Consiglio Comunale

2001 01753/02

C I T T A'   D I   T O R I N O

MOZIONE  N. 26

Approvata dal Consiglio Comunale in data 27 marzo 2001

OGGETTO: MINORI STRANIERI.

    “Il Consiglio Comunale di Torino,

PRESO ATTO CHE

Da alcuni anni arrivano in Italia (come negli altri paesi europei) minori stranieri non accompagnati dai genitori, che immigrano nel nostro paese per trovarvi lavoro e contribuire a sostenere la loro famiglia, o per sottrarsi a situazioni insostenibili nei paesi di origine. Talvolta sono completamente soli, in altri casi vengono accolti da fratelli o zii già regolarmente soggiornanti in Italia. Arrivano senza permesso di soggiorno, soprattutto a causa della inadeguatezza dei canali regolari di ingresso per lavoro, per ricongiungimento familiare, e per motivi umanitari: ad es. i minori, anche se in età lavorativa, non possono ottenere un visto per lavoro, né possono chiedere il ricongiungimento a fratelli o zii.
Provengono soprattutto dal Marocco, dall'Albania e dall'Europa dell'Est, da zone di campagna o di montagna o dalle periferie delle grandi città: aree assai povere, nelle quali le opportunità di studio e di lavoro sono molto scarse e l'assistenza dei servizi sociali pressoché inesistente, e nelle quali vi sono talvolta situazioni di degrado sociale tali da comportare il rischio della vita. Cercano un futuro migliore per sé e per la loro famiglia.
Negli anni passati sono stati sperimentati con successo progetti di accoglienza e percorsi di integrazione di questi minori stranieri, in ottemperanza alle Convenzioni internazionali e alle leggi italiane, che stabiliscono il diritto all'assistenza, alla salute, all'istruzione per tutti i minori, anche stranieri. Molti di questi minori, infatti, seguiti da educatori, insegnanti, volontari delle associazioni, sono andati a scuola e hanno imparato l'italiano; hanno frequentato corsi di formazione professionale; sono stati, infine, assunti con regolare contratto di lavoro, riuscendo a mantenere se stessi e la loro famiglia.
I minori che hanno seguito questi percorsi positivi hanno potuto ottenere il permesso di soggiorno e, una volta compiuti i 18 anni, hanno potuto rinnovarlo e restare regolarmente in Italia, continuando a lavorare e a studiare.
Questa intelligente politica di integrazione ha consentito a questi ragazzini stranieri di non cadere vittime di sfruttatori e delinquenti, e di inserirsi invece in modo positivo nel tessuto sociale ed economico italiano. Andando spesso a svolgere, tra l'altro mansioni per le quali non vi sono più giovani italiani disponibili. Inoltre, questa politica ha avuto un importante valore di educazione alla legalità: i ragazzini hanno capito che è meglio uscire dalla clandestinità, dire il loro vero nome, dare i documenti, rispettare la legge.
Secondo le disposizioni vigenti questi percorsi non sono più praticabili e ai minori stranieri non accompagnati, cui viene rilasciato il permesso di soggiorno “per minore età” viene, al compimento del diciottesimo anno, impedito di lavorare con un contratto di lavoro regolare.

IMPEGNA

Il Sindaco e la Giunta

Ad attivarsi in ogni modo possibile presso il Governo e il Parlamento affinché:
-    Ai minori attualmente già inseriti in percorsi che prevedevano il rilascio del permesso per motivi familiari (come ad esempio nel caso delle "tutele civili") si continuino ad applicare le regole vigenti all'inizio del percorso, e quindi sia loro rilasciato il permesso di soggiorno per motivi familiari, e sia consentita la conversione del permesso al compimento dei 18 anni.
-    Ai minori affidati di fatto ai parenti entro il quarto grado idonei a provvedervi (per i quali la legge italiana non richiede l'affidamento formale) sia rilasciato il permesso per motivi familiari come ai minori affidati con affidamento formale.
-    Il permesso di soggiorno per minore età consenta al minore di lavorare regolarmente e, al compimento dei 18 anni, possa essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro o per studio, qualora ne sussistano le condizioni.
-    Sia rispettato senza ambiguità il principio in base al quale il rimpatrio deve essere disposto unicamente nell'interesse del minore, e non come strumento di controllo dell'immigrazione clandestina.
-    Siano chiariti i criteri e le procedure con cui deve essere deciso se il minore debba restare in Italia o debba essere rimpatriato, e in particolare:
      -    si stabilisca chiaramente che nella valutazione dell'interesse del minore si deve tenere conto della volontà del minore e della sua famiglia;
      -    si definiscano tempi rapidi per la procedura, in modo che il minore non resti per mesi e mesi "sospeso" senza sapere quale sarà il suo destino.
-    Siano resi più ampi e più efficienti i canali di ingresso regolare in Italia sia per lavoro (prevedendo per minori in età lavorativa la possibilità di ingresso per lavoro), sia per ricongiungimento familiare (ad esempio prevedendo la possibilità di ricongiungersi a parenti entro il terzo grado, come fratelli e zii), sia per motivi umanitari, in modo da ridurre progressivamente gli ingressi clandestini di minori, favorendo invece gli ingressi regolari.
-    Si sostengano progetti di cooperazione allo sviluppo nelle aree da cui provengono i minori stranieri presenti in Italia in modo da migliorare significativamente le condizioni di vita dei minori e delle loro famiglie.”