Consiglio Comunale
2001 01753/02
OGGETTO: MINORI STRANIERI.
Il Consiglio Comunale di Torino,
Da alcuni anni arrivano in Italia (come negli altri paesi europei)
minori stranieri non accompagnati dai genitori, che immigrano
nel nostro paese per trovarvi lavoro e contribuire a sostenere
la loro famiglia, o per sottrarsi a situazioni insostenibili nei
paesi di origine. Talvolta sono completamente soli, in altri casi
vengono accolti da fratelli o zii già regolarmente soggiornanti
in Italia. Arrivano senza permesso di soggiorno, soprattutto a
causa della inadeguatezza dei canali regolari di ingresso per
lavoro, per ricongiungimento familiare, e per motivi umanitari:
ad es. i minori, anche se in età lavorativa, non possono
ottenere un visto per lavoro, né possono chiedere il ricongiungimento
a fratelli o zii.
Provengono soprattutto dal Marocco, dall'Albania e dall'Europa
dell'Est, da zone di campagna o di montagna o dalle periferie
delle grandi città: aree assai povere, nelle quali le opportunità
di studio e di lavoro sono molto scarse e l'assistenza dei servizi
sociali pressoché inesistente, e nelle quali vi sono talvolta
situazioni di degrado sociale tali da comportare il rischio della
vita. Cercano un futuro migliore per sé e per la loro famiglia.
Negli anni passati sono stati sperimentati con successo progetti
di accoglienza e percorsi di integrazione di questi minori stranieri,
in ottemperanza alle Convenzioni internazionali e alle leggi italiane,
che stabiliscono il diritto all'assistenza, alla salute, all'istruzione
per tutti i minori, anche stranieri. Molti di questi minori, infatti,
seguiti da educatori, insegnanti, volontari delle associazioni,
sono andati a scuola e hanno imparato l'italiano; hanno frequentato
corsi di formazione professionale; sono stati, infine, assunti
con regolare contratto di lavoro, riuscendo a mantenere se stessi
e la loro famiglia.
I minori che hanno seguito questi percorsi positivi hanno potuto
ottenere il permesso di soggiorno e, una volta compiuti i 18 anni,
hanno potuto rinnovarlo e restare regolarmente in Italia, continuando
a lavorare e a studiare.
Questa intelligente politica di integrazione ha consentito a questi
ragazzini stranieri di non cadere vittime di sfruttatori e delinquenti,
e di inserirsi invece in modo positivo nel tessuto sociale ed
economico italiano. Andando spesso a svolgere, tra l'altro mansioni
per le quali non vi sono più giovani italiani disponibili.
Inoltre, questa politica ha avuto un importante valore di educazione
alla legalità: i ragazzini hanno capito che è meglio
uscire dalla clandestinità, dire il loro vero nome, dare
i documenti, rispettare la legge.
Secondo le disposizioni vigenti questi percorsi non sono più
praticabili e ai minori stranieri non accompagnati, cui viene
rilasciato il permesso di soggiorno per minore età
viene, al compimento del diciottesimo anno, impedito di lavorare
con un contratto di lavoro regolare.
Il Sindaco e la Giunta
Ad attivarsi in ogni modo possibile presso il Governo e il
Parlamento affinché:
- Ai minori attualmente già inseriti
in percorsi che prevedevano il rilascio del permesso per motivi
familiari (come ad esempio nel caso delle "tutele civili")
si continuino ad applicare le regole vigenti all'inizio del percorso,
e quindi sia loro rilasciato il permesso di soggiorno per motivi
familiari, e sia consentita la conversione del permesso al compimento
dei 18 anni.
- Ai minori affidati di fatto ai parenti
entro il quarto grado idonei a provvedervi (per i quali la legge
italiana non richiede l'affidamento formale) sia rilasciato il
permesso per motivi familiari come ai minori affidati con affidamento
formale.
- Il permesso di soggiorno per minore età
consenta al minore di lavorare regolarmente e, al compimento dei
18 anni, possa essere convertito in permesso di soggiorno per
lavoro o per studio, qualora ne sussistano le condizioni.
- Sia rispettato senza ambiguità
il principio in base al quale il rimpatrio deve essere disposto
unicamente nell'interesse del minore, e non come strumento di
controllo dell'immigrazione clandestina.
- Siano chiariti i criteri e le procedure
con cui deve essere deciso se il minore debba restare in Italia
o debba essere rimpatriato, e in particolare:
- si
stabilisca chiaramente che nella valutazione dell'interesse del
minore si deve tenere conto della volontà del minore e
della sua famiglia;
- si
definiscano tempi rapidi per la procedura, in modo che il minore
non resti per mesi e mesi "sospeso" senza sapere quale
sarà il suo destino.
- Siano resi più ampi e più
efficienti i canali di ingresso regolare in Italia sia per lavoro
(prevedendo per minori in età lavorativa la possibilità
di ingresso per lavoro), sia per ricongiungimento familiare (ad
esempio prevedendo la possibilità di ricongiungersi a parenti
entro il terzo grado, come fratelli e zii), sia per motivi umanitari,
in modo da ridurre progressivamente gli ingressi clandestini di
minori, favorendo invece gli ingressi regolari.
- Si sostengano progetti di cooperazione
allo sviluppo nelle aree da cui provengono i minori stranieri
presenti in Italia in modo da migliorare significativamente le
condizioni di vita dei minori e delle loro famiglie.