a raggiungere alti livelli di istruzione;
- sono più svantaggiate sul mercato del lavoro e sottopagate;
- sono vittime di abuso e violenza sessuali;
- vengono ostacolate o scoraggiate alla sessualità, alla
vita di relazione, alla maternità;
- sono costrette a lasciare il lavoro, qualora scelgano la maternità;
che per affrontare i danni subiti dai condizionamenti sociali,
per combattere le discriminazioni e valorizzare le abilità
e capacità potenziali, per perseguire percorsi di vita
autonoma, autodeterminata e indipendente, occorre:
- sviluppare un approccio fondato sulla tutela dei Diritti Umani
e basato sullempowerment delle donne disabili;
- sviluppare politiche per luguaglianza e le pari opportunità,
garantendo le stesse opportunità di accesso alle risorse
sociali (scuola, lavoro, beni e servizi) e far sì che i
diritti ed i benefici siano fruiti negli stessi luoghi e nelle
stesse forme in cui ne beneficiano gli altri cittadini;
- attivare risorse di alta qualità a sostegno della vita
quotidiana per favorire azioni verso la vita indipendente (non
discriminazione + azione positiva = integrazione sociale);
- sostenere una legislazione nazionale antidiscriminatoria per
favorire il raggiungimento dellindipendenza e della massima
potenzialità nella partecipazione sociale;
Il Sindaco e la Giunta a:
- sviluppare politiche per le "pari opportunità"
e sostenere una completa legislazione nazionale antidiscriminatoria
(sul modello dellAmerican Disability Act degli USA, 1990)
che tenga conto dei bisogni delle donne disabili, affinché
siano eliminati gli ostacoli esistenti e non ne vengano creati
di nuovi per favorire il raggiungimento dellindipendenza
e della massima potenzialità di partecipazione sociale;
- sostenere la corretta trasposizione a livello nazionale della
Direttiva UE sul pari trattamento nel lavoro e nellimpiego
che proibisca la discriminazione sulla base della disabilità;
- assumere, nella pianificazione delle politiche sulla disabilità
dellAmministrazione Comunale, i principi della Dichiarazione
di Madrid;
- orientare le scelte politiche perché garantiscano che
i diritti e i benefici siano fruiti dalle donne disabili negli
stessi luoghi e nelle stesse forme in cui ne beneficiano gli altri
cittadini (mainstreaming);
- consultare prioritariamente le donne disabili ed i loro movimenti
sulle questioni che le riguardano e promuoverne la partecipazione
diretta attraverso la concertazione per la pianificazione delle
azioni;
- attivare, con la partecipazione diretta delle donne disabili,
campagne di informazione, di sensibilizzazione pubblica, di comunicazione
per combattere i pregiudizi e la stigmatizzazione e promuovere
una loro immagine positiva;
- riconoscere limportanza generale dellaccessibilità
per la parità di opportunità in tutte le sfere della
vita sociale, garantire lapplicazione delle norme per rendere
accessibile lambiente ed attivare programmi di azione perché
ogni evento pubblico si svolga in luoghi fruibili da tutti i cittadini;
- assumere come regola che politiche per la disabilità
sono responsabilità di tutta lAmministrazione Comunale
e non
competenza di un solo Assessorato;
- far sì che le deliberazioni siano dettate da criteri
di uguaglianza di opportunità e, nei provvedimenti che
riguardano le politiche a favore delle donne, devono sempre essere
menzionate quelle con disabilità (es. centro di soccorso
per le donne violentate...);
- promuovere listruzione, la formazione professionale ed
il lavoro ordinario per garantire loro indipendenza e dignità
e indirizzare le azioni verso la vita indipendente, attivando
le risorse necessarie perché le donne disabili possano
vivere in modo adeguato alle proprie necessità;
- attivare politiche a favore delle donne disabili che scelgono
la maternità, perché siano adeguatamente supportate
e garantire loro un accesso allassistenza personale;
- adottare ricerche statistiche di genere per identificare le
necessarie aree di azione;
- promuovere uno studio di fattibilità per individuare
quali strumenti attivare per favorire politiche di empowerment
ed aiutare le donne disabili ad affrontare i danni subiti dai
condizionamenti sociali perché ottengano il rispetto dei
loro diritti e la loro inclusione sociale (consulenza alla pari,
gruppi di auto mutuo aiuto, difensore civico o altro);
- favorire lattivazione di reti di donne con disabilità
per promuovere la loro crescita di consapevolezza personale e
di abilità nella vita sociale e di relazione."